GIULIO II

GIULIO II

5 Dicembre 1443 - 21 Febbraio 1513

Note sintetiche

Titolo di studio: Laurea

Scheda

GIULIO II – Giuliano della Rovere (1443 – 1513)

Il cartiglio papale dice: IVLIVS II· PONTIFEX MAX / OLIM BONONIÆ LEG·

I della Rovere erano originari di Albissola presso Savona in Liguria. Il capostipite, certo Leonardo, venne in Savona nel 1399 ove esercitava l’arte di accimatore di panni ma fece presto fortuna e nel 1413 era tra gli anziani della città. Da lui nacquero Raffaele e Francesco. Quest’ultimo divenne Papa con il nome di Sisto IV. Francesco, una volta divenuto Papa, adottò l’arma della nobile famiglia piemontese dei della Rovere conti di Vinovo: D’azzurro alla quercia sradicata e fruttifera d’oro con i rami passati in doppia croce di S. Andrea invece che D’azzurro alla quercia di verde che era l’arma della famiglia. Tuttavia in alcuni documenti si può alle volte trovare la quercia di verde fruttata d’oro così come negli statuti di Perugia conservati nella biblioteca di quella città.

Nacque ad Albissola nel 1443 da una modesta famiglia. Dopo un’infanzia passata nel luogo natale, entrò nell’Ordine Francescano sotto la benedizione dello zio Francesco della Rovere, che lo trasferì a Perugia per iniziare studi di diritto.
Nel 1471 Francesco venne eletto papa, col nome di Sisto IV, dando una discreta spinta alla carriera politica di Giuliano.
Venne nominato arcivescovo di Carpentras, legato di Avignone e cardinale di S. Pietro in Vincoli. A queste cariche se ne aggiunsero altre, fra cui il ruolo di legato apostolico nella città di Bologna, dal 1483 al 1502.
Fu anche legato della Marca d’Ancona (1473) posto a capo di una spedizione militare per ricondurre Todi e Spoleto all’obbedienza. Nel 1476 divenne oltre che legato di Avignone anche del regno di Francia, con cui iniziò uno stretto e duraturo rapporto.
Nel 1484 morì Sisto IV e Giuliano si recò a Roma per prendere parte al conclave, che elesse Innocenzo VIII. Durante il suo pontificato la posizione di Giuliano si fece ancora più forte, sia sotto il punto di vista diplomatico che sotto quello militare.
Il pontificato di Innocenzo VIII vide la propria fine nel 1492. Forte dell’appoggio del re di Francia e del re di Napoli, il Della Rovere sperava di ottenere l’elezione al soglio pontificio. Ma l’11 agosto del 1492 veniva eletto Rodrigo Borgia, che avrebbe preso il nome di Alessandro VI dopo l’incoronazione avvenuta il 26 agosto.
Nel 1494, però, Giuliano coglieva l’opportunità di mettere a frutto i lunghi rapporti col re di Francia Carlo VIII.
Quando questo decise di scendere in Italia con il proprio esercito per la conquista di Napoli (dando inizio alle Guerre d’Italia), lo fece incalzato ed accompagnato da Giuliano. Giunti a Roma, il Della Rovere sperava in una destituzione da parte dell’imperatore di Alessandro VI, ma vide le sue speranze disilluse quando il sovrano francese giurò obbedienza al Papa.
Il 22 febbraio del 1495 Carlo VIII entrava a Napoli e regalava Montecassino al futuro papa come ricompensa per la sua fedeltà.
Durante la ritirata francese tentò invano di conquistare Genova e, fallito questo tentativo, si ritirò ad Avignone.
L’anno successivo ritentò nella stessa impresa, con lo stesso risultato. Nel marzo del 1497 fu anche raggiunto dalla notizia che la rocca di Ostia (suo possedimento personale) era caduta, conquistata da Consalvo di Cordova in nome di Alessandro VI.

