Grizzana Morandi, (BO)

Grizzana Morandi, (BO)

1796 | 1918

Scheda

Grizzana Morandi è un comune dell'Appennino emiliano, a circa 50 chilometri dal capoluogo, sparso in numerose frazioni. All'epoca dell'Unificazione italiana si chiamava Tavernola Reno, nome che fu cambiato per Decreto regio il 10 dicembre 1882 in Grizzana, a cui nel 1985 fu aggiunta la “dedica” a Giorgio Morandi, che vi risiedette per lunghi periodi nella sua vita. Tra Otto e Novecento il paese assistette a diverse innovazioni in diversi campi: l'apertura della Porrettana, la ferrovia Bologna – Pistoia, l'arrivo della corrente elettrica (grazie alla costruzione di due centrali idroelettriche, quella delle scalere e di S. Maria del Brasimone tra il 1910 e il 1916), l'apertura nel 1896 della locale Cassa Rurale e Artigiana, portarono un discreto miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione sotto l'aspetto economico. In ambito culturale la biblioteca circolante aperta nel 1909, la presenza delle scuole e la redazione del giornale “Il Villeggiante”, che veniva pubblicato con cadenza settimanale a partire dal 1911, contribuirono ad un discreto progresso. Nel Comune si verificarono ripetutamente vivaci reazioni a leggi indesiderate, come dimostrano le ribellioni alla leva obbligatoria del 1860 o quelle contro la tassa sul macinato nel 1869. Alla vigilia della Grande Guerra il paese contava 5.783 abitanti. Di questi, 126 caddero sul fronte o perirono per conseguenze del conflitto(ad essi vanno aggiunti i due morti di Pian di Setta, i tre di Veggio, i tre di Vimignano e i due di Fontanelle, oggi frazioni ma all'epoca comuni autonomi), ed i quattro caduti della località Salvaro, divisa amministrativamente tra Grizzana, Marzabotto e Vergato. A loro memoria furono erette cappelle votive in località Pietrafitta e un monumento ai caduti in località Monteacuto, risalente al 1927.

Il Comune viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: GRIZZANA, già Tavernola Reno (4296 ab.). – Si stende questo Comune in una regione assai accidentata e montuosa alla destra del Reno, sul contrafforte che divide la valle di questo fiume da quella del Setta. E’ Comune essenzialmente rurale e frazionato in una quantità di piccoli nuclei di case montanine. – Grizzana, capoluogo del Comune, è un modernissimo villaggio di circa 400 abitanti, a 7 chilometri a sud-est da Vergato e 547 metri sul livello del mare; non è privo di edifizi moderni o rimodernati di buona apparenza, ma non presenta tuttavia nulla di notevole. Tavernola Reno è l’antica sede del Comune ed è, dopo Grizzana, la maggior frazione di questo. Il territorio di Grizzana, calcareo e sassoso, non è di grande fertilità. Tuttavia produce cereali, legumi, frutta. Il maggior prodotto del luogo è dato dalle castagne e dal legname da ardere e da carbone. Nella parte alta sonvi pure estesi pascoli, sfruttati specialmente da mandre di ovini. L’industria è in questo Comune rappresentata da una fabbrica di paste da minestra, un brillatoio pel riso, ed un opificio per la filatura della canapa. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)

