Salta al contenuto principale Skip to footer content

Renato Gaiani

5 marzo 1890 - 25 aprile 1945

Scheda

Renato Gaiani, da Alfonso e Rita Matteuzzi; nato il 5 marzo 1890 a Bologna; ivi residente nel 1943. 2a tecnica industriale. Operaio meccanico.
Iscritto al PSI.
Ancora giovane, mentre lavorava in fabbrica, divenne attivista, per passare presto a compiti direttivi in seno al sindacato. Nel 1920 - quando Ercole Bucco fu costretto a lasciare la segreteria della CCdL - fu nominato segretario provvisorio, in attesa dell'elezione dei nuovi organi dirigenti. In questa veste, unitamente ai dirigenti della federazione del PSI, partecipò alle trattative con la prefettura e la questura per stabilire le modalità della manifestazione d'insediamento della seconda amministrazione socialista di Bologna, prevista per il 21 novembre 1920. Per quanto assente dalla seduta - nel corso della quale i fascisti assalirono Palazzo d'Accursio, provocando una strage - il 21 marzo 1921 fu arrestato.
La magistratura lo rinviò a giudizio per «concorso per complicità necessaria» nella morte del consigliere di minoranza Giulio Giordani e nel ferimento d'altri 2 consiglieri pure di minoranza, e per avere «eccitato e rafforzato la risoluzione a commettere detti delitti». Processato con altri imputati, davanti alla Corte d'Assise di Milano, il 10 marzo 1923 fu assolto con formula piena e scarcerato. Fu schedato e sottoposto a sorveglianza.
Riprese l'attività politica e divenne uno dei principali dirigenti della federazione del PSI. Il 30 dicembre 1923, mentre partecipava ad una riunione regionale del PSI, presente Pietro Nenni, fu arrestato unitamente ad una quindicina di delegati delle federazioni socialiste della regione. Liberato dopo una breve detenzione, il 20 agosto 1924 fu bastonato da una squadra fascista, in viale Aldini, e lasciato a terra perché ritenuto morto.
Subì arresti il 20 gennaio 1925 e il 18 ottobre  1926. Il 15 aprile 1927 fu fermato ancora e ammonito.
Nel 1930 il suo nome venne incluso nell'elenco degli oppositori al regime fascista, con questa motivazione: «Attivissimo e noto elemento del partito socialista massimalista e attivo propagandista tra le masse operaie. Ex ammonito politico». Nello stesso periodo fu classificato di 3a categoria, quella delle persone considerate politicamente più pericolose, e alla polizia di frontiera venne impartito l'ordine di vietarne l'espatrio.
Il 2 gennaio 1931 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale, con l'accusa di far parte dell'organizzazione bolognese di GL. Rinviato a giudizio per «associazione sovversiva e propaganda», con Gianguido Borghese, Luigi Gaiani, Mario Protti, Alberto Trebbi e altri, il 20 maggio 1932 fu prosciolto in istruttoria, ma non liberato.
Il 7 luglio 1931 fu assegnato al confino per 5 anni per «costituzione del PCI e propaganda» e andò alle Lipari (ME). Il 19 novembre 1932 tornò in libertà, grazie all'amnistia del decennale fascista. In occasione della visita di Hitler in Italia, venne fermato dal 30 aprile al 10 maggio 1938. Fu nuovamente arrestato il 10 agosto 1938, con altri 17 militanti antifascisti, e deferito al Tribunale speciale per ”associazione e propaganda sovversiva».
Rinviato a giudizio il 4 gennaio 1939, l'11 marzo fu condannato a 5 anni di carcere per «costituzione del PCI e propaganda», nonostante fosse iscritto al PSI.
Liberato il 26 luglio 1941, grazie all'amnistia, nel 1942 prese parte alla riorganizzazione del PSI bolognese. Arrestato durante il breve periodo badogliano, per avere organizzato una manifestazione popolare antifascista e pacifista, era ancora in carcere l'8 settembre 1943, al momento dell'invasione tedesca.

Il nuovo regime collaborazionista fascista lo consegnò alle SS e fu deportato nel campo di sterminio di Mauthausen (Austria). Qui morì il 25 aprile 1945.
Alla sua memoria è dedicata una sezione del PSI bolognese. [O]