Una momentanea riappacificazione col papa gli permise di riottenere qualche possedimento e beneficio e, dopo tre anni trascorsi in varie sedi europee, la sua posizione si fece di nuovo difficile quando nel 1500 Cesare Borgia (figlio del papa Alessandro) conquistò il ducato di Urbino, in mano a Guidobaldo di Montefeltro, strettamente imparentato con la famiglia Della Rovere.
Giulio II ritenne saggio trasferirsi da Roma a Savona, nei dintorni di Genova, fino al 1503, data in cui Alessandro VI morì.
Ancora una volta vide un altro papa eletto, Pio II, che morì però qualche settimana dopo. Nel mese di novembre del 1503, Giuliano venne finalmente eletto papa col nome di Giulio II. Il suo pontificato durò 10 anni.
Il cardinale era entrato nel conclave sicuro di uscirne vincitore, forte dell’appoggio ottenuto dai cardinali spagnoli e dai voti sicuri di italiani e francesi. Fu anche stipulata una capitolazione (trattato) elettorale in cui per altro si prometteva di mantenere Cesare Borgia nei suoi possedimenti.
I problemi che Giulio II si trovava ad affrontare non erano pochi.
La Romagna, che era passata in buona parte sotto il dominio di Cesare, subiva ora l’influenza e l’iniziativa sempre più convinta dei veneziani (che prendevano proprio la presenza di Cesare come scusa per le loro iniziative nella regione).
Giulio II aveva bisogno dell’esercito di Cesare per contrastare la presenza veneta nella regione, ma voleva liberarsi il prima possibile di questo personaggio che negli anni di pontificato di Alessandro VI gli aveva causato più di un problema.
Non essendo in grado di opporsi subito alla conquista veneziana, indirizzò la sua azione verso il recupero dei castelli borgiani sostenendo le oligarchie cittadine.
Non fu comunque facile, viste le minacce di Cesare di suscitare un’opposizione all’interno del Sacro Collegio.
La soluzione di Giulio II fu quella di imprigionarlo ad Ostia, farlo venire a Roma e dopo 5 mesi di trattative ottenne la restituzione di Cesena, Bertinoro, e Forlì, in cambio della libertà del Valentino, che lasciò Roma per recarsi a Napoli.
A questo punto, cercando anche il sostegno delle famiglie romane, si concentrò contro Venezia e la sua nuova politica ostile verso la Romagna.
Vista l’impossibilità di una soluzione diplomatica, Giulio II pensò di creare una coalizione antiveneziana sfruttando la presenza di Spagna e Francia all’interno della penisola e anche la volontà dell’imperatore di entrare a far parte dei giochi.
Il 1504 veniva stipulato il trattato di Blois per il quale la Francia e l’Imperatore si impegnavano nel contrastare i veneziani.
Fu in un primo luogo un forte strumento di pressione nei confronti della Serenissima che aveva risposto insolentemente alle richieste e minacce del papa. Venezia nel 1505 restituiva le città minori della Romagna, rimanendo in possesso di Rimini e Faenza. La riconquista della Romagna stava procedendo e prima di proseguire verso questa strada il papa cercò di assicurarsi la tranquillità nelle terre della Chiesa.
Uno dei problemi all’interno di queste era la città di Bologna.
Qui vi era una forte frattura fra le famiglie dell’oligarchia cittadina e il governo dei Bentivoglio che, spaventati dalla presenza del Borgia, non volevano sentir parlare di qualsiasi forma di dissenso.
Anzi, Giovanni II Bentivoglio aveva preso vari provvedimenti repressivi colpendo varie famiglie bolognesi.
La fine degli Sforza a Milano aveva poi privato i Bentivoglio del loro più valido sostegno esterno e la protezione assicurata dal re francese Luigi XII non era altrettanto efficace in quanto dipendeva dall’evoluzione del rapporto fra il monarca e il papa.
Alla morte di Alessandro VI, inoltre, Giovanni aveva aiutato i signori romagnoli a ritornare in possesso delle loro terre per ottenere un valido sostegno al suo governo nella regione.
Questo è stato sicuramente stato una delle motivazioni dell’ostilità di Giulio II, che vedeva nel controllo pontificio della città uno strumento di controllo molto efficace nella geografia della Romagna.
Il 26 agosto del 1506 Giulio II partì da Roma per sottomettere Perugia e Bologna alla sua volontà, dopo che Luigi XII (dopo diverse esitazioni) aveva acconsentito all’impresa.
L’11 novembre (dopo aver conquistato Perugia) Giulio II entrò trionfalmente nella città, cacciandone i Bentivoglio. Si fermò per l’inverno fra il 1506 e il 1507, riformando il governo della città in modo da consolidare il controllo di questa da parte dei funzionari pontifici.
