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Commissione d’inchiesta alleata sui crimini commessi a San Martino

Schede

OGGETTO: CRIMINE DI GUERRA - Uccisione di circa 80 civili Italiani e distruzione del villaggio di SAN MARTINO, Comune di MARZABOTTO, da parte delle truppe della 16 SS.

Le mie informazioni rivelano che il villaggio in questione è SAN MARTINO e NON SAN MARTELLO, come dichiarato dal Soldato semplice LEGOLL. Questo massacro venne trattato in un precedente rapporto 78/WC/45/12 datato 15 Maggio 45.
Questo villaggio è uno dei molti piccoli nuclei distrutti durante l’ampia azione contro i Partigiani verso l’ultima parte del Sett. 44, nei Comuni di MARZABOTTO, VADO, e VERGATO dove è stato stimato che oltre 2000 uomini, donne e bambini vennero massacrati dalle truppe Tedesche.
Tutta l’area subì considerevoli danni durante la parte finale dell’offensiva Alleata su BOLOGNA e numerosi corpi rimangono ancora sparsi sulle montagne. La località è pesantemente minata, ma il processo di recupero dei corpi è ancora in esecuzione da parte dei locali Partigiani e ci sono ancora oltre 200 persone di cui si deve rendere conto.
Dal momento che un’alta percentuale della popolazione è stata uccisa ed è stata attuata una estesa evacuazione dei sopravvissuti, gran parte dell’area è praticamente disabitata, ed è stata incontrata una grande difficoltà nel trovare testimonianze attendibili.
Comunque, è stato accertato dalla deposizione di MUSSOLESI [Musolesi] Guido, che l’attività Partigiana era diffusa in questa località durante i mesi precedenti il Sett. 44, e il loro particolare gruppo indusse il Comando Tedesco a prendere una drastica risoluzione. È stato accertato dal piano d’attacco, segnato come Documento “A” (che venne ottenuto da fonti tedesche) che la “Brigata Partigiana STELLA ROSSA Lupo” teneva posizioni abbastanza forti nelle montagne e che il Comando Tedesco nell’area stimava necessario spiegare le Unità come precisato con l’intenzione di scacciarli dalle colline. MUSSOLESI [Musolesi] testimonia quanto all’esattezza della loro disposizione come mostrato nella carta, e che suo fratello MUSSOLESI [Musolesi] Mario (ora deceduto) era il Comandante, e che i Tedeschi durante l’azione massacrarono donne e bambini.
Prendendo in considerazione il numero di Unità Tedesche coinvolte è abbastanza evidente che l’azione venne pianificata da alcuni Ufficiali di alto livello, è possibile dal Comandante di Divisione, che in quel momento è accertato essere stato il Maggiore Generale (Gruppenführer) SIMON, 16ª SS Pz Gren Division.
Che questa Divisione fosse nella zona è confermato nelle deposizioni già acquisite dai PsW Tedeschi, cioè SS VOLKE, DOHLE, e LEFOR, tutti della 10ª Compagnia, 36 SS PG Regiment, che affermano di essere passati dal distretto di PISA-MASSA a Sud di Bologna verso la fine del Sett. 44.
Un altro PW, SS GUTENBERGER, 11ª Compagnia 35 SS PG Regiment, realmente ha visto i membri del 16 SS Tank Bn arrestare dei civili, e poi ha visto tredici cadaveri appesi a uno steccato a CASALECCHIO DI RENO, circa alla metà di Ottobre. Questo è anche riferito dal Capitano SCHMIDT Manfred (Hauptsturmführer) del 16 SS Tank Bn, che quando accusato di avere dato ordine di giustiziare i civili ha affermato che le istruzioni erano date dal Comandante di Divisione, Maggiore Generale SIMON, o dall’Intelligence Ufficiale Maggiore LOOS.
Benché questa località fosse leggermente al Nord del luogo dove accadde il massacro di grandi proporzioni, trovai le fosse di un certo numero di truppe SS molto più a Sud. In una località fra LAGARO e CREDA (MR 7417), scoprii un piccolo cimitero Tedesco che conteneva circa trenta corpi. Gran parte delle croci di legno erano state distrutte, ma fui in grado di decifrare i dati dei sotto elencati:
- Rotten führer JANS Artur N. 5494
- 5ª Compagnia 35 SS Regt. 16 SS Div.
