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I fauni e le chiocciole - I fauni e il rospo

1910

Schede

Il Mercato delle Erbe viene costruito nel 1910 su iniziativa del Comune di Bologna per ospitare le bancarelle sfrattate dalle piazze Maggiore prima e San Francesco poi. I lavori, iniziati nell'aprile del 1907, subiscono molte interruzioni causate dalle insufficienti disponibilità finanziarie del bilancio comunale, da esigenze della Camera del Lavoro e non per ultime dalle condizioni atmosferiche. Il progetto, ideato dagli architetti Filippo Buriani e Arturo Carpi dell'Ufficio Edilità, prevedeva la trasformazione della caserma di San Gervasio in un edificio principale a pianta greca e due corpi aggiunti. La costruzione presentava due ingressi porticati: il principale, non più visibile, si affacciava sulla piazzetta di San Gervasio ed era sormontato da un'ampia finestra a lunetta, quello diametralmente opposto, con la sua apertura triangolare, è tuttora fruibile da via Belvedere. Carpi, con una lettera del 27 agosto 1907 all'ingegnere capo dell'Ufficio Tecnico comunale, propone di affidare la modellatura in creta delle parti ornate della facciata principale a Montaguti. Lo scultore è disposto ad assumere l'incarico per la somma di 2.000 lire, comprendente l'ossatura della creta e l'opera del formatore. L'architetto aveva interpellato altri due artisti locali: Giuseppe Samoggia rifiuta l'offerta, in quanto impegnato con incarichi all'estero; Arturo Colombarini richiede invece un compenso eccessivo, 3.000 lire e non comprensive dell'ossatura e della forma. Indubbia è la scelta di Montaguti che, come ricorda l'ingegnere capo del Comune in una lettera del 28 agosto, è favorevolmente noto all'amministrazione cittadina per aver eseguito il busto di Golinelli e con deliberazione consigliare del 13 settembre la giunta gli affida l'incarico. Il 24 agosto 1908 Carpi comunica, tramite lettera, che Montaguti ha eseguito in plastilina alcuni bozzetti dei gruppi per le fontane e ha consegnato in giornata il modello in gesso dello stemma e le forme dei capitelli del portico e delle lesene. Ritiene quindi che si possa accogliere senza obiezioni la domanda dello scultore che chiede un acconto di lire mille sulla cifra concordata. L'anno successivo, il 21 dicembre, viene effettuato un altro pagamento di 700 lire per i modelli presentati dall'artista. Il 22 febbraio 1910 l'architetto fa domanda al sindaco affinché la giunta comunale impegni, dal fondo stanziato per il nuovo mercato, la somma di 7.000 lire per far fronte alle spese di 2.000 lire riguardanti le maggiori prestazioni dello scultore, ossia la modellatura in creta, la formatura in gesso e la ritoccatura della cera delle due fontane e di 5.000 lire per la fusione in bronzo delle stesse eseguita dalla ditta Lippi di Pistoia. Un appunto a matita sul documento in esame testimonia un ripensamento di Montaguti. Invece dei tre delfini, probabilmente presentati con i modelli precedenti e visibili sull'originario prospetto eseguito da Buriani e Carpi, lo scultore esegue due gruppi decorativi.

Il 12 marzo, data dell'articolo pubblicato sulla “Gazzetta dell'Emilia”, la facciata principale presenta già realizzati i pilastri laterali con gli stemmi del Comune e i fregi in ceramica per le mensole del cornicione. Le due vasche, progettate da Carpi e destinate ai lati dell'ingresso, sono invece appena abbozzate. In esse saranno collocati i due gruppi ornamentali del Montaguti che, come si deduce dall'articolo, risultano già delineati. Il giornalista descrive, infatti, due coppie di satiri che, rubata della frutta, si mostrano spaventati per l'apparire di grosse lumache e di rospi acquatici che lanceranno un perenne ed abbondante getto d'acqua. La linea è elegante e «la semplicità dei mezzi adoperati dal valente artista fa vivo contrasto con l'efficacia d'espressione dei gruppi statuari». Tali opere, secondo la documentazione d'archivio del Comune, il 2 maggio sono già modellate e formate. Questo consente a Carpi di richiedere il pagamento di 1.500 lire all'artista trattenendo la somma di 500 lire a garanzia della ritoccatura della cera e della fusione dei due gruppi. I getti in bronzo delle due fontane sono consegnati dalla ditta Lippi il 28 settembre. In tale data l'architetto propone la liquidazione della somma dovuta alla fonderia in quanto il lavoro soddisfa sia lui che lo scultore. In un riepilogo dei pagamenti effettuati, Carpi chiede di procedere al saldo della cifra dovuta a Montaguti segnalando che il professore è in credito di 800 lire. A tale somma si devono aggiungere 600 lire quale compenso per le quattro targhe della pescheria e per i due festoni del fregio della fronte dell'ingresso principale. Le fontane, come si può vedere da una fotografia della fine degli anni Quaranta, vengono collocate alla base dei due pilastri ai lati dell'ingresso principale. I gruppi di satiri, inseriti in nicchie con lunette decorate, sono posti a ornamento di due vasche a forma di ovale allungato bordate con una modanatura in pietra di gusto liberty. Tutto ciò si affaccia, come sopra accennato, sulla piazzetta di San Gervasio dove viene collocato il monumento, realizzato nel 1888 dallo scultore bolognese Carlo Parmeggiani, del padre barnabita Ugo Bassi, fucilato dagli austriaci l'8 agosto 1848. Questa zona viene fortemente alterata nel 1949 per dare spazio a nuovi edifici commerciali. Il mercato, compresa la facciata danneggiata dai bombardamenti e poi demolita, è infatti parzialmente inglobato dalla costruzione tuttora esistente, che assorbe nel suo perimetro anche la piazzetta antistante. La statua di Ugo Bassi, portata nei giardinetti di Porta Galliera, viene poi ricollocata a poca distanza dalla sistemazione originaria, all'imbocco con via Nazario Sauro. Più complicate le vicende delle due fontane. Le vasche in marmo e cemento vengono distrutte al momento del rifacimento dell'ingresso del mercato, mentre gli altorilievi in bronzo, portati in un magazzino comunale, sono successivamente sistemati nel giardino di Villa delle Rose, presso la vecchia sede della Galleria d'Arte Moderna.

