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Sigismondo Conti Castelli

2 novembre 1790 - 24 settembre 1826

Scheda

Figlio di Gaetano di Pietro Conti Castelli e di Anna di Sigismondo Malvezzi, era nato il 2 novembre 1790, e fu battezzato con i nomi di Sigismondo Alessandro Maria Raffaelle Lorenzo Petronio Baldassarre (Carrati, Nascite, B 880, c. 59; B 698/2, tav. 36). Studiò nel collegio San Luigi negli anni 1797-1808 (Boffito, Fracassetti, p. 11*), e nel 1814 fu tenente del secondo reggimento di Guardia Nazionale («Giornale del Dipartimento del Reno» 16 aprile 1814). Dal 1810 al 1823 (vale a dire per tutto il periodo in cui ebbe sede nel palazzo Lambertini già Vizzani in via Santo Stefano) fu membro della Società del Casino (Elenco, n. 210). Nel 1825 fu aggregato al Collegio Filologico fondato nel luglio di quell’anno per effetto della riforma di Leone XII (Mazzetti, Memorie, p. 238). Morì celibe, di tisi, nella casa di famiglia in Strada Maggiore, il 24 settembre 1826 (Foglio sepolcrale C 17 n. 1653).

Dieci giorni prima aveva fatto testamento, sentendo che “i molti, e non piccoli mali che continuamente travagliano questo infermo mio corpo, e che malgrado le cure, ed i rimedj della Medic’Arte si accrescono ogni dì di numero, e di gravità, mi fanno avvisato non avere ad essere per me molto lontano l’inevitabile giorno della mia morte”. Con esso, lasciò la biblioteca al Collegio Venturoli, e agli amici Giovanni Marchetti e Vincenzo Valorani; istituì una rendita presso la chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore per fare ogni anno una dote a una onesta zitella della parrocchia; beneficò l’Ospedale degli Abbandonati (20 scudi) e l’Opera dei Vergognosi (2.000 scudi); si ricordò della servitù, destinando una pensione vitalizia al cameriere Giovanni Biagi e alle cameriere Geltrude e Imelda Lapi, e una regalia alla vecchia cameriera già in pensione Cristiana Rubini; condonò un debito di otto scudi alla Società del Casino, che all’atto del trasloco nella nuova sede di palazzo Amorini Bolognini aveva venduto tutti i mobili e diviso il ricavato fra i soci attivi. Lasciò alla cognata Elena Salimbeni Bartolini, moglie del fratello Pietro, un orologio da tavolo. Ricordò le nipoti: Caterina Dondini (moglie del conte maceratese Nicola Romani) figlia di sua sorella Laura, e Giuseppina Conti Castelli, figlia di suo fratello Sebastiano, lasciando a ciascuna 2000 scudi. Quanto ad Adelaide, figlia di suo fratello Gioachino, pur dicendola “ugualmente amata”, non ritenne di lasciarle nulla, perché già beneficata sufficientemente dal padre, morto l’anno precedente. Erede universale nominò il fratello maggiore Matteo (B 4132 n.18).

Silvia Benati