- Offz Walter WESTERMATER FPN 13537.
- 14/GR 1060. Ucciso il 19.9.44.
- O/Gefr Edward ZUMPE. Ucciso il 21.9.44.
- WILH BERGER No. 1334. Ucciso il 22.9.44.
- O/Gefr REINHARD LUTZEL. 57755E.
- A Tk Bn 334. 5 Compagnia. Ucciso il 30.9.44.
- SS Pz Gren. RICKMAN, A. 6 SS Pz Gr 35.
- K/A 30.9.44
Da un capo all’altro dell’area della rappresaglia ci sono altre fosse isolate di parecchi uomini delle Unità note come appartenenti alla 16a SS Pz Division, e dalle date è facilmente ovvio dedurre che vennero uccisi durante l’azione contro i Partigiani.
TONELLI Emma, di MONTORIO n. 15 (MR L 7722) dichiara che circa il 25 o 26 Sett. 44, le truppe Tedesche occuparono il villaggio e un Ufficiale e tre Sottufficiali andarono a vivere nella sua casa. Fuori posero un segnale con le lettere SS e un’altra parola che non riesce a ricordare, e usarono la sua casa come Quartier Generale. Alla fine del mese ricorda che l’Ufficiale ritornò dopo essere stato fuori tutto il giorno e chiese (attraverso il suo interprete) di guardare attraverso la finestra più alta della casa. Questi e l’interprete allora si recarono al piano superiore e sembrarono avere grande interesse per le numerose case contadine che si vedevano bruciare da un capo all’altro della valle. Non ricorda dove passarono, ma l’Ufficiale e il suo uomo lasciarono il villaggio il 2 Ott. 44, ed ella pensa che andarono a SASSO (MR 8138) che è posto a Sud di BOLOGNA.
Non sono stato in grado di trovare traccia di un altro Quartier Generale Tedesco nel villaggio così sembrerebbe che dalla deposizione del Soldato semplice LEGOLL, la casa TONELLI fosse il luogo usato dal Tenente (Obersturmführer) SEGELBRECHT, 1 Sqdn. 16 SS Recce Bn, come alloggio. La Signora TONELLI non è sicura del rango nell’Esercito Tedesco, ma a giudicare dal ruolo importante assunto dall’Oberscharführer BOEHLER, dall’Unterscharführer WOLF e dal Rottenführer KNAPPE, nella rappresaglia di SAN MARTINO, e la loro stretta cooperazione con SEGELBRECHT, è molto probabile che fossero i tre Sottufficiali che soggiornavano con l’Ufficiale nella sua casa.
Il Soldato semplice LEGOLL aggiunge che l’Obersturmführer SEGELBRECHT si rivolse loro la sera del 28/29 settembre 44, spiegando che essi stavano per essere impiegati in un’azione contro i Partigiani e che il Bn Comandante, SS Sturmbannführer RAEDER [Reder], aveva ordinato lo spietato sterminio di tutta la popolazione civile che avessero incontrato, qualora fosse fatto fuoco.
Di conseguenza la rappresaglia cominciò la mattina seguente e le Unità Tedesche (compresa la Compagnia di LEGOLL) come mostrato sul Documento “A” cominciarono a circondare i Partigiani, dopo aver fatto precedere l’attacco da un cannoneggiamento.
MOSCHETTI Armando e suo fratello Alfonso, entrambi di San Martino, raccontano che la mattina del 29 Sett. 44, la loro casa venne cannoneggiata e essi scapparono nei boschi lasciando indietro le loro famiglie. Al ritorno tre giorni dopo essi trovarono la casa completamente distrutta e sette membri della famiglia morti. Iniziarono a raccogliere i corpi che giacevano attorno al villaggio e erano riusciti a seppellire circa 48 corpi quando furono arrestati dalle truppe SS e portati nel villaggio di CERPIANO che è posto in cima a una collina distante circa due chilometri. Qui vennero fatti lavorare e la notte vennero rinchiusi in una cantina. Entrambi gli uomini dichiarano di avere visto nel villaggio un Ufficiale che aveva il braccio sinistro amputato sotto il gomito.
