Cleto Comellini, comandante di battaglione della Stella Rossa

Scheda

All’inizio della primavera del 1943, vivevo con la famiglia nei dintorni di Vado e fu all’epoca che conobbi Mario Musolesi, detto il Lupo. Un giorno il Lupo mi disse che era giunto il momento per ogni buon italiano di contribuire alla formazione di un esercito partigiano da opporre al fascismo e all’esercito tedesco in particolare. Dopo qualche settimana seppi che il Lupo aveva fatto aprire l’ammasso del grano di Vado e ne aveva distribuito il contenuto alla popolazione più bisognosa del luogo. Questo fatto fece buona impressione su tutti ed io ne rimasi addirittura entusiasmato, tanto che, quando lo rividi, gli dissi che poteva senz’altro contare su di me.
In seguito conobbi anche Gianni Rossi, Alfonso Ventura, Sugano Melchiorri, il fratello del Lupo, Guido, e pochi altri, ed insieme iniziammo a costruire dei rifugi, ad accumulare delle provviste, e principalmente delle armi, in modo da potere raccogliere e dare assistenza a tutti quelli che scappavano dai tedeschi: tra questi ricordo i prigionieri fuggiti dai treni in transito sulla “Direttissima”: gli inglesi Steves e Bob,l’indiano Sad e lo scozzese Hoff [sic].
Costituimmo così il primo gruppo della brigata “Stella Rossa” con a capo il Lupo. La prima sede di comando della brigata fu Ca’ di Germino (località nelle vicinanze di Vado), il domicilio del nostro compagno d’armi Alfonso Ventura. Immediatamente cominciò l’attività armata e la nostra forza cresceva ogni giorno per l’arrivo di nuovi giovani, la maggioranza dei quali, però, era senza armi.


Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. V, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1980
[RB5]
Note
7
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