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Il Buffalo Bill’s Wild West a Bologna

23 Marzo 1890

Schede

Evento lungamente atteso dai bolognesi e più in generale da tutti gli italiani, il Buffalo Bill’s Wild West, spettacolo a metà tra circo equestre e mostra di costumi, fece tappa a Bologna dal 23 al 30 marzo del 1890 ospitato nel prestigioso ippodromo Zappoli, fuori porta S. Felice. Sbarcato in Europa nel 1887, il colonnello William Cody, conosciuto in tutto il mondo come Buffalo Bill, aveva ottenuto entusiastici riscontri di pubblico a Londra e a Parigi, dove aveva spostato l’intera compagnia per una lunga serie di repliche. Cody, abilissimo manager, organizzò le rappresentazioni in Italia, inizialmente non previste, per l’impossibilità di proseguire gli spettacoli parigini presso il palazzo dell’Industria. Giunto a Roma, dove venne ricevuto anche dal Papa Leone XIII, fece trionfali tappe nella capitale, a Napoli, Firenze, per giungere a Bologna la sera del 22 marzo, dove prese alloggio all’Hotel Brun, uno dei migliori alberghi dell’epoca, che sorgeva al termine dell’attuale via Ugo Bassi, distrutto da un bombardamento nel corso della seconda Guerra mondiale.

La compagnia di Buffalo Bill si era formata a New York grazie al sostegno finanziario di alcuni magnati americani che vi impiegarono i loro capitali come in qualsiasi altra impresa industriale, ampiamente ripagati, visto che negli Stati Uniti ebbe un successo straordinario. All’epoca della presenza in Italia, si calcolava che le spese, tra salari e mantenimento di animali, sommassero a 8000 lire giornaliere. Lo spettacolo offerto si articolava in 17 numeri di grande effetto, ma che destarono nella critica più di una perplessità, come sottolineò il cronista della “Gazzetta dell’Emilia” nei resoconti giornalieri sulla permanenza in città della compagnia. L’abilità nella cattura di cavalli “indomiti” da parte dei cow boys di Buffalo Bill era paragonata alla ben maggiore abilità dei butteri della Maremma grossetana e della campagna romana, così come l’abilità nel tiro non destò particolare entusiasmo per l’uso di cartucce a pallini e non a palla. Ma la critica maggiore, era riservata al mancato uso completo dello splendido impianto dell’ippodromo bolognese – uno dei migliori in Italia fra Otto e Novecento, celebrato per l’ottimo fondo della pista e per la sua lunghezza pari a mezzo miglio inglese (m. 804,50) - limitato da un lato da un anfiteatro posticcio, montato rapidamente dagli indiani del circo, che rendeva le frenetiche corse dei cavalieri di Buffalo Bill troppo brevi.

Alla fine del primo spettacolo, così terminava il cronista: «In complesso lo spettacolo merita di essere visto, ma non si spiegano gli entusiasmi dei giornali di Roma» (“Gazzetta dell’Emilia”, 24 marzo 1890, p. 2). Oltre all’indubbio interesse per Buffalo Bill e i tanti personaggi che lo accompagnavano – per acquistare i biglietti della ‘prima’ i botteghini vennero assaltati dalla folla che dette vita ad un «increscioso spettacolo di spinte» – quello che attirò l’attenzione dei bolognesi fu la presenza nelle strade cittadine degli attori della compagnia nei loro caratteristici costumi di cow boys e indiani, inevitabilmente seguiti da codazzi di giovani e meno giovani ovunque si recassero. La settimana di permanenza di Buffalo Bill in città riscosse un vivissimo successo di pubblico e soprattutto un’ottima riuscita sul piano finanziario frutto della « ben fatta reclame, forse la cosa migliore che Buffalo Bill ci abbia mostrato» (“Gazzetta dell’Emilia”, 31 marzo 1890). Buffalo Bill e la sua compagnia tornarono a Bologna nel 1906, ospitati in quell’occasione ai Prati di Caprara.

Giovanni Guidi

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.