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Eugenia Codronchi Argeli detto/a Sfinge

15 Aprile 1865 - 2 Giugno 1934

Scheda

Solo gli “addetti ai lavori” potrebbero ricordare una scrittrice dell’Ottocento che assunse l’enigmatico nom de plume “Sfinge”. Chi si cela a dietro tale pseudonimo? Era Eugenia Codronchi Argeli, figlia del conte Giovanni, uomo politico gia’ ministro della Pubblica Istruzione e vicepresidente del Senato.

Eugenia era nata a Imola il 15 aprile 1865. La sua produzione letteraria fu vastissima: pubblico’ soprattutto novelle e romanzi, ma anche saggi e recensioni per periodici e quotidiani nazionali (dalla “Nuova Antologia” a “Il Resto del Carlino”). Le protagoniste dei suoi lavori erano quasi sempre donne, ma non quelle che la sua epoca prevedeva vivere all’ombra di una figura maschile, bensì, donne anticonformiste, alla ricerca di una vita autonoma, use anche ad un linguaggio spregiudicato. Alla scrittrice piaceva viaggiare e non visse solo a Imola o nella vicina Bologna, ma anche a Napoli e a Palermo. Di aspetto fisico assai gradevole, era stimata da Carducci, Panzacchi e Pascoli e frequentava circoli letterari. Non si sposo’ mai: convisse a lungo con Bianca Belinzaghi, anche lei scrittrice nota con il nome maschile di Guido di San Giuliano. Passo’ l’ultima parte della sua vita nella splendida villa che possedeva la sua famiglia nei pressi di Castel San Pietro e che aveva ugualmente assunto il nome di Sfinge. In questa casa morì il 2 giugno 1934. Nella fotografia tratta dall’archivio Fotografico delle Collezioni d’arte e di Storia della Fondazione Carisbo si può ammirare lo splendido ed imponente edificio, purtroppo successivamente demolito. Oggi grande parte delle sue carte d’archivio e dei suoi scritti sono conservati presso la Biblioteca Comunale di Imola.

Daniela Schiavina

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.