Abolì la magistratura dei Sedici Riformatori (simbolo del governo dei Bentivoglio) e la sostituì con quella dei Quaranta Consiglieri. Il legato papale diventava la più alta carica all’interno della città e godeva dei più vasti poteri.
Nel frattempo, la situazione italiana continuava ad evolversi. Dopo un accordo fra il sovrano francese e quello spagnolo a Blois nel 1507 sui futuri equilibri europei, entrambi i re partirono dall’Italia. È in questo anno che un altro sovrano, l’imperatore Massimiliano, comunica la sua futura venuta in Italia.
Contrastato e sconfitto dai veneziani a più ripetute, fu costretto a firmare una tregua nel 1508.
Queste vittorie di Venezia avevano spaventato più o meno tutti i grandi sovrani Europei, che decisero di firmare a Cambrai un’alleanza contro la Serenissima, che subì una pesante sconfitta l’anno successivo ad Agnadello.
In questa vittoria però l’apporto principale veniva dal sovrano francese e Giulio II, temendo un eccessivo aumento in Italia della potenza di Luigi XII cominciò a staccarsi dalla Lega e ad accettare le offerte veneziane.
Non c’è da stupirsi nel vedere continui cambiamenti di fronte fra le varie fazioni in gioco. La storia ne è piena, e le Guerre d’Itali a ne sono una delle manifestazioni più lampanti.
Nel 1510 le trattate veneto – papali si conclusero, Venezia restituì tutte le terre romagnole, al diritto di appellarsi al Concilio contro il papa e ad ogni diritto fiscale sugli ecclesiastici.
Le tensioni fra il sovrano francese e Giulio si resero ancora più palesi negli eventi che si manifestarono gli anni successivi.
Luigi XII aveva indetto un Concilio ecumenico per deporre il Pontefice e inviato un esercito per attaccare i territori dello Stato della Chiesa. In tutto questo tempo aveva tenuto in custodia Giovanni Bentivoglio, rifiutandosi di renderlo prigioniero al Pontefice.
Il 7 ottobre Giulio II era a Bologna e qualche giorno dopo si presentarono le truppe del monarca francese e del Bentivoglio.
Nell’inverno il Della Rovere organizzò le difese ma la politica condotta dal legato cardinale Alidosi, che restringeva i privilegi dell’oligarchia della città, giocò contro lo Stato Pontificio.
Infatti, quando il 14 maggio 1511 Giulio II lasciò Bologna per Ravenna, gli ottimati rifiutarono di prendere parte alla difesa della città. Il 23 maggio 1511 l’esercito francese occupò Bologna e vi ristabilì la signoria dei Bentivoglio.
I simboli del potere papale (fra cui la statua bronzea di Giulio II eseguita da Michelangelo) vennero abbattuti e la città aderì al concilio pisano-milanese promosso dal re di Francia, provocando le ire del papa. Il 13 giugno del 1512 il duca di Urbino, nel nome della Chiesa, riconquistò la città. Il papa eliminò il concilio dei Quaranta e impose forti e pesanti punizioni fiscali.
Il governo dei Bentivoglio terminava qui e Bologna rimase sotto lo Stato Pontificio per i tre secoli successivi.
Uno degli ultimi atti di Giulio II fu ancora una volta contro il re di Francia, formando fra il 1511 e il 1512 l’ennesima Lega. Col nome di Lega Santa si siglò l’accordo fra Giulio II, il re di Spagna Ferdinando il cattolico, Venezia ed Enrico VIII d’Inghilterra.
Il 24 febbraio del 1513 a Roma Giulio II smise di vivere. Viene ancora ricordato come il Papa comandante di eserciti, in sella al cavallo che guida le sue truppe verso la conquista di Bologna.
Nella statua del Michelangelo insistette per essere scolpito con una spada in mano. Forse fu un errore cercare di restaurare l’influenza religiosa del papato rendendolo forte militarmente, ma nelle lotte intraprese si può notare come, soprattutto verso gli ultimi anni di governo, fra i diversi principi fu quello che ebbe una politica più arditamente italiana.
Il suo ideale era diventato quello di cacciare gli stranieri dalla penisola, nonostante gli iniziali scontri con Venezia e le piccole realtà romagnole. Certo, gli stranieri nella penisola rimasero ancora a lungo, ma questo è soprattutto dovuto allo squilibrio delle forze in campo.
Nella valorizzazione delle arti poi, viene ricordato per avere chiamato nella capitale fiumi di artisti, architetti, pittori e scultori, sfruttando quel periodo di magnificenza artistica che fu il XVI secolo.

Dal momento che prima di essere eletto Papa, Giuliano Della Rovere fu Legato di Bologna, nella Sala Urbana è presente anche il suo stemma araldico.

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Persone

SALA URBANA
Lo stemma araldico è presente in Sala Urbana:
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