Numerose e interessanti le frazioni, che si distinguono ancora oggi per al presenza di edifici sacri, case e case-torri di grande interesse storico. Si segnalano: Casigno di Carviano, collocata ad un'altezza di 480 metri sul livello del mare. L'antico borgo si colloca a mezza via tra Vergato e Grizzana Morandi. I suoi abitanti non ci sono più: quelli rimasti dopo le vicende della seconda guerra mondiale furono portati via dal boom economico degli anni ’60; non ci sono locali pubblici e le case vengono utilizzate prevalentemente d’estate. Venne gravemente danneggiata dai bombardamenti nel 1944. Luigi Fantini realizzò questa fotografia dopo che il borgo venne restaurato. Aveva infatti subito la parziale distruzione per eventi bellici nel 1944. Monteacuto Ragazza, collocata sulla sommità della dorsale fra i fiumi Setta e Reno, ad un'altitudine di 600 metri. Le sue origini sono antichissime: in un poggio poco sopra il paese venne infatti ritrovato un sacello d'età villanoviana (secV a.C.). All'interno furono rinvenute due statuette di un uomo e di una donna (Kouros e Kore), ex-voto in bronzo, che sono ora conservate al Museo Civico Archeologico di Bologna e che vengono considerate uno degli esempi più alti dell'arte di quel periodo. Lungo la strada che conduce a Vimignano si trova il borgo detto della Macina, esempio praticamente integro di edificio rurale fortificato del XV secolo. Il nucleo presenta diversi elementi architettonici difensivi: bertesche, feritoie, archibugiere, ecc. La frazione di Prada nella quale è presente una costruzione ad uso agricolo risalente al Cinquecento. Tavernola, il cui territorio comunale si trova sul crinale tra le valli del Reno e del Setta. Il borghetto trecentesco di "Stanco di Sotto" è caratterizzato da alcuni edifici di pregio, arricchiti da portali a tutto sesto, un balchio, una finestra il cui davan­zale è sostenuto da due mammelle (simbolo della fecondità e motivo spesso ricorrente nell'architettura dell'Appennino bolognese) ed un oratorio ottocentesco con due piccoli campanili a vela sulla facciata. Il nucleo di Veggio fu sede, attorno al XII secolo, di un castello appartenuto con ogni probabilità alla famiglia dei conti di Panico. Presenta ancora alcuni edifici di origine cinquecentesca, con portali, mammelle, un architrave inchiavardato di legno ed alcuni conci scolpiti fra i quali uno datato 1605. Vimignano, un territorio che circonda il massiccio del monte di Montovolo e che per diversi secoli ha riunito anche la comunità sia parrocchiale che civile del luogo identificandolo come l’insieme delle diverse borgate che lo compongono. Montovolo è posto al centro del gruppo del monte Vigese. E' fiancheggiato dal picco di Cantaglia e dalla vetta del Vigese e rappresenta la località artisticamente più significativa dell'intera zona. L'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria sorge sopra un'altura. Fu costruito nel XIII secolo dai maestri comacini; al suo interno è conservato un maestoso ciclo di affreschi, databili all'incirca verso la seconda metà del Quattrocento, dei quali non si conosce con esattezza l'autore. Il ciclo comprende scene della vita di Santa Caterina e del suo martirio. All'interno è posto un piccolo sarcofago in arenaria adorno di croci rilevate e di motivi ornamentali incisi, tra i quali si nota (a destra in alto) il palmizio con l'arcobaleno, motivo assai frequente nell'antica iconografia cristiana. Molto probabilmente serviva per contenere reliquie. Sulla vetta di Montovolo si erge il santuario dedicato a Santa Maria. Non si conoscono date certe rispetto alla sua fondazione, anche se i resti dell'antica cripta romanica fanno pensare all'esistenza di una precedente costruzione, posteriore al X secolo. Le prime notizie su questo edificio risalgono al 1054 epoca nella quale Adalfre­do, vescovo di Bologna, donò la chiesa ai suoi canonici. L'attua­le santuario, ricostruito nel XIII secolo a seguito di un incen­dio, presenta una struttura a navata unica con capriate a vista coperta con volte a crociera e presbiterio rialzato. La chiesa di San Lorenzo Martire, originaria del 1022, fu riedificata nel 1411 e nel 1787. All'interno si conservano alcune tele settecentesche di scuola bolognese ed altari barocchi in finto marmo. L'opera più importante è il dipinto con i santi Lorenzo, Giovanni Battista e Stefano della scuola di Francesco AIbani. Il campanile risale ai primi anni del Cinquecento e presenta capitelli del periodo protoromanico provenienti con tutta probabilità dalla chiesa precedente. La casa 'Il Poggio' è una tipica casa-torre con balchio. La sua presenza era già segnalata nel 1385, anche se la costruzione potrebbe risalire al XII° secolo. Il balchio conserva la travatura del Cinquecento. Prima della famiglia Brunetti, nel Seicento passò ai Palmieri. La casa-torre di 'Ca' d 'Orè'‚ (toponimo che significa Casa del Rio), risulta pressoché intatta nella sua struttu­ra cinquecentesca, con finestra a sesto acuto e concio con croce scolpita a rilievo, che presenta all'interno un camino, datato 1510, decorato con simboli comacini. Campolo è un piccolo borgo a 12 chilometri da Grizzana Morandi. La piazza principale intitolata agli Scalpellini dal 1992 è arricchita da una statua di mano di Giovanni Bertozzi (in arte Giò Bert) dedicata a questo lavoro tipico della zona. Il quattrocentesco nucleo annovera la casa con balchio qui fotografata da Luigi Fantini ed una torre ribassata con bella finestra ogivale. Il borghetto "Ca' de' Benassi" era anticamente chiamato "La Strada". Il nome attuale deriva da Benassio di Veggio che nel 1460 possedeva una casa qui. Il nucleo abitato de "La Scola", è certamente il più interessante e meglio conservato dell'intero Appennino bolognese. Il borgo è un luogo magico che ha miracolosamente resistito al tempo e alla storia. Fu posto di guardia dei Longobardi di Pistoia che nel VI secolo tentarono di entrare nell’Esarcato di Ravenna che aveva qui i confini. Delle famiglie che lo abitavano se ne parla già negli estimi del 1375. L’aspetto attuale del borgo si è formato tra il XIV e XVI secolo, quando gli abitanti del contado presero possesso delle terre lasciate dai monasteri e dalle famiglie nobili che rientravano nelle città. Le torri, non più utilizzate come mezzi di difesa, si trasformarono in abitazioni sotto le abili mani dei Maestri Comacini che operarono in queste zone a partire dal Trecento. Questa edicola o "maestà" del secolo XV ma di forme ancora romaniche è conosciuta col titolo di San Rocco, anche se era inizialmente dedicata a Sant'Antonio Abate. La rozza immagine scolpita nel concio di imposta dell'arco a destra presenta infatti i caratteristici attributi del campanello e del maiale. La costruzione in arenaria risale al 1481 ed è l' unica del suo genere rimasta nell’Appennino Bolognese. Al centro dell’arco vi è scolpita una croce latina; a sinistra compare una figura benedicente che regge un cartiglio recante la scritta “ ser. Salvatore 1481 f.”. L’edicola venne dedicata a San Rocco in occasione della peste; il cartiglio retto dal Cristo benedicente forse sta ad indicare il committente dell’opera.

Bibliografia: Giuseppe Coccolini, Grizzana Morandi. Un Comune nell'Appennino bolognese, Bologna, Re Enzo Editrice, 1999. In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

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