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Giuseppe Costetti

13 Settembre 1834 - 1928

Scheda

Giuseppe Costetti, nato a Bologna il 13 settembre 1834, si era laureato a vent’anni in Legge ma sembrava più incline a stender copioni che a starsene chiuso in uno studio legale, bazzicava infatti spesso tra gli artisti di teatro tenendo sottobraccio l’ultimo componimento, e in quegli anni non era l’unico a farlo, con la speranza che qualche capocomico accettasse di rappresentare la sua produzione.

Un primo risultato lo ottenne nel 1854 allorché al teatro del Corso il capocomico Feoli accettò di recitare un suo dramma in 2 atti, La scuola dei generosi, durante la propria serata di beneficio, ma sul manifesto comparve, al posto del nome dell’autore, la laconica dicitura “di penna bolognese”. L’anno successivo strinse amicizia con un giovane romagnolo che sbarcava il lunario scrivendo romanzi d’appendice, Luigi Gualtieri, insieme stesero un dramma romanzesco intitolato Morte del Conte di Montecristo, che venne recitato con un discreto successo dalla compagnia Asti, ed un secondo dramma vagamente storico intitolato Nerone, scritto apposta per il grande attore Tommaso Salvini e da lui interpretato nella sua serata di beneficio all’Arena del Sole nell’estate del 1856. Rimasto senza il collega Gualtieri che preferì tentar fortuna a Milano, Costetti, che per sua stessa ammissione era “proclive sempre a strafare”, si cimentò in tematiche più ambiziose con Il Conte di San Giusto e con La famiglia Kepper, dramma in 4 atti recitato al teatro del Corso dalla compagnia Lombarda, che non gli fruttarono però alcun compenso in denaro né meritarono d’esser stampati. Decise allora di puntare sul filone dei drammi biografici prendendo spunto dalla vicenda breve e appassionata di Maria Malibran; stese sull’argomento ben 5 atti e offerse il copione al capocomico Napoleone Tassani che aveva esaurito il suo repertorio durante le recite date all’Arena del Sole e non aveva nulla di nuovo da presentare al pubblico del teatro del Corso. Il Tassani accettò subito il dramma inedito e dopo poche prove lo mise in scena con successo, lo dovette replicare più volte e subito appresso varie altre compagnie chiesero di inserire il dramma nel loro repertorio mentre le prime attrici fecero a gara per interpretarlo. Costetti ne ricavò un discreto gruzzolo in diritti d’autore ed ebbe la soddisfazione di vederlo stampato (G.Costetti, Maria Malibran, dramma in cinque atti e due epoche, Milano, Natale Battezzati, 1858). Si resse sulle scene dell’Arena del Sole anche il successivo dramma Leonardo da Vinci ma non gli fruttò alcun guadagno per cui si adattò a fare l’impiegato e fece anche carriera fino a diventare Capo Divisione al Ministero dell’Istruzione, ma nel tempo libero continuò a scrivere per il teatro, ora puntando sul patetismo con Un tozzo di pane e con Per mio figlio, ora tentando la satira di costume con Le Mummie, che è una sorta di caricatura degli impiegati statali, ora prendendo parte alla collettiva euforia unitaria con il dramma in 5 atti con prologo Dio protegga l’Italia o il Decennio del 1849-59, cui fece seguito, pochi mesi appreso, il pasticcio storico patriottico intitolato Silvio Pellico o i Carbonari del 1821 scritto dal ricomparso Luigi Gualtieri, dati entrambi al teatro del Corso.

Costetti poi cominciò a partecipare ai vari concorsi drammatici che, dopo l’Unità d’Italia, si bandivano allo scopo di costituire un teatro nazionale. Il suo Figlio di famiglia nel 1864 vinse un premio, un altro toccò ai Dissoluti gelosi nel 1871. Infine la commedia storico-patriottica Libertas presentata al concorso Città di Torino vinse nel 1881 il primo premio, venne interpretata dal grande Ernesto Rossi ed iniziò un giro trionfale per l’Italia. Il titolo Libertas si riferisce al motto che compare sul gofalone di Bologna e nella Bologna immediatamente pre-giacobina è ambientata la commedia che narra un episodio in cui si scontrano il declinante oscurantismo ridotto a vuoti cerimoniali e le sempre più diffuse idee illuministe. A parte il tema di fondo che ancora ad un secolo di distanza si presentava attuale (lo scontro diretto dopo il 1870 tra Stato e Chiesa), spicca la figura del protagonista, il marchese Orsi, anziano neo Gonfaloniere, consapevole della vanità della sua carica, ben tratteggiata e ideale per un grande attore. Si tratta dunque di una buona commedia meritevole del successo con cui fu accolta ovunque fu rappresentata ed insieme un affettuoso omaggio dell’autore alla sua città natale. La sua recita a Bologna, da parte della compagnia Ciotti-Aliprandi, che era prevista al teatro del Corso per il 30 gennaio 1882, preceduta da una campagna pubblicitaria fuor dell’usuale, lasciò il pubblico della prima sera un poco freddino, il che non escluse le richiestissime repliche delle serate succesive. Aprì inoltre la strada ad un’altra commedia storica, Il Cardinal Lambertini (1905) di Alfredo Testoni, destinata a rimanere a lungo sui palcoscenici italiani. Costetti in seguito scrisse sempre meno per il teatro: si ricordano tra le ultime cose Un dramma alla finestra, scene romagnole, al cui debutto al teatro del Corso nel settembre del 1885 volle presenziare, e La moglie di Caino, del 1886, entrata a far parte del repertorio di Eleonora Duse.

Pur avendo al suo attivo più di una trentina di produzioni tra drammi e comedie, in complesso di buona fattura e ben accolte dal pubblico, non volle mai riunirle in una raccolta monografica, consapevole forse che sarebbe presto stato dimenticato, invece il suo contributo come storiografo del teatro italiano, di cui fu testimone in prima persona, talora protagonista, e sempre acuto osservatore, rimane ancora oggi imprescindibile per tutti coloro che si accingono a studiare la civiltà teatrale del XIX secolo. Dopo aver dato alle stampe le piacevoli e autobiografiche Confessioni di un autore drammatico (Bologna 1883), i Bozzetti di teatro (Bologna 1887) e la documentata monografia dedicata alla Compagnia Reale Sarda e il teatro italiano dal 1821 al 1855 (Milano 1893), una volta andato in pensione, potè completare la stesura di un ponderoso volume intitolato Il teatro italiano nel 1800 (Rocca S. Casciano 1901). Amato e stimato, negli ultimi anni si limitò a fare qualche intervento come critico teatrale e moriva a Roma nel 1928.

Marina Calore