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don Dario Zanini, parroco di Sasso Marconi

Schede

Con l’aiuto di Corinna Bertacchi, cognata di d. Fornasini, e di altre donne di Sperticano, proviamo a ricostruire gli avvenimenti del 12 ottobre, quando fra i soldati giunti da pochi giorni nel paese ci fu grande animazione per i fervidi preparativi di una grande festa che fu consumata la sera e la notte a base di abbondanti vivande e bevande e di balli in onore del capitano comandante che compiva gli anni. Anche le donne della canonica preparano dolci per la festa. I tedeschi vollero delle ragazze alle danze della festa e ne presero due fra quelle che erano sfollate nella cantina della canonica: Carla Degli Esposti e Anna Zappoli. D. Giovanni non poté opporsi, ma nemmeno si fidò a lasciarle sole, e decise di accompagnarle nella sala della vicina scuola dove si teneva la festa. Trascorse anche lui gran parte della notte con i tedeschi e con le ragazze. Le riaccompagnò in canonica prima dell’alba e si mise a letto in quella sala. Notte di mistero, su cui si sono poi scatenate le supposizioni e le indiscrezioni dei presunti informati. È ovvio che la presenza del parroco in quella occasione sia stata sgradita ai tedeschi. Ma perché nemmeno le due ragazze hanno mai voluto riferire notizie esaurienti su quella vicenda? E perché non hanno mai voluto confermare le indiscrezioni diffuse? Questo mistero, che permane tuttora, ha sempre impedito di trarre da quella notte indicazioni utili a spiegare ciò che avvenne il giorno successivo, se si vuole collegare la fine di d. Fornasini a quel precedente. Le persone vicine a quella vicenda, infatti, hanno sempre sospettato che in quella baldoria, fra i tedeschi e il sacerdote ci sia stato, complice il vino, uno scontro verbale quanto meno vivace.
A giorno fatto il capitano comandante si presentò a cercare il pastore, affermando che era d’accordo con lui di andare a S. Martino. D. Giovanni era ancora a letto e si alzò a fatica, lentamente. L’ufficiale non ebbe la pazienza di aspettarlo, disse che partiva da solo e che il pastore l’avrebbe raggiunto più tardi sul luogo dell’appuntamento. La mamma di d. Giovanni, turbata da qualche sospetto, supplicava accorata il figlio: “Non andare!”. Lui rispose pacatamente: “È mio dovere, mamma, devo andare”. Si fece portare l’aspersorio e il rituale delle preghiere per i defunti e partì. Erano passate le nove.
Guglielma Rubini non poté accompagnare il parroco come era suo desiderio e come era convenuto; lo vide, tuttavia, con altre donne (Carolina Lipparini, Anna Grappoli e Maddalena Nadalini), mentre passava da Fontana. Una di loro tentò di trattenerlo, di dissuaderlo, ma lui disse che doveva andare a mettere al sicuro il Ss.mo Sacramento a S. Martino e proseguì da solo per l’erta di Campidello, con la corona in mano, recitando il Rosario.
A mezzogiorno il comandante, di ritorno, entrò in canonica, per il pranzo: poteva essere già salito a S. Martino in così breve tempo? D. Giovanni non si vide a quell’ora e nemmeno più tardi. Alla sera il capitano era di nuovo lì per cena. Ma del prete ancora nessun segnale. La Corinna si fece coraggio e chiese al capitano: “Il pastore?…”. La risposta fu fredda, agghiacciante: “Pastore Kaput!”. La madre diede inizio ad un’attesa ansiosa, fatta più di lacrime rassegnate che di impossibile speranza. Luigi, invece, non credette mai alla morte del fratello, convinto che avesse attraversato il fronte, finché lui stesso non ne ritrovò la salma il 22.4.1945, a guerra finita, dietro il cimitero di S. Martino, con la testa staccata, e lo compose in una bara fatta con le tavole di una cassetta da uva, seppellendolo il 24 nel cimitero di Sperticano.

Dario Zanini, "Marzabotto e dintorni 1944", Ponte Nuovo editore, Bologna, 1996
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Note
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