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Domenico Capranica

31 Maggio 1400 - 14 Agosto 1458

Scheda

ARMA: D’oro a tre cipressi sradicati di verde posti in fascia, intrecciati nei tronchi da una gomena di rosso con l’ancora di nero legata ed attraversante in punta il tronco di mezzo.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: Domenico Vescovo di Arezzo. Governatore, 1463.

I Capranica, che in origine si chiamavano Pentagati, provenivano da un piccolo borgo vicino Roma chiamato appunto Capranica, da cui trae origine il nome. 
Della famiglia il primo noto è uno Stefano «miles» ricordato nel 1387. 
I Capranica erano legati da rapporti clientelari con i Colonna di Gennazzano; la famiglia ebbe lustro dai fratelli Angelo e Domenico Cardinali di S.R.C. 
Un altro fratello, Jacopo, nel 1431 divenne Conte dell’Anguillara e Signore di Leprignano, mentre un altro, di nome Paolo, fu Arcivescovo di Benevento nel 1435.

Domenico Capranica, fratello di Angelo, era nato il 31 maggio del 1400 a Capranica Prenestina (Rm). Così come Angelo, si avviò alla carriera ecclesiastica sotto la guida di suo fratello Paolo, Arcivescovo di Benevento.
Compiuti i suoi primi studi a Roma, si recò poi a Padova e a Bologna dove si addottorò. Si incontrò a Mantova con Martino V, di ritorno dal concilio di Costanza, e quest'ultimo gli conferì un beneficio nella diocesi dei Marsi. Ottenne poi un canonicato nella chiesa dei SS: Gervasio e Protasio a Budrio, nella diocesi di Bologna. 
Il 3 febbraio del 1423 entrò come chierico al servizio della Camera Apostolica, con compiti amministrativi, finanziari e giudiziari non da poco. Dimostrò di meritare la fiducia affidatagli; nel 1423 fu inviato a Siena per promuovere lo scioglimento di un pericoloso concilio ivi riunito. Il concilio si sciolse in breve tempo. Fu quindi nominato prima segretario pontificio, poi amministratore della diocesi di Fermo nella Marca d'Ancona.
Il 5 giugno del 1426 fu nominato rettore di Forlì, Imola e Cervia. Nel 1428, anche a causa dell'ottimo lavoro compiuto negli anni, ottenne la nomina di governatore di Bologna, che si era da breve ribellata al dominio pontificio. Il Capranica raccolse allora massicci contingenti di truppe, isolando la città grazie all'occupazione dei castelli nei dintorni. Ma questo atteggiamento aggressivo e intransigente indusse il papa, più interessato alla pace che alla conquista, a sostituire il governatore col più moderato Lucido Conti.
Tornato a Roma il 5 gennaio del 1430, fu investito nel mese di luglio della carica di governatore di Perugia. Si preoccupò della restaurazione delle mura cittadine, della cittadella e del miglioramento della vita morale e religiosa nei monasteri sotto la sua giurisdizione.
Gli giunse allora la notizia della sua elevazione a cardinale, pochi giorni prima che Martino V morisse. Non potè quindi partecipare al conclave, in quanto la cerimonia per la titolatura a cardinale non era ancora stata effettuata. Addirittura, il neoeletto Eugenio IV, per istigazione del Cardinale Orsini, lo perseguitò e lo costrinse a rifugiarsi presso i Padri Conciliari di Basilea, mentre il suo palazzo a Roma veniva saccheggiato. 
Solo il 19 luglio del 1434, dopo alterne vicende, e grazie all'aiuto della Repubblica di Venezia, Eugenio IV promise di riconoscere il Capranica come cardinale e di restituirgli uffici e dignità. Nel 1435 si incontrò a Firenze col papa, che lo accolse benignamente. 
Fra il 1438 e il 1439 fu camerlengo del Collegio cardinalizio e nel 1437 sottoscrisse la bolla con cui Eugenio IV trasferì il concilio da Basilea a Ferrara. Ivi si recò per svolgere i preparativi necessari. 
Sono anni nei quali il Capranica prende forti posizioni, opponendosi all'elevazione al cardinalato di Giovanni Vitelleschi, nemico dei Colonna, e sostenendo invece quella di Bessarione, che avvenne il 18 dicembre del 1439 a Firenze. In maniera altrettanto decisa si adoperò per una riconciliazione con la Germania, che avvenne solo verso la fine del papato di Eugenio IV. 
Fu anche vicario generale per la Marca d'Ancona, dove era da poco scoppiata una guerra contro Francesco Sforza. Al comando di un esercito pontificio, insieme e Francesco Piccinino, subì una dura sconfitta il 19 agosto del 1444, a seguito della quale fu ferito e fatto prigioniero.
Tornato a Roma per giustificarsi nel concistoro, l'11 dicembre lasciò nuovamente la città per assumere una seconda volta la legazione di Perugia. Lasciò questo incarico dopo un anno, nonostante l'affetto mostratogli dai cittadini, e nel 1446 fu nuovamente legato della Marca d'Ancona, dove grazie a un'intelligente politica di alleanze riuscì ad evitare altri scontri con Francesco Sforza e ad evitarne l'avanzata.
Morto Eugenio IV, nel 1447, gli successe Niccolò V, se possibile ancora più legato al Capranica. Fu ancora una volta legato della Marca d'Ancona, ove provò a risolvere questioni ecclesiastico-amministrative e a promuovere la riforma dei vari inconvenienti e abusi nella vita della Chiesa.
Sotto Niccolò V egli si dedicò inoltre alla formazione di un clero colto e pio.
Nel 1453, giunta la notizia della caduta di Costantinopoli, fu inviato a Napoli nel tentativo di convincere Alfonso d'Aragona a partecipare alla crociata contro il nemico turco. Poi fu a Genova, lacerata dalla guerra contro Napoli, per cercare di indurre le città alla pace. Le sue trattative in giro per l'Italia si conclusero con un compromesso che è un preliminare alla pace di Lodi del 1454, che concluse diverse guerre della penisola fra le varie città.
Con l'elezione di Callisto III fu incaricato di faccende amministrative e relative alla distribuzione di cariche ecclesiastiche. Ma soprattutto si adoperò per realizzare la crociata contro i Turchi. Quando Callisto morì nel 1458, il Capranica era uno dei possibili candidati al papato.
Ma una febbre che lo colpì la notte fra il 13 e il 14 agosto lo portò nella tomba il pomeriggio dello stesso 14 agosto. Venne sepolto nella chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva. 
Pertanto la data del 1463 posta sul cartiglio è sbagliata: a quell’epoca era Legato a Bologna suo fratello Angelo, inoltre nessuno dei Capranica fu mai vescovo di Arezzo.
Domenico inoltre fondò il Collegio Capranica tutt’ora esistente e lasciò una ricchissima biblioteca.