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Paolo Fortunati detto/a Ronchis

26 aprile 1906 - [?]

Scheda

Paolo Fortunati, «Ronchis», da Ettore ed Elda Battistella; nato il 26 aprile 1906 a Talmassons (UD). Nel 1943 residente a Bologna. Laureato in giurisprudenza. Docente universitario alla facoltà di economia e commercio dell'università di Bologna.
In giovinezza lavorò come operaio, come impiegato comunale, come insegnante elementare mentre svolgeva funzioni di segretario di cooperative di lavoro e di consumo a Ronchis di Latisana (UD), mantenendosi agli studi universitari. Già al potere il fascismo nell'ateneo di Padova, dal 1924 al 1925, fece parte del Gruppo goliardico per la libertà e per tale affiliazione venne arrestato nel 1925.
Nel 1928 fu nominato assistente dell'istituto di statistica all'università di Padova. Fu libero docente nel 1933 e vincitore del concorso universitario nel 1934. In questi anni di carriera universitaria fu iscritto ad organizzazioni fasciste e in anni successivi svolse attività propagandistiche.
Nell'università di Palermo tenne conversazioni di mistica fascista. Sul piano scientifico affrontò una vasta problematica con metodologia originale, non ortodossa, tanto che nel mondo accademico di regime fu ritenuto un «estremista [...] comunisteggiante» e - come apparve nel verbale di interrogatorio subito dalla polizia fascista nel corso dell'arresto del 1944 - «un deciso critico dell'ordinamento economico individualista e deciso fautore di un'organizzazione economica che superasse sempre più nettamente i limiti ed i vincoli tradizionali della proprietà privata». Athos Bellettini, esprimendo un giudizio più strettamente scientifico sulla sua attività accademica, ha scritto: «Lo attraggono immediatamente le ricerche concrete attorno ai problemi economici e sociali e ai loro riflessi sulle condizioni di vita delle classi popolari e lavoratrici. I suoi studi vertono sulla mortalità infantile nella città e nella campagna di Ferrara; sulla struttura agricola e sulle condizioni di vita e di lavoro delle masse contadine e bracciantili del Veneto e del Ferrarese; e, poi, quando passa ad insegnare a Palermo, affronta in una serie di ricerche dirette l'analisi delle caratteristiche istituzionali e produttive del latifondo siciliano, dei rapporti sociali su cui esso si regge, della situazione dei lavoratori della terra che vivono sul latifondo [...]. Sono lavori, quelli di questo periodo - continua Bellettini -, che risentono inevitabilmente, in qualche misura, del clima scientifico e politico del tempo. Ma emerge sempre la forte originalità della impostazione, l'interesse sincero e spregiudicato per i problemi reali della società, la capacità critica nell'impiego dell'analisi quantitativa. E soprattutto emergono i risultati delle ricerche, che sono il più delle volte in evidente contrasto con l'ottimismo ufficiale del tempo [...]. Non a caso i [suoi] lavori vennero spesso considerati, in quegli anni, come eretici». Dalla fine del 1941 aderì all'organizzazione clandestina comunista e nel 1942 promosse a Bologna un Gruppo di intellettuali denominato Antonio Labriola. Dopo l'8 settembre 1943 tale Gruppo, sotto la sua direzione, svolse attività di proselitismo, e pubblicò due consistenti numeri di una rivista che assunse il titolo «Tempi nuovi» (luglio 1944; marzo 1945). [I testi integrali, molti dei quali dello stesso Fortunati, sono riprodotti nel volume: L. Bergonzini - L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna, Testimonianze e documenti, vol. II, La stampa periodica clandestina, Bologna, 1969]. Venne arrestato il 20 ottobre 1944 mentre era in corso la battaglia dell'università di Bologna, uno scontro all'istituto di geografia fra nazifascisti e un gruppo di partigiani ivi insediato. Dopo 5 giorni trascorsi agli arresti nella caserma di via Borgolocchi, scampò alla deportazione in Germania per un intervento a suo favore promosso da organismi della Resistenza. Redasse, assieme ad altri, il proclama «Intellettuali: o sarete popolo o non sarete niente. Il miglior esito della cultura è l'azione» a nome di un comitato di liberazione nazionale di intellettuali, e l'«Appello» agli intellettuali, a nome di un gruppo di militanti del PCI. [Il testo integrale del documento è nel volume: L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna, Testimonianze e documenti, vol. IV, Manifesti, opuscoli e fogli volanti, Bologna, 1975]. Operò con altri del Gruppo intellettuali Antonio Labriola, nelle SAP.
Riconosciuto partigiano in qualità di componente del CUMER dall’1 novembre 1943 alla Liberazione. Testimonianza in RB1. Ha pubblicato: In una cella di via Borgolocchi. Processo a me stesso, «Tempi nuovi», marzo 1946; La Resistenza nella storia, Reggio Emilia, 1967; II significato politicoculturale della Resistenza, in XXX Anniversario della battaglia dell'università, Bologna, 1974; Il gruppo «Labriola», in L'Emilia-Romagna nella guerra di liberazione, vol. IV Crisi della cultura e dialettica delle idee, Bari, 1976. [AR]