Guido Musolesi, fratello di Mario Musolesi e uff. di coll. della Stella Rossa

Scheda

Il primo gruppo della Brigata “Stella Rossa”, un gruppo ristrettissimo sorto per iniziativa di mio fratello Mario Musolesi (il Lupo), cominciò la sua attività contro i fascisti e i tedeschi subito dopo l’8 settembre 1943. Io e Sammarchi facevamo parte di questo gruppo che come prima “base” aveva la casa di mio padre, Ca’ dei Veneziani, posta un paio di chilometri sopra Vado, in Val di Setta. Mio padre, Emilio, era un minatore carpentiere che era sempre stato un antifascista e di conseguenza subì le angherie fasciste e la galera per motivi politici. Mario ed io eravamo i soli maschi della famiglia composta anche di sei sorelle: Lea, Laura, Anna Maria, Bruna, Olga e Vittorina. Ricordo che la nostra prima attività fu quella di raccogliere le armi che, con lo sbandamento, i soldati e i militi abbandonavano per fuggire. Per il recupero di queste armi lavoravano anche Crisalidi e i suoi figli, lo Stagnino e tanti altri ragazzi e in poco tempo furono formati dei discreti depositi a Ca’ Bragadè e nei pressi di San Nicolò. I primi partigiani che si unirono a noi furono Guido Tordi che stava alle Piane di San Nicolò, e una ventina di ragazzi di Gardelletta e Murazze e fra questi Alfonso Ventura di Ca’ di Germino, Franco Albertini, Cleto Comellini detto Tito, Sugano Melchiorri, Giancarlo Betti, i fratelli Buganè, i Sabbioni, i Monti, Duilio Mazza detto Piero: questi e altri i cui nomi non ricordo avevano raccolto delle armi e fatto dei depositi nei fienili e nelle stalle anche a Carigheto, Cozzo di Mezzo, Fornello, Infialungo. Poi vennero Gianni Rossi, Gastone Rossi (che aveva solo 16 anni), poi degli inglesi che erano scappati da un treno che noi avevamo bloccato. È difficile dire chi è arrivato prima e chi dopo, però quelli che ho detto sono i primi e a loro va il merito di avere dato vita alla Brigata. Appena un mese dopo, in ottobre, la nostra attività cominciava a dare fastidio ai fascisti e la prova è il fatto che cominciarono le perquisizioni nella nostra casa e arrestarono anche mio fratello e come lo seppi presi la pistola e andai dal maresciallo e lo convinsi subito che era il caso di lasciare libero il Lupo, cosa che fu fatta. Da quel momento mio fratello scese a valle più raramente e la Brigata che si stava formando fissò le sue basi nella montagna. Io invece continuai ancora ad andare e venire perché il mio compito era quello di fare i collegamenti. Anche tre mie sorelle (Bruna, Anna Maria e Olga) andarono in Brigata.

Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. III, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1970
[RB3]
Note
3
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