Il Cafè Chantant alla Sala Borsa

1879 | 1891

Scheda

Nel 1879, da quando la Commissione propose l’apertura serale della Borsa, ne affidò la gestione di servizi di caffetteria e ristorazione al conduttore del caffè Grigioni, il famoso caffè collocato nell’attuale via Ugo Bassi, sede della lite che scatenò la battaglia in Montagnola del 1848. Per tentare un maggior afflusso del pubblico, nel maggio 1881 fu affidato all’ingegner Filippo Buriani un nuovo progetto che avrebbe previsto l’ampliamento degli uffici, l’apertura di un nuovo ingresso sulla Piazza Nettuno e l’insediamento di un caffè ristorante. Nel febbraio del 1883 l’ambizioso progetto di Buriani era già predisposto ed elaborato; anche la Gazzetta dell’Emilia ne diede notizia:

"Abbiamo già fatto cenno di un elegante progetto dell’ing. Buriani per l’ampliamento dei locali della Borsa. Questo progetto, per l’occasione del quale sono già assicurati i mezzi necessari, è stato ben accolto dal Sindaco e dalla Giunta Comunale che speriamo se ne occuperà in modo definitivo. Nelle nuove costruzioni, oltre un caffè restaurant che avrebbe come adiacenze l’attuale Loggia degli agricoltori, vi sarebbero 48 uffici distribuiti intorno ad un’elegante e grandiosa sala con copertura in ferro e cristalli. In questi uffici troveranno comodo recapito commercianti ed agricoltori, mentre il pubblico avrà il grandissimo vantaggio di vedere trasferiti, entro la Borsa stessa, gli Uffici Postali per l’accettazione e distribuzione dei piccoli pacchi e l’ufficio telegrafico che, a tutt’oggi, con grave disturbo dei cittadini e forestieri, ha sede in locali incomodi".

Coll’attuazione del progetto di cui parliamo si otterrebbero due grandi vantaggi per il rinnovamento edilizio della nostra città, e cioè: il sorgere di un simpatico e comodo ritrovo commerciale e l’atterramento di quelle luride botteghe che deturpano il fianco principale del Palazzo comunale. Il Consiglio Comunale di Bologna approvò il progetto, pur consapevole del gravoso onere che avrebbe comportato per le casse comunali, quindi i lavori procedettero a grandi ritmi e in ottobre sempre la Gazzetta dell’Emilia informa che i lavori per il nuovo grandioso locale destinato alla Borsa di Commercio procedono con maggior alacrità. "Ora si sta collocando la tettoia in ferro fabbricata nell’officina Cottrau di Napoli che è veramente bellissima; tutto lascia ritenere che entro l’anno i lavori saranno terminati. Il 18 gennaio 1884, a conferma della celerità dei lavori e del rispetto delle previsioni, affisso alle cantonate della città apparve il manifesto firmato dal Sindaco Gaetano Tacconi nel quale si leggeva l’apertura della Sala Borsa l’indomani".

Tutti gli intervenuti all’inaugurazione ammiravano la bellezza, l’eleganza, la grandiosità del nuovo locale. Gli uffici commerciali, la posta, il telegrafo, il caffè ristorante, tutto contribuiva a rendere i nuovi locali adatti alle esigenze dei commercianti ed agricoltori. Visto il successo ottenuto tra la cittadinanza, i negozianti facevano a gara per allestire elegantemente i loro uffici. Insieme agli affari e alle transazioni commerciali e alle quotazioni delle varie borse, la Borsa ospitava anche un caffè ristorante che ricopriva particolare interesse. Il caffè funzionava di sera con molto successo; i gestori, Camillo Ronzani e Paolo Atti, pensarono di poter allargare la clientela offrendo anche la musica. Si cominciò con i concerti di musica classica diretti dal maestro Augusto Caselli e si finì con il Café Chantant. Poche rimangono le testimonianze relative agli spettacoli di queste serate, tuttavia le cronache riportano la Borsa come uno dei ritrovi popolari più frequentati: "nelle sere di domenica in ispecie, la folla vi è immensa: quel veglione così economico incontra le più vive simpatie del pubblico".

Il gestore del locale divenne un vero e proprio impresario teatrale; invitava artisti da ogni parte d’Italia, riservando particolare attenzione ad ospiti femminili, sempre molto apprezzate dal pubblico. Significativi i seguenti due articoli, sempre tratti da La Gazzetta dell’Emilia che danno notizia degli spettacoli serali in Borsa:
"Al Café Chantant nei locali della Borsa, ieri pigiavasi una folla enorme. Tutte le artiste, fra cui alcune carine e brave, furono fatte segno ad entusiastiche acclamazioni. Nel pubblico predominavano gli studenti che negli intermezzi sostituivano la musica con concorsi vocali. Per questo nuovo café chantant sappiamo che sono state scritturate a Milano diverse artiste di cui si dice un mondo di cose". Per gli studenti venne accordato un ribasso sul prezzo d’ingresso. "Il Café Chantant della Borsa ha aperto un abbonamento speciale per i membri dell’Associazione Universitaria. Esso importa lire 3 ed è valido per 10 sere con diritto ad una consumazione. Sappiamo che ieri sera sono giunte, ed oggi ancora arriveranno, nuove artiste precedute da fama di valentia e di successo".

A proposito di artiste, particolare attenzione sui quotidiani ebbero le esibizioni delle sorelle Sivaldi, tant’è che numerosi operatori economici decisero di protestare con una lettera aperta inviata al Sindaco, alla camera di Commercio e alla Commissione di Borsa: "È strano l’uso che si fa della Borsa ed il carattere che ci si è dato. Non è un luogo per trattare gli affari, ma una grande birreria festival e adesso sta per diventare un Café Chantant con belle donnine…"

La protesta e il malumore dei commercianti in realtà partiva da motivazioni anche concrete: poiché gli spettacoli iniziavano alle ore 20, gli operatori economici dovevano velocemente abbandonare i loro uffici nel momento in cui iniziava l’afflusso del grande pubblico, e spesso quelle ore del tardo pomeriggio coincidevano con gli orari in cui era necessario fermarsi per sbrigare attività contabile e di corrispondenza dopo una giornata di vendite. Le proteste ebbero effetto, e il gestore fu costretto presto a sospendere gli spettacoli. La Sala Borsa subì un rapido declino, i locali del caffè nel 1891 furono affittati alla Banca dell’Emilia; due anni dopo anche la Camera di Commercio rinunciò alla gestione della Borsa e si trasferì presso il Palazzo della Mercanzia; la Giunta Municipale chiuse di conseguenza la Loggia degli Agricoltori deliberando la costruzione di un muro. La chiusura e il trasferimento della Borsa non ebbero tuttavia effetti negativi negli ambienti economici di Bologna, segno evidente che l’uso del locale come trattazione era modesto e insoddisfacente.

Alessia Branchi

In collaborazione con Associazione 8cento, estratto dalla rivista Jourdelò n. 21, Bologna, novembre 2012

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