Gambara Umberto

Gambara Umberto

Febbraio 1489 - 14 Febbraio 1549

Note sintetiche

Scheda

ARMA: D'oro al gambero di rosso posto in palo ed il capo cucito dell'Impero.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante ricorda il governatorato di Umberto Gambara avvenuto nel 1530 e non nel 1531 come erroneamente scritto. Il cartiglio recita: VBERTVS GAMBARA / QVI SVPRA ITERVM GVB. / 1531 (Umberto Gambara governatore di nuovo, 1531). 

Sia il Litta che il Crollalanza danno per l'arma dei Gambara il gambero posto in sbarra, ma non è raro trovare sugli stemmi scolpiti nelle varie residenze della famiglia, lo stemma posto in palo. In quello dipinto sul muro manca la corona sul capo dell'aquila.

I Gambara sono tra le famiglie più illustri ed antiche d'Italia. Originari di Brescia ma forse con ascendenze germaniche, si hanno notizie di loro fin dal VI e VII secolo.
Nel medioevo numerosi furono i consoli e podestà che uscirono dal loro seno. I Gambara erano di parte ghibellina ma alcuni di loro si accostarono anche al partito guelfo. 
La famiglia si divise in vari rami che furono sempre attivi nella vita politica di Brescia, della Lombardia e di Venezia. Il Conte Brunoro Gambara nel 1528 venne creato da Carlo V nobile cittadino di Milano. Nel 1625 i Gambara furono creati conti e baroni del S.R.I. e nel 1653 furono aggregati al patriziato veneto.

Umberto Gambara appartiene ad un ramo che si estinse nel XVI sec. e che ebbe per capostipite un Federico da cui un Maffeo indi un Brunoro e quindi Umberto. 
Nacque a Brescia dal conte Gianfrancesco e da Alda Pio di Carpi, fratello della poetessa Veronica Gambara (1485-1550), ebbe un'educazione di impronta umanistica che traspare anche dai rapporti epistolari con Pietro Bembo. 
Brescia viveva una stagione piuttosto complicata in quel periodo: dopo la sconfitta dei Veneziani ad Agnadello, nel 1509, la città cadde in mano al governo francese, il cui ingresso fu favorito da coloro che (come i Gambara) erano insofferenti al dominio veneto.
Proprio grazie al sostegno mostrato ai Francesi, la famiglia attraversò senza troppi problemi le vicende, anzi ottennero ricompense per la fedeltà mostrata a Luigi XII. La città fu poi ceduta agli spagnoli nel 1512. Fu anche valente capitano in gioventù, calcando il terreno della battaglia diverse volte. 
Si approcciò poi al campo diplomatico e politico, tentando una riabilitazione nei confronti del Senato della Serenissima, fu inviato a Milano da Clemente VII per reclamare presso il duca Francesco Sforza la salvaguardia delle rendite ecclesiastiche e nel 1525 si recò in Francia per ottenere concessioni alla Sede apostolica.
Fu mediatore fra le potenze europee nel difficile periodo delle guerre d'Italia e, abbracciata la carriera ecclesiastica venne nominato prima protonotario apostolico poi Vescovo di Tortona nel 1528 e successivamente Vescovo di Policastro.
Fu poi Nunzio apostolico in Portogallo, Francia ed Inghilterra, nel 1528 era Vicelegato a Bologna per conto di Clemente VII e nel 1530 partecipò alla solenne incoronazione di Carlo V in qualità di Governatore. 
Nel 1533 finì il periodo delle missioni diplomatiche e delle mediazioni, e iniziarono difficili incarichi di governo temporale.
Dovete ridurre all'obbedienza i Baglioni, antichi signori di Perugia che aspiravano al governo della città, missione portata a termine brillantemente. Alla morte di Clemente VII dovette garantire la quiete di Roma durante il conclave. Eletto Paolo III, fu nuovamente inviato a Perugia per reggere il governo della città in attesa dell'arrivo del pontefice. 
Nel 1537 fu inviato a Montalto per dirimere una questione di confini.
Paolo III lo creò cardinale nel 1539. Fu poi Legato di Parma e Piacenza e di tutta la Lombardia.
Morì a Roma il 14 febbraio del 1559 a 60 anni e venne seppellito a Brescia nella Chiesa di S. Maria delle Grazie.

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