Schede
Ettore Ventura era un giovane di Vado che tutti chiamavano con quel soprannome, perché figlio di una donna piccola e minuta, che passava dalle nostre case a chiedere la carità, e che veniva comunemente indicata come l’“Aeroplana”. Il passaggio del soprannome dalla madre al figlio era stato automatico: per eredità.
Il Ventura era andato presto coi partigiani, portandosi dietro il suo soprannome. Ma il Lupo, che gli era amico dall’infanzia, dopo qualche tempo cominciò a mal soffrire la sua presenza nella Stella Rossa, perché Aeroplano era un semplicione ma a volte troppo ingenuo, era coraggioso ma anche spavaldo, e con la sua condotta poco equilibrata e qualche volta scriteriata finiva per creare delle situazioni di rischio senza bisogno. Passava da Rioveggio, di giorno, vestito da tedesco. Lo vidi passare da Brigola una domenica all’ora della Messa, e dirigersi tranquillo verso S. Rocco portando un’arma ben visibile appesa alla schiena. Passava a cavallo, sul cavallo di d. Paganini. Un altro giorno venne in canonica a Brigola all’ora del pranzo e si mise a tavola con noi; dopo alcuni minuti suonarono alla porta; la donna andò ad aprire e tornò dicendo: “Ci sono due signori in divisa”. D. Paganini sbiancò in viso; Aeroplano aprì la finestra sul cortile della casa colonica e con un salto si dileguò. I due tedeschi che erano alla porta entrarono e non si accorsero di nulla, si trattennero per breve tempo e se ne andarono. “Per Diena” esclamò d. Paganini appena scomparve il pericolo: era il suo modo d’imprecare. Poi, come per darsi coraggio, aggiunse: “Questa volta l’abbiamo scampata bella…”. Non gli si poteva dare torto.
L’Aeroplano finì per allontanarsi sempre più spesso dalla brigata, con sollievo del Lupo. Gli offriva rifugio la famiglia Ravaglia di Sasso Rosso, dove si diceva che avesse trovato una ragazza, Agostina. Lassù trovò poi la sua fine, tragica, in uno scontro coi tedeschi il 6 settembre.
Giampietro Lippi, La Stella Rossa a Monte Sole. Uomini fatti cronache storie della Brigata partigiana “Stella Rossa Lupo Leone”, Ponte Nuovo editore, Bologna, 1989
[SR]
Il Ventura era andato presto coi partigiani, portandosi dietro il suo soprannome. Ma il Lupo, che gli era amico dall’infanzia, dopo qualche tempo cominciò a mal soffrire la sua presenza nella Stella Rossa, perché Aeroplano era un semplicione ma a volte troppo ingenuo, era coraggioso ma anche spavaldo, e con la sua condotta poco equilibrata e qualche volta scriteriata finiva per creare delle situazioni di rischio senza bisogno. Passava da Rioveggio, di giorno, vestito da tedesco. Lo vidi passare da Brigola una domenica all’ora della Messa, e dirigersi tranquillo verso S. Rocco portando un’arma ben visibile appesa alla schiena. Passava a cavallo, sul cavallo di d. Paganini. Un altro giorno venne in canonica a Brigola all’ora del pranzo e si mise a tavola con noi; dopo alcuni minuti suonarono alla porta; la donna andò ad aprire e tornò dicendo: “Ci sono due signori in divisa”. D. Paganini sbiancò in viso; Aeroplano aprì la finestra sul cortile della casa colonica e con un salto si dileguò. I due tedeschi che erano alla porta entrarono e non si accorsero di nulla, si trattennero per breve tempo e se ne andarono. “Per Diena” esclamò d. Paganini appena scomparve il pericolo: era il suo modo d’imprecare. Poi, come per darsi coraggio, aggiunse: “Questa volta l’abbiamo scampata bella…”. Non gli si poteva dare torto.
L’Aeroplano finì per allontanarsi sempre più spesso dalla brigata, con sollievo del Lupo. Gli offriva rifugio la famiglia Ravaglia di Sasso Rosso, dove si diceva che avesse trovato una ragazza, Agostina. Lassù trovò poi la sua fine, tragica, in uno scontro coi tedeschi il 6 settembre.
Giampietro Lippi, La Stella Rossa a Monte Sole. Uomini fatti cronache storie della Brigata partigiana “Stella Rossa Lupo Leone”, Ponte Nuovo editore, Bologna, 1989
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Note:
2
