Gheduzzi Giuseppe

Gheduzzi Giuseppe

4 aprile 1892 - 17 novembre 1915

Note sintetiche

Causa della morte: Malattia
Occupazione: Impiegato

Scheda

Gheduzzi Giuseppe di Cesare e di Montanari Carolina, nato a Bologna il 4 aprile 1892 (immigrato da Bologna il 30/08/1907), celibe, professione impiegato, residente a Trebbo di Reno, via Lame n. 59, caporale del 5° Reggimento Fanteria (BRIGATA MARCHE) – morto mercoledì 17 novembre 1915 nell’ospedale da campo n. 011 di Quisca (ora Kojsko) per enterite specifica (colera) (Registro atti di morte pag. 16 n. 211 d’ordine dell’Ospedale da campo n. 011) ed ivi sepolto; per ONORCADUTI sepolto nel Sacrario Militare di Oslavia tra gli ignoti.
“Nel contesto della 4^ battaglia dell’Isonzo , le nostre truppe dovettero soffrire delle pessime condizioni atmosferiche che rovesciarono sul fronte continue piogge torrenziali e delle temperature nettamente inferiori ai normali valori stagionali.
Detta situazione provocò, fra i nostri fanti, una dilagante e violenta forma virale gastro-enterica che riportava la sintomatologia del colera e che provocò un elevato numero di decessi fra cui il sergente Marino Bonazzi, il caporale Giuseppe Gheduzzi ed i soldati Giovanni Bondi e Rodolfo Regnani”.
Presso l’Archivio Caduti della Prima Guerra Mondiale del
Museo Civico del Risorgimento di Bologna sono conservati vari documenti relativi a Giuseppe Gheduzzi tra cui una lettera indirizzata alla sorella Zaira Laugier (cognome del di lei marito), via Pratello 1 – Bologna, la cui busta porta il timbro postale dell’ 11 novembre 1915:
“ Cara sorella ieri laltro 7 corr. inviai a Paolina una lettera incompleta come sarà stato rilevato nel leggerla: in essa vi narravo le mie vicende fino al 31 ottobre. Sappi che la sera del 31 si partì dall’accampamento descritto e dalle ore 2 del 1° novembre alla sera del medesimo partecipai ad un attacco ad un forte austriaco: vi partecipai nel pomeriggio del giorno 2 ed entrambi i casi fui nelle linee di rincalzo per cui affatto m’impegnai nell’azione.
Il 3 od il 4 mentre si era in riposo dietro una trincea ricevetti la tua che dal timbro postale era in data 27. Non ho mai ricevuto lettere per i miei all’infuori di quelle della Consalvi e di quella della Masi; in merito al nonno che vorrebbe riscuotere lo stipendio lui, lascialo cantare. Sta bene pel libretto dei conti che t’ ha dato tuo marito, ma io quando partii ti diedi un libretto, intestato a me, della Cassa di Risparmio acciochè tu vi depositassi i denari miei: di questo e non d’altro intesi parlare in una mia ultima inviatati.
Voi altri vi lamentate della umidità? Ed io che dovrei dire! Durante le giornate dell’attacco, ha quasi sempre piovuto ed anche grandinato; nelle tre notti ho dormito (per modo di dire) ravvolto in un panno e coperto dalla mantellina. E’ questo che mi fa paura, le pallottole son bazzecole!!
Pure ad onta dell’umidità e dell’acqua presa con mio sommo piacere non ho preso neanche un raffredore. La notte del 5 o del 6 (non ricordo) si fece fagotto e siam tornati più indietro ed ora dormiamo da tre notti sotto la tenda, in un vallone al sicuro di tutto. Ieri sera si era già in marcia di nuovo, ma un ordine ci fece tornare alle tende.
Quando vedi il Sig. Cesari Luigi, salutalo da parte mia, se avessi delle cartoline, gliene invierei una, ma le mie provviste di carta son vicine ad esaurirsi.
Rassicura la nonna ed il nonno sulla mia salute e di loro che io mi sento perfettamente sicuro di tutto. Ti prego di passare i miei saluti a tutti; una calorosa stretta di mano. Tuo fratello Giuseppe 9-11-1915 se non mi sbaglio La presente è scritta oggi 9 ma non so quando la imposterò”
