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Il Carnevale 1903

febbraio

Schede

«La nascita del Festival, qualche giorno prima dell’apertura del Carnevale, è già un avvenimento. Alla costruzione hanno cooperato artisti e pittori dall’estro bizzarro che si sono dilettati ad accumulare sulla sua facciata tutte le allegrezze possibili: maschere enormi, parodie della vita cittadina, fantasie urlanti, ecc. L’inaugurazione, che coincide con l’inizio dei festeggiamenti, avviene solennemente. Il grande steccato di tavole e di tela dipinta accoglie, per una sera, personaggi illustri che si felicitano con il progettista e con il presidente della Società di divertimenti, patrocinatore dell’iniziativa, poi il festival è preso d’assalto dalla folla che irrompe a torrenti, dalle frotte di ballerini ansiosi di farsi ammirare, dalle maschere di ogni eleganza e di ogni fantasia, dai popolani sbucati dalle viuzze operaie che si impossessano furiosamente di questa creatura di cartapesta entro la quale non c’è nulla di buono, eccetto un’allegria facile e sorniona e qualche mescita ove non si sta in ozio» (M. Sandri, 1938, p. 188).

Così viene ricordato il «grande festival di beneficenza» organizzato in piazza Otto Agosto per celebrare il carnevale nel 1903, «al posto dei preistorici corsi mascherati di gessosa memoria» (“Il Resto del Carlino”, 16-17 febbraio 1903). Accoglieva la manifestazione una costruzione in legno «dall’aspetto simpatico ed attraente»; il locale, completamente pavimentato e riparato «in modo da sfidare le intemperie e le rigidità della stagione», misurava più di duemila metri quadrati ed era a tre navate, un vero «tempio del carnevale»: alla centrale, altissima, corrispondeva lo spazio per i balli; lungo le due laterali erano disposti servizi di ristoro ed eleganti botteghe - caffè, birrerie, ristoranti, negozi di giocattoli, chincaglierie ed altri articoli carnevaleschi -, mentre in mezzo al lato settentrionale era ospitata la costruzione più vasta che esponeva i premi della lotteria. Al capo opposto vi era un piccolo palcoscenico sul quale si esibì, per l’intera durata della manifestazione, una compagnia di ginnasti (“Il Resto del Carlino”, 14-15 febbraio 1903).

Particolari erano poi gli ingressi, dipinti da Lodovico Ramponi, riprodotti nelle foto Fondo Belluzzi del Museo del Risorgimento, che introducevano nell’immenso baraccone: uno, quello principale, posto nella parte della piazza che dava verso via Indipendenza, raffigurava una grande testa di Bacco e l’altro una giovane donna ridente, entrambi a fauci spalancate per permettere l’entrata del pubblico. Il festival, per l’eleganza e l’originalità delle decorazioni, per lo sfarzo dell’illuminazione elettrica ma soprattutto per le diverse attrattive - balli popolari, spettacoli teatrali, pesche di beneficenza, concerti e giochi -, divenne un «ritrovo frequentato e gradito», raggiungendo una presenza di oltre 10.000 visitatori (“Il Resto del Carlino”, 16-17 febbraio 1903).

Rossella Ropa

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.