Compasso

Compasso

Scheda

“Significa per sé stesso quasi sempre misura, perché è il più comodo istumento che sia in uso per misurar le cose, per non avere in sé segni o termini fissi, e per potersi adattare a tutti i segni e termini ai quali si stende con le sue punte...Significa ancora il compasso infinità, e perché il suo moto in circolo non ha termine, e perché ad infiniti termini si può adattare, e perché operando sta insieme in quiete ed in moto, è uno e non uno, congiunto e disgiunto, acuto ed ottuso, acuto dove si disgiunge, ottuso dove si unisce” (Ripa). Questa enfatica definizione del geniale secentista spiega le molteplici applicazioni del compasso come simbolo di misura, ragione, regola, proporzione, ordine, metodo, ed – in senso traslato – di pratica (con le punte in basso), teorica (con le punte in alto), parsimonia, prudenza e simili. Ordin io sono, tel mostra / Questo che innalzo e colla man sostengo / Orbe, figura del rotante immenso / Fedele al moto, ond'io gli imposi: io prima / Eterna idea dell'architetto eterno. (Cesarotti).

Il compasso venne assunto tra i simboli gnostici della massoneria, e fu trovato scolpito con altri simboli su tombe di templari, perché mantiene l'uomo nei giusti limiti verso il suo simile, e prescrive al massone di elevare a sé d'intorno una barriera contro l'invasione del vizio e dell'errore (O. Dito). Altri affermano che tra gli utensili della massoneria il compasso è il cielo, ossia la perfezione a cui l'uomo deve tendere costantemente, come la squadra è la terra, ove le sue passioni lo ritengono. Così il vero massone si dice trovarsi “fra la squadra e il compasso” per significare ch'egli è scevro di materiali affezioni aspirando alla perfezione. Giorgio Sand descrive una rissa tra massoni, ed è ricordata la battaglia avvenuta fra i “figli di Salomone” da una parte e quello dei seguaci di père Soubise e di maitre Jacques tra Avignone ed Arles (1730). Convennero allora sul pianoro della Crau tutti i compagnons di Provenza “con le squadre e i compassi non appesi, in miniatura, alle orecchie, o ricamati sulle sciarpe, ma in mano; non a guisa di ornamento, ma a guisa d'armi; e la mischia fu lunga e feroce, e soltanto il sangue e la morte la sedarono” (Campolonghi). Si cantò poi: Vivent les Gavots / Au compas, à l'équerre! / Vivent les Gavots / Dans la plaine de la Crau!

Il compasso rotto è simbolo di ragione sregolata (Noel) L'azione del compasso è così descritta dal fantasioso poeta secentista, nell'epigramma di Euclide: Del compasso geometrico le piante / Per sentiero immortal ressi in maniera, / Che l'un piede appoggiai saldo, e costante / Su 'l punto fisso della gloria vera, / Con l'altro in giro mobile rotante, / E dilatato in spaziosa sfera, / Tirando al nome mio linea infinita, / Venni un cerchio a formar d'eterna vita. (Marino). E' celebre la lapide di Teramo (sec. XIV), nella quale sono raffigurate due teste affrontate con la lingua trapassata dal compasso e con il motto: “A lo parlare agi misura”. Essa fu posta in memoria dell'orrenda impiccagione ordinata da Giosia Acquaviva, signore della città, di tredici partigiani della famiglia Melatina, antagonisti degli Antonelli de Valle, per il pretestato scopo di comporre il dissidio della fazioni cittadine (Pannella).

(Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922 - febbraio 2022). Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui. Per approfondire il tema della simbologia massonica cliccare qui.

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