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Giovanni Battista Frulli

1765 - 1837

Scheda

Dopo una iniziale formazione umanistica, il padre acconsentì a fargli frequentare lo studio dello zio, lo scultore Nicola Toselli, dove fu avviato alla copia di disegni ed incisioni ; l’esperienza proseguì presso Ubaldo Gandolfi per continuare all’Accademia Clementina dove il giovane Frulli si distinse vincendo numerosi premi per il nudo dal vero. In questi anni affianca all’osservazione del reale mediata attraverso lo stile dei Gandolfi lo studio dell’antico, svolto sui gessi delle statue classiche presenti all’Accademia e sulle incisioni della collezione di Massimiliano Gini. L’attività artistica di Frulli inizia con alcuni ritratti, miniati e dipinti su tela, ricordati dalla sua autobiografia e sfortunatamente non rintracciabili. A questo stesso periodo appartengono pastelli e copie di dipinti celebri per raccolte private che gli permisero di approfondire la sua conoscenza dei grandi maestri della scuola bolognese. La sua attività di decoratore lo vede attivo per il Palazzo Comunale nella fase della sua ristrutturazione “repubblicana”, per quello arcivescovile e per vari edifici di Bologna (palazzo Hercolani, palazzo Gnudi, casa Buratti, palazzo Ranuzzi).

Alla Certosa dipinse cinque monumenti di cui solo due, quelli Brunetti e Tanari, sopravvivono; in essi persiste uno stile morbido di derivazione gandolfiana, unito ai nuovi riferimenti neoclassici.
La sua attività si esplica anche nella produzione di incisioni tratte da dipinti celebri e nel restauro. Nel suo studio fu restaurata e trasferita da tavola a tela la Santa Cecilia di Raffaello, destinata al museo del Louvre e dopo la restaurazione restituita alla Pinacoteca di Bologna. Fu professore di figura prima all’Università poi all’accademia di Belle Arti e fu aggregato come membro onorario all’Accademia di S. Luca. Morì a Bologna nel 1837.

Antonella Mampieri