Galletti Gianoli  Isabella

Galletti Gianoli Isabella detto/a Filomena Rita Elisabetta Rustichelli

11 Novembre 1835 - 31 Ottobre 1901

Note sintetiche

Scheda

Tra le grandi cantanti della seconda metà del secolo, Isabella Galletti Gianoli fu certo la più amata dai bolognesi che seguirono con orgoglio la sua luminosa carriera che dai teatrini di provincia la portò ai più prestigiosi palcoscenici d’Europa e ancor più apprezzarono l’innata cordialità, la sua generosità e gli sforzi profusi nel conciliare i gravosi impegni professionali con la vita famigliare di sposa e madre di ben otto figli.

Filomena Rita Elisabetta Rustichelli, questo il vero nome, nacque il 30 novembre 1835 a Bologna nella centralissima Corte Galluzzi, all’ombra della basilica di S. Petronio di cui il padre era custode. Fin dall’infanzia aveva rivelato una notevole disposizione per la musica e la sua voce di soprano leggero piacque tanto ad un impresario, Luigi Vedriani che, dopo averle fatto prendere qualche lezione di canto, la fece esordire a sedici anni al teatro di Pieve di Cento. Fu poi un esperto insegnante di canto che, intuendone le potenzialità, si offrì di curare l’impostazione della voce e la consigliò di mutare il nome, da Filomena in Isabella, e sostituire il cognome originario con quello della madre Maria Galletti. A vent’anni, in possesso di una voce estesa, calda e sonora, poteva iniziare la carriera esibendosi nel 1855 a Spoleto e a Venezia con crescente consenso tanto da conquistarsi un lungo contratto, come ‘prima donna assoluta’, con il teatro di Corfù dove rimase sei mesi, sempre molto applaudita e festeggiata, ma sulla via del ritorno scoprì d’essere incinta. Volitiva e determinata, subito dopo il parto, nel carnevale del 1858 cantò a Pesaro con successo e tra tanti ammiratori conobbe il coetaneo Girolamo Gianoli, un pesarese di buona famiglia, e lo sposò il 30 agosto dello stesso anno a Bologna nella chiesa dei Celestini, sua parrocchia. Fu un matrimonio duraturo e soprattutto fecondo dal momento che fu allietato dalla nascita di 7 figli che andarono ad aggiungersi a quello illegittimo.

Riprese a cantare nel 1859 al Comunale di Ferrara con Poliuto di Donizetti, in autunno al Comunale di Bologna dove cantò nel Vittor Pisani di Achille Peri e ne La Lega Lombarda di Antonio Buzzi, riuscendo a valorizzare due spartiti di scarso valore. Nel 1860 al Teatro Grande di Trieste conquistò quel pubblico che anche in seguito l’accolse sempre con favore, fu nuovamente al Comunale di Ferrara, e venne aggregata all’Accademia Filarmonica di Bologna. L’anno seguente a ottobre venne chiamata alla Scala dove piacque ma fu costretta, per il protrarsi di malesseri a dichiarare forfait; migliorò in salute a Genova dove al Carlo Felice cantò negli Ugonotti di Meyerbeer diretta da Angelo Mariani, trionfò anche al S. Carlo di Napoli, pur mancando in varie serate per motivi di salute. Tra il 1861-62 partorì un altro figlio ma nell’autunno del 1862 al Comunale di Bologna deliziava il pubblico con 8 recite del Trovatore e ben 19 della Norma che entrò tra i cavalli di battaglia del suo repertorio. Nel 1863 interpretava Il Trovatore e la Norma a Parma, Faenza, Senigallia mentre in autunno si faceva ammirare a Lisbona; l’anno seguente invece preferì esibirsi non lontano da casa in quanto nuovamente incinta. Nel 1865 era ancora alla Scala offrendo una mirabile interpretazione della Favorita di Donizetti ma non concluse la stagione perché prostrata per la morte del figlio più piccolo.

Rinfrancata ritentò una tournée all’estero, a Vienna e Londra ma, scoprendo d’essere ancora incinta fu costretta a tornare a Bologna. Nel 1866, dopo il puerperio, partì per Madrid (con Norma, Favorita, Otello di Rossini, Trovatore), e potè concludere l’annata in famiglia esponendosi al pubblico affezionato del teatro Corso e del Brunetti. Nel 1867 era per la terza volta scritturata (“pagata a peso d’oro” si disse) alla Scala di Milano ma saltò più di una replica perché in avanzato stato di gravidanza, infine partorì ma potè rimanere solo un mese accanto al neonato perché un nuovo contratto le impose di raggiungere al più presto Pietroburgo dove le giunse la notizia della morte di un altro figlio (il terzo nel giro di pochi anni) e dove cantò in condizioni non ottimali anche a causa del gelido clima. Lasciata la Russia, nel 1868 si esibì a Venezia in primavera ed in autunno al Comunale di Bologna dove cantò nel Profeta di Meyerbeer, per la seconda volta diretta da Angelo Mariani. Nel 1870 a carnevale era al teatro Apollo di Roma, poi a Firenze e a Trento, prima di imbarcarsi per Il Cairo per cantare nella Aida di cui si stava curando il grandioso allestimento ma per note ragioni l’esecuzione venne rimandata. Soggiornò comunque in Egitto e si esibì per molte serate, ma dopo sei mesi era pronta a tornare in patria per cantare a Modena nella Olema di Carlo Pedrotti, una prima assoluta che grazie a lei non si trasformò in un fiasco. Trascorso a casa il tempo necessario a partorire e svezzare il nuovo nato, nel 1873 riprese a spostarsi da un teatro all’altro fino a raggiungere la penisola Iberica prima a Lisbona poi a Barcellona che abbandonò per affrontare un ulteriore parto. Nel 1875 a Firenze interpretava un’altra novità assoluta, il melodramma in 5 atti intitolato Dolores che il compositore Salvatore Autieri Manzocchi aveva scritto apposta per lei e che la Galletti portò in tournées in vari teatri italiani tra il 1876 e il 1877 e si offese non poco quando al Comunale di Bologna la critica non fu favorevole. In questo periodo cominciò a cantare in ruoli da mezzosoprano, mentre il suo fisico appariva decisamente appesantito, e a fatica affrontò gli ultimi viaggi all’estero, a Barcellona e Valencia. Purtroppo l’usura della voce si era fatta evidente e il 29 settembre 1883 a Bologna dopo un concerto si ritirò dalle scene per dedicarsi all’insegnamento. Scelse Milano per aprire una scuola e per seguire l’educazione canora dell’ultima figlia, Carolina Gianoli, che nel gennaio 1899 debuttava proprio a Bologna al teatro Duse. Isabella Galletti si spegneva a Milano nel 1901, avendo accanto il marito e i 4 figli sopravissuti.

Marina Calore

Bibl. A. Orlandini, La favorita di Bologna. La figura e l’arte di Isabella Galletti Gianoli, Cento, Magri, 2007.

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