I riassunti storici dei diari delle Brigate di fanteria ci aiutano ad interpretare meglio i movimenti narrati da Gheduzzi: la Brigata Marche, composta dal 55° e dal 56° reggimento fanteria, allo scoppio della guerra fu inviata nel Cadore, nella zona di Auronzo, vicino alle Tre Cime di Lavaredo rimanendo in linea dal 24 maggio al 12 ottobre 1915.
Dal 13 al 30 ottobre la Brigata è a riposo fra Lozzo e Lorenzago di Cadore, iniziando poi il trasferimento verso il fronte dell’Isonzo dove è in linea dal 31 ottobre fino al 2 novembre nella zona del Sabotino. Dal 2 al 10 novembre 1915 viene posta a riposo nei pressi di Kozana e, dall’ 11 novembre, torna in prima linea sempre nella zona del Sabotino ove resta sino al 14 dicembre.
La lettera di Gheduzzi Giuseppe si inserisce perfettamente in questo contesto, iniziando dal giorno 31 ottobre “...si partì dall’accampamento descritto” (S. Giovanni di Manzano), fino al riposo del 3 novembre.
Dopo qualche giorno sopraggiunge la morte del Gheduzzi per colera nell’ospedale da campo di Quisca. Dal Deposito del Reggimento a Treviso, in data 28 novembre 1915, parte una comunicazione diretta al Sindaco di Castel Maggiore, protocollo n. 748 con oggetto partecipazione di morte: “Compio il doloroso incarico di pregare la S.V. a compiacersi partecipare, coi dovuti riguardi, alla famiglia del caporale Gheduzzi Giuseppe figlio di Cesare domiciliato in codesto comune, che il militare predetto è deceduto all’ospedale di Quisca il 17 corrente in seguito ad enterite specifica. Voglia la S.V. esprimere alla famiglia Gheduzzi il profondo cordoglio di tutti i componenti questo Reggimento per la perdita del suddetto militare. Gradirò assicurazione dell’avvenuta partecipazione.
Il Ten. Colonnello Comandante del Deposito” Nel Registro degli Atti di morte in tempo di guerra dell’ospedaletto da campo n. 011, a pag. 16 ed al n. 211 d’ordine, si legge: “ L’anno millenovecentoquindici ed alli 17 del mese di novembre nell’ospedaletto da campo mancava ai vivi alle ore diciassette in età di anni ventisette il Caporale Gheduzzi Giuseppe.....morto in seguito a colera, sepolto a Quisca cimitero”
L’edizione del 20 dicembre 1915 dell’ “Avvenire d’Italia” così scrive: “Funerali per il caporale Gheduzzi. Ieri mattina alle ore 10 si è celebrata nella chiesa di S. Isaia una messa in suffragio del caporale Giuseppe Gheduzzi della classe 1892, di cui riportiamo l’effige in altra rubrica, già impiegato in questa officina del Gas, che il 17 novembre dava la vita per la Patria. Nel mezzo della chiesa parata a lutto sorgeva un trionfo avvolto nel tricolore ai piedi del quale era una grande corona di alloro col nastro tricolore, omaggio degli impiegati del gas al loro collega.
Alla funzione oltre ai parenti, amici e conoscenti erano pure presenti: una compagnia di soldati di fanteria, il generale Rossi, una rappresentanza della Lega Navale, una rappresentanza della Pro Patria, una squadra di verificatori accenditori del gas in divisa, tutto il personale della Ditta Schnideritsch della quale il caduto fu impiegato, quasi tutti gli impiegati del Gas, il capo ed il vice capo ufficio del povero estinto, rag. Giuseppe Migliori e rag. Enzo Calzolari ecc.
La funzione celebratasi, davanti a circa 400 persone, si è svolta fra la più viva commozione di tutti i presenti che ricordavano le rare qualità di mente e di cuore del giovane caduto, che all’inizio di una brillante carriera, fidente e coraggioso rispondendo all’appello della nostra Patria, lasciò la casa e l’ufficio e nelle prime linee della fronte, dava la sua vita per la più alta delle idealità”

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