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Niccolò Acciapaccia

1383 - 3 Aprile 1447

Scheda

ARMA: Quella raffigurata sul muro non appartiene agli Acciapaccia ma ai Capranica. Lo stesso errore trovasi sullo stemmario del Salaroli. Gli Acciapaccia alzavano: D’argento al leone di rosso e la banda d’azzurro attraversante caricante da tre asce d’oro (stemma parlante).
Questo è il vero stemma del casato.                                                                                                         Stemma De Acciapaccio
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro ed è sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: NICOL· BACCHIPACCHIV· / TROPIEN· GVBER  1430 (Niccolò Acciapaccia Vescovo di Tropea. Governatore 1430.)

La famiglia Acciapaccia (De Acciapaccio) era napoletana e nota fin dal X secolo. In quanto molto numerosa gode di un suo «seggio» esclusivo in Portanova che fu detto degli Acciapaccia. Un ramo della famiglia si trasferì poi a Sorrento. Tra i suoi membri: Giovanni Giudice della Vicaria nel 1346, Niccolò Cavaliere e Speron d’oro nel 1348, Renzo maggiordomo di Re Ladislao, Pietro Ciambellano di Re Renato d’Angiò.
Monumenti di questa famiglia si trovano nel Duomo di Capua, nella Chiesa della SS. Trinità di Sorrento e a Napoli nella Chiesa di S. Caterina a Formello. La famiglia si estinse nel XVII secolo.

Niccolò Acciapaccia, figlio di Pietro e Maria Capece, era nato a Sorrento nel 1383 e fu consigliere di Giovanna II, Regina di Napoli, venne nominato Vescovo di Tropea nel 1410 da Gregorio XII. Martino V lo inviò Governatore a Bologna nel 1430, incarico che lasciò nel 1436 quando venne nominato Arcivescovo di Capua da Eugenio IV. Nominato Cardinale da Eugenio IV con il titolo di S. Marcello nel 1439, divenne uno dei Cardinali più influenti in Curia.

Nella lotta tra Alfonso di Aragona e Renato d’Angiò per il possesso del Reame di Napoli, l’Acciapaccia si schierò con quest’ultimo entrando in contrasto con il Cardinal Scarampo, favorevole all’aragonese.
Privato delle rendite dell’Arcivescovado da Alfonso, venne anche esiliato da Roma dallo stesso Eugenio IV, che anni prima l'aveva fatto cardinale. Successivamente rientrò nelle grazie del sovrano che gli restituì le sue rendite.
Tornato a Roma dopo la morte di Eugenio, prese parte al conclave e votò per colui che diventerà Niccolò V.
Morì il 3 aprile del 1447 e venne sepolto nella basilica di S. Pietro.