Nel 1977 vengono esposti alla Mostra del Liberty in Emilia Romagna, organizzata a Bologna da Emilio Contini, Rossana Bossaglia e Renato Barilli, ai quali spetta il merito di averli recuperati dall'abbandono. In tale occasione I Fauni sono restaurati da Andrea Franchi in quanto avevano subito delle perforazioni causate da schegge metalliche in seguito ai bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale. Soltanto nel giugno del 2002 trovano una degna sistemazione presso il restaurato Cassero di Porta Galliera, grazie anche al ripristino dei getti d'acqua e della loro antica funzione. Sono, infatti, collocati ai lati del ponte levatoio, che sovrasta i resti dell'antico porto fluviale di Giovanni II Bentivoglio. L'altorilievo della fontana posta alla destra dell'osservatore raffigura una coppia di fauni dove l'uomo ha le braccia ricolme di grappoli d'uva mentre la donna trattiene con una mano un frutto e con l'altra si ripara da un getto d'acqua che scaturisce da un grosso rospo. Entrambi osservano seccati e sdegnati questo gesto irriverente. Nell'altorilievo di sinistra si ripete la stessa scena: il satiro regge tra le mani un grosso frutto mentre guarda, qui divertito, lo zampillo proveniente dalle antenne di una chiocciola che colpisce la donna, maliziosamente intenta a ripararsi. In queste opere tutto è al servizio dei giochi d'acqua che determinano i pieni e i vuoti, gli atteggiamenti delle figure e il movimento dell'intera scena. La composizione, equilibrata e armoniosa, è trattata da Montaguti con ironia. I satiri, irridenti creature mitologiche dal corpo umano, orecchie appuntite, corna e piedi caprini, sono plasmati dall'artista con vigore e dinamismo. La vivacità dei loro gesti e delle loro espressioni unita agli elementi vegetali e animali sono allusive dell'ambiente da cui provengono: boschi e monti dove conducono una vita licenziosa e lasciva tra giochi e danze. I Fauni, ben inseriti nel gusto liberty - simbolista del periodo a cui si unisce un senso classico del modellato e dell'impaginazione, sono tra le opere più interessanti ed efficaci dell'artista.

Federica Fabbro

Testo tratto da: F. Fabbro, Silverio Montaguti (1870 - 1947), Bononia University Press, 2012. Fonti: Bologna, Archivio Storico Comunale, Titolo IV Rubrica 4, anno 1907; Bologna, A.S.C., Titolo XI Rubrica 4, 4, anno 1911. Bibliografia: Il Nuovo Mercato delle Erbe, “Gazzetta dell'Emilia” 12 marzo 1910; C. RICCI, G. ZUCCHINI, Guida di Bologna, Bologna, Zanichelli, 1930, p. 173; Opere del ventesimo secolo nelle raccolte comunali d'arte, a cura di F. SOLMI, Bologna, Grafis, 1975, p. 204 - 205; Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna, catalogo della mostra di Bologna, Galleria d'Arte Moderna marzo - maggio 1977, Bologna, Grafis, 1977, pp. 205, 215; Arte e socialità in Italia: dal realismo al simbolismo 1865 - 1915, catalogo della mostra di Milano, Palazzo della Permanente giugno - settembre 1979, Milano, Centro Grafico Linate, 1979, p. 152; G. BERNABEI, G. GRESLERI, S. ZAGNONI, Bologna moderna 1860 - 1980, Bologna, Patron, 1984, p. 73; Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia nell'arte e nella tradizione. Da Bologna a Modena. I, a cura di C. BIANCHI, Bologna, Proposta Edizioni, 1987, p. 167; Liberty in Emilia, a cura di G. MANNI, Modena, Artioli, 1988, pp. 122, 124; V. VICARIO Gli Scultori Italiani dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi, Lodigraf, 1990, p. 442; La Certosa di Bologna. Immortalità della Memoria, a cura di G. PESCI, Bologna, Compositori, 1998, p. 290; Figure del Novecento 2. Oltre l'Accademia, Carpi, LaLit, 2001, pp. 259, 292, 293, 334, 335; Aemilia Ars 1898 - 1903. Arts and Crafts a Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Collezioni comunali d'arte 9 marzo - 6 maggio 2001, a cura di C. BERNARDINI, D. DAVANZO POLI, O. GHETTI BALDI, Milano A+G, 2001, p. 258; E. CONTINI, I “Satiri” del Montaguti rivivono a Porta Galliera, “Art Journal”, I (2003), pp. 14 - 15; A. PANZETTA, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento: da Antonio Canova ad Arturo Martini, Torino, Adarte, 2003, p. 585; D. SICARI, Il mercato più antico d'Italia. Architettura e commercio a Bologna, Bologna, Compositori, 2004, p. 42, 44, 55; F. FABBRO, Silverio Montaguti un artista ritrovato, tesi di laurea, relatore Prof. M. DE GRASSI, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007 – 2008, pp. 63 – 67; La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra di Bologna, Museo civico del Risorgimento 25 maggio - 15 luglio 2009, a cura di R. MARTORELLI, Bologna 2009, p. 166.