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Editto del Perdono

16 Luglio 1846

Schede

16 luglio 1846, Pio IX promulga l'Editto del Perdono, larga amnistia per gli oppositori politici sinceramente pentiti. Il provvedimento è generale, per tutte le colpe e tutti i colpevoli di qualche macchinazione contro lo Stato e suscita entusiasmo e speranze intorno alla figura del Papa Liberale. La notizia dell'amnistia giunge a Bologna il 17 luglio e provoca subito manifestazioni di giubilo, grandi illuminazioni e uno strepito grande per tutta la città. Sono 394 gli oppositori liberati dal carcere e 477 quelli che possono rientrare dall'esilio. Tra i bolognesi più noti vi sono Livio Zambeccari, Pietro Pietramellara, Sebastiano Tanari e il giuresconsulto Antonio Silvani. Pellegrino Rossi, diventato ambasciatore francese a Roma, testimonia delle reazioni nella capitale, dove una folla immensa, lagrimante, commossa riceve la benedizione del nuovo Pontefice. Gli amnistiati dovranno giurare sul loro onore di non abusare in alcun modo né tempo dell'atto della sovrana clemenza e di mostrarsi in futuro sudditi buoni e leali. Alcuni dei fuoriusciti, quali Carlo Pepoli e Terenzio Mamiani, rifiuteranno il giuramento, ma otterranno comunque il perdono.

Così viene ricordato da Enrico Bottrigari nella sua 'Cronaca di Bologna': "Il ritorno d’ogni amnistiato è una festa per tutta la Città; si avvicendano con indicibile trasporto di giubilo le domiciliari congratulazioni. Ogni giorno vengono coronati di freschi fiori gli Editi del Sovrano perdono che vedonsi tuttavia infatti né luoghi dove prima furono esposti al pubblico. Il cuore de’ buoni si ripromette un avvenire felice: solo que’ tristi che dal passato disordine ricevevano vita e fortuna si rodono acerbamente per entro all’animo, e s’adirano contro all’improvviso cambiamento politico e contro le sagge provvidenze del Governo, invano hanno essi tentano di suscitare tumulti e turbare quei legami di concordia e di alleanza che uniscono oggi i popoli soggetti alla Romana Sede. Il Card. Vannicelli, ponendo in non cale le dimostrazioni di affetto che Bologna volle in questa circostanza tributargli, con mala fede e con animo ostile alle paterne misure del Pontefice, segnò di propria mano una circolare che accompagnava a tutti i Capi della Magistratura della Provincia d’Editto Sovrano del Perdono, piena di dispotiche e durissime frasi, manifestamente opposte alle idee di clemenza che informarono il Sovrano; ond’è che nell’universale nacque un sentimento di disgusto gravissimo verso questo Rappresentante del Governo. Il malaccorto Cardinale a discolpa propria credè opportuno di riprodurre la Circolare stessa accompagnata da un asterisco riferiva il contenuto della medesima ad una Circolare della segreteria di Stato. Crebbe per questo lo sdegno de’ bolognesi: l’Eminentissimo fu fatto segno di varie umiliazioni, ed un indirizzo acerbissimo gli venne inviato".

In collaborazione con 'Cronologia di Bologna' della Biblioteca Sala Borsa, ottobre 2022.