Salta al contenuto principale Skip to footer content

Giorgio Ugolini, partigiano della Stella Rossa

Schede

A Bologna fu deciso di ricostituire a Vado il “fascio” e ne fu dato avviso alla popolazione con manifesti. Tale iniziativa, tardiva rispetto ad altri centri, si poneva come una sfida al movimento antifascista di cui era nota alle autorità la presenza attiva e neppure troppo occulta. Ci riunimmo e decidemmo di manifestare, in quella occasione, pubblicamente, l’opposizione al risorgere del fascismo e accettai di essere io a farlo. La manifestazione, alla quale presenziava un numero considerevole di autorità, venute da Bologna con una scorta armata ingente, registrò l’assoluta mancanza di adesioni da parte della popolazione. Chiesi di parlare e pronunciai parole di dura condanna del fascismo sepolto ieri e del tentativo odioso di farlo rinascere al servizio del tedesco invasore. Il mio intervento fu accolto da urla forsennate, da insulti di ogni genere e da furiose minacce. La riunione fu immediatamente sciolta ed uscii non senza un certo timore dalla sala. Appena mi trovai nella piazza di Vado mi venne incontro il medico condotto, dott. Rondelli, vecchio liberale, amico di mio nonno, il quale mi prese sotto il braccio, accompagnandomi nel bar del centro di Vado e qui, in segno di solidarietà, mi offrì da bere, elogiando il mio comportamento a voce alta affinché udissero tutti i presenti. Nessuno dei fascisti aveva osato seguirmi oltre la soglia dell’edificio ove si era svolta quella loro manifestazione. Essi ben sapevano che la mia non era una dimostrazione isolata ed intuirono che quel primo manifesto segno di rivolta non era un atteggiamento da sottovalutare. Esso invece rispondeva ad una precisa volontà, che traeva le sue origini e la sua forza da una larga intesa politica intorno alla quale si raccoglieva il più ampio consenso popolare.

Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. V, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1980
[RB5]
Note
1