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Elio Gollini detto/a Sole

27 maggio 1924 - [?]

Scheda

Elio Gollini, «Sole», da Pio e Adalcisa Bartolini; nato il 27 maggio 1924 a Imola; ivi residente nel 1943. Diploma di istituto tecnico industriale. Di famiglia antifascista, ebbe contatti, fin da giovane, con i perseguitati Primo Bassi, Romeo Galli, Amedeo Tabanelli che ne rafforzarono i sentimenti d'opposizione al regime.
Operaio allo stabilimento «Cogne» di Imola dal 1940, partecipò ad uno sciopero di protesta contro l'insopportabile disciplina militare interna. Venne arrestato con la seguente imputazione formulata dal tribunale militare di Bologna: «rifiuto d'obbedienza in servizio ed ingiurie a superiore nella gerarchla tecnica [...] perché il 9 febbraio 1943 in Imola, appartenente quale operaio mobilitato civile al personale dello stabilimento ausiliario “Cogne” di Imola, si rifiutava di ubbidire all'ordine di riprendere il lavoro intimatogli dal caposquadra [...] ed offendeva il decoro dello stesso caposquadra e in sua presenza e del capo officina, pronunciava la frase: tanto voi che il capo officina siete due deficienti, ed è ora di togliervi di mezzo».
Scarcerato per la giovane età, ma licenziato dalla Cogne, si impiegò allo stabilimento O.R.S.A., sempre a Imola, quale disegnatore. Partecipò alle manifestazioni per la caduta del fascismo e allo sciopero dell'agosto, in periodo badogliano, quando la fabbrica fu assediata dall'esercito e carabinieri con arresti, minacce di fucilazione e condanne. Contattato da Francesco Sangiorgi e Giovanni Nardi aderì al movimento giovanile comunista.

Dopo l’8 settembre partecipò rischiosamente al recupero delle armi del disciolto esercito e fu tra gli organizzatori dei gruppi della Guardia Nazionale, costituita dai raggruppamenti antifascisti della città. Successivamente, quando Nardi e Sangiorgi lasciarono Imola per andare coi partigiani istriani, rimase in contatto con Guido Gualandi, Carlo Nicoli, Aldo Cucchi, Domenico Rivalta, Natale Tampieri, cercando nel difficile inverno '43-'44 di mantenere e consolidare i rapporti organizzativi dei gruppi giovanili, promuovendo a Imola il Fronte della gioventù e sollecitando la realizzazione di basi partigiane sull'Appennino. Nel gennaio 1944 venne incaricato dell'attività politico-organizzativa in città in diretto collegamento con Ezio Serantoni.
Successivamente fece parte della redazione del periodico “La Comune”, diretto da Claudio Montevecchi e quando questi, nel maggio, dovette abbandonarla perché ricercato, assunse la direzione del giornale, in stretto rapporto con Walter Tampieri addetto alla riproduzione, fino al dicembre 1944.
Membro del comitato direttivo della zona imolese del PCI (responsabile della città, prima, e della città e collina, poi), fu tra i massimi organizzatori dell'attività nelle fabbriche, fra i giovani e delle SAP. Dall'estate 1944 fece parte del comando militare SAP, diretto da Natale Tampieri e Aldo Afflitti; organismo che dal settembre 1944 si integrò nel Comando piazza di Imola, in previsione di una rapida avanzata degli alleati. Nel Comando Piazza, diretto, in successione, dai tenenti Luigi Spadoni e Amedeo Ruggi e dal colonnello Ercole Felici, fu addetto al servizio informazioni e stato maggiore.
Individuato dalle autorità fasciste, continuamente braccato, continuò la propria attività pur spostandosi da un luogo ad un altro e prendendo contatto con le varie formazioni combattenti. Dopo gli arresti del novembre 1944 che infersero un durissimo colpo al movimento clandestino imolese, cessò l'attività della stampa e, nel gennaio 1945 sfuggito fortunosamente ad una irruzione di brigate nere e tedeschi, nella abitazione e nelle adiacenze, ormai impossibilitato a muoversi, in accordo con Ezio Serantoni e Sante Vincenzi si trasferì a Bologna presso il recapito autotrasporti F.lli Bartolini in via Centrotrecento.
Qui fecero riferimento i viaggi di persone e cose fra Imola e Bologna, staffette partigiane (con partite di stampa), familiari di arrestati imolesi in carcere a Bologna, ma anche filofascisti e, a volte, militi delle formazioni della RSI. Era un luogo privilegiato di osservazione, ma anche molto esposto; inoltre si poteva accedere ai comandi tedeschi per le autorizzazioni ai trasporti e i permessi individuali e ciò fruttò preziose informazioni e documenti. Ebbe contatti con Giovanni Bottonelli, Luciano Romagnoli, Giuseppe Alberganti; con Imola i collegamenti erano tenuti tramite Vittoria Guadagnini e Maria Falco. Con Sante Vincenzi rielaborò alcune carte topografiche delle installazioni tedesche nell'imolese che poi fece pervenire agli alleati.
Individuato, da un delatore, sfuggì ad una irruzione di militi fascisti, armi alla mano, in via Centotrecento, mentre nello stesso tempo, a Imola, i poliziotti fascisti entravano nell'abitazione dei familiari, percuotevano la madre saccheggiavano cose.
Restò, fino alla liberazione di Bologna, rifugiato nella zona della Mascarella. La mattina del 21 aprile prese contatto con il comando della div Bologna all'ex Ospedale Maggiore, poi raggiunse, con questi, Palazzo Re Enzo.
Nel pomeriggio rientrò avventurosamente a Imola. Riconosciuto partigiano, con il grado di capitano e la qualifica di vice comandante della brigata SAP Santerno, dal 9 settembre 1943 alla Liberazione.

Ha pubblicto: (con F. e C. Montevecchi) La battaglia politica dei comunisti imolesi nella pagine de “La Comune”, Gennaio –novembre 1944; (con N. Tampieri) Momenti partigiani imolesi in collina e in città; (con M. Pelliconi) Antifascismo e Resistenza per la rinascita della cooperazione imolese; (con N. Tampieri) Sole, Bianco e Mezzanotte: Imola tra guerra e ricostruzione (1940-1950); Imola: dai sogni dei primi socialisti all’antifascismo alla Resistenza, in “Resistenza oggi”, dicembre 2000, pp.43-8. Testimonianza in RB2. [AR]