(…) Prendendo in considerazione la parte avuta dalla 1° Recce Unit soltanto, e il numero delle altre Unità coinvolte, la natura collinare dell’intero distretto, il cannoneggiamento, i colpi di mortaio, il combattimento con i Partigiani in ritirata, l’indiscriminato massacro di donne e bambini, il rastrellamento e la successiva fucilazione di alcuni dei prigionieri e lo stato di panico generale fra i contadini, ci si può giustamente rendere conto di come sia stato difficile arrivare a una concisa immagine di ciò che realmente accadde in ognuna delle case contadine sparse e nei piccoli villaggi.
MUSSOLESI [Musolesi] Guido, che assunse il comando dei Partigiani in ritirata quando suo fratello Mario (LUPO) venne ucciso vicino a SAN MARTINO il 29 Sett.44, testimonia che egli vide per lo meno 150 corpi di Tedeschi, Partigiani, donne e bambini dentro e attorno a CERPIANO e SAN MARTINO, e che circa una settimana più tardi contribuì alla sepoltura di alcuni di questi.
Poiché la zona è pesantemente minata non è possibile visitare ognuno dei piccoli villaggi e delle case contadine coinvolte. Un sentiero è stato liberato verso SAN MARTINO e CERPIANO, ma ci sono bombe di mortaio e munizioni inesplose sparse ovunque. Le costruzioni dapprima distrutte dai Tedeschi furono più tardi usate come punti di difesa da questi, e furono di conseguenza distrutte con cannoneggiamenti e bombardamenti aerei Alleati. Dove le aree minate erano delimitate con l’avanzare della fanteria i nastri sono stati spezzati e portati via dal vento e appena al di fuori dei deserti resti di SAN MARTINO il sentiero è bloccato dai resti di un carro armato Sherman minato e dai rottami di una jeep, senza alcuna indicazione quanto a “sentiero sicuro”.
In considerazione della estesa area sopra la quale i civili vennero uccisi e del numero di truppe impegnate nella rappresaglia, non è stato possibile identificare la responsabilità per ogni uccisione, o serie di uccisioni in ogni singolo villaggio, di ogni particolare soldato eccetto nel caso di quelli di cui ha riferito il Soldato semplice LEGOLL nella sua dichiarazione, e cioè:
- SS Sturmbannführer RAEDER [Reder], Ufficiale Comandante 16a SS Recce. Bn.
- SS Obersturmführer SEGELBRECHT, Ufficiale Comandante 1 Sqdn 16 a SS Recce. Bn.
- SS Unterscharführer WOLF
- SS Sturmann PIELTNER
Ovviamente, la responsabilità per l’intera rappresaglia cade sul Comando di Divisione in unione con i Comandanti Ufficiali delle sotto menzionate unità, che, come visibile dal disegno “Documento A”, vennero inserite o presero parte nell’operazione.
(…) Il disegno denominato in questa raccolta di documenti come “Documento A” è una copia fotografica di una pagina fuori testo incollata fra pagina 12 e pagina 13 di un Opuscolo Militare Tedesco Ufficiale intitolato “ACHTUNG BANDEN GEFAHR” che fu preso da MUSSOLESI [Musolesi] Guido in una tipografia usata dai Tedeschi a Bologna. La pubblicazione porta le parole “GENERALKOMMANDO I. FALLSCH KORPS. FUHRUNGSGRUPPE Ic.Gef. St. 29.3.45” e tratta delle numerose formazioni di Forze Patriottiche in Italia, del loro metodo di attacco, e del tipo di armi usate. I due documenti “B e C” sono copie fotografiche delle firme alla fine dell’opuscolo, cioè “HEIDRICH”, Generale del FALLSCHIRMTRUPPEN, e “Dr. EVERSHEIM”, F. d. R. Tenente. L’opuscolo originale è adesso nelle mani di MUSSOLESI [Musolesi] Guido, comandante della Stella Rossa (LUPO) Gruppo Partigiano, BOLOGNA, e può essere prodotto ogni volta che sarà richiesto.
Testimonianza dichiarazioni, documenti, e Pro Forma allegati.
Campo. C. EDMONDSON, W.O.II
Estratto dal fascicolo prodotto dalla commissione d’inchiesta (Rapporto n. SIB. 78/WC/45/25, 78 Sezione, Special Investigation Branch, Corps of Military Police, CFM., 30 Ottobre 1945)
[PR]
Note
8