Entrata in guerra

Entrata in guerra

Scheda

L’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Triplice Intesa giunse al termine di manovre di politica estera ed interna complesse, se non addirittura “avventurose”. Il governo italiano, inizialmente dichiaratosi neutrale, nei primi mesi del 1915 propose agli austriaci un’alleanza in cambio dei territori italiani ancora soggetti all’impero asburgico. Ma dal momento che i contatti diplomatici con Vienna non ottennero i risultati sperati, decise di avviare trattative segrete con Francia, Inghilterra e Russia. Col Patto di Londra del 26 aprile 1915, voluto dal capo del governo Antonio Salandra e appoggiato dal Re, l’Italia si impegnava a scendere in guerra contro l’Austria in cambio del Trentino-Alto Adige, di Trieste e dell’Istria. Il Parlamento, in maggioranza neutralista e tenuto all’oscuro di tutto, inizialmente avrebbe voluto togliere fiducia al governo ma poi, premuto dal Re che arrivò a minacciare l’abdicazione, e intimorito dalle violente dimostrazioni interventiste svoltesi in tutto il Paese, il 20 e 21 maggio si rassegnò infine ad accordare poteri straordinari al governo in vista della guerra, ritenuta ormai inevitabile. Il testo del proclama del 24 maggio 1915 risentì di questo stato di cose. Gli austriaci non vennero nemmeno nominati come nemici forse perché, almeno fino a qualche mese prima, essi erano considerati amici e potenziali alleati. I destinatari furono i soldati, non i cittadini, forse perché la guerra era stata voluta contro la volontà della maggioranza della popolazione e dei suoi rappresentanti. Conseguentemente, si fece appello alle virtù militari più che a quelle civili, al vincolo dinastico più che a quello nazionale. Anche sul contenuto delle "rivendicazioni nazionali" si mostrò una certa reticenza. Nonostante fosse così avulso dalle concrete circostanze storiche, il proclama presentava tuttavia una certa solennità: la frase iniziale poi, in cui la guerra appena dichiarata era posta in continuità con le battaglie del Risorgimento, è passata alla storia. 

Otello Sangiorgi

Il testo del Proclama: SOLDATI DI TERRA E DI MARE! L'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il Comando Supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell'arte, egli vi opporrà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarlo. SOLDATI! A voi la gloria di piantare il tricolore sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri.

Gran Quartier Generale, 24 Maggio 1915

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La Grande Guerra
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Archivio LUCE - La Grande Guerra, Cinecittaluce.

Scoppio della Grande Guerra
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tratto dal film documentario "la Città Rossa nella Grande Guerra" di Alessandro Cavazza e Lorenzo K. Stanzani

L'entrata in Guerra e il forno del pane
L'entrata in Guerra e il forno del pane

tratto dal film documentario "la Città Rossa nella Grande Guerra" di Alessandro Cavazza e Lorenzo K. Stanzani

Per la guerra: il Governo dell'interventista Salandra.
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tratto dal film documentario "la Città Rossa nella Grande Guerra" di Alessandro Cavazza e Lorenzo K. Stanzani

Monumento Ossario della Grande Guerra (parte 3)
Monumento Ossario della Grande Guerra (parte 3)

Approfondimento sul monumento alla Grande Guerra di Arturo Carpi, Filippo Buriani e Ercole Drei, situato presso il Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna. 

Documenti
Classi di leva
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Paolo Antolini, Le Classi di leva. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Tribolazioni di un negoziatore (Le)
Tipo: PDF Dimensione: 1.38 Mb

Luigi Luzzatti, Le tribolazioni di un negoziatore. Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1924.

Salandra Antonio
Tipo: PDF Dimensione: 86.70 Kb

Mirtide Gavelli, biografia di Antonio Salandra. Museo Civico del Risorgimento di Bologna