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Confederazione italiana dei lavoratori, (CIdL)

1918 - 1926

Schede

Prima del fascismo i lavoratori cattolici bolognesi aderivano ai “sindacati bianchi”, il più diffuso dei quali fu l’Unione del lavoro provinciale.
Nel marzo 1918 questi sindacati diedero vita ad una struttura nazionale - analogamente a quanto avevano fatto le Camere del lavoro con la CGdL - chiamata Confederazione italiana dei lavoratori.
Aveva un programma interclassista e favorevole alla collaborazione tra capitale e lavoro, perché «nella collaborazione di classe sta la formula e la via dell’avvenire».
La CIdL era legata al PPI da un patto d’alleanza. Primo segretario nazionale fu Achille Grandi.
Fu sempre schierata su posizioni antisocialiste. Nell’estate 1922 non entrò nell’Alleanza del lavoro e non condannò la violenza fascista.
Dopo la “marcia su Roma” Giovanni Gronchi, membro della segreteria, abbandonò la carica ed entrò nel governo Mussolini. Grandi difese l’autonomia della CIdL dalle influenze della destra del PPI e cercò di portare il sindacato su un terreno di netta opposizione al regime fascista.
Pur essendo sottoposti alle pressioni della destra clericale e dell’Azione cattolica, i sindacalisti bianchi - in particolare Grandi, Gronchi (dopo avere abbandonato il governo) e Giuseppe Rapelli resistettero sino alla fine del 1926, quando il fascismo soppresse le residue libertà. L’0rganizzazione bolognese della CIdL era l’Unione del lavoro. [O]