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Claudio Quarantini, partigiano della Stella Rossa

Schede

Intanto i contrasti relativi alla impostazione della strategia generale da dare alle formazioni si accrescevano. I punti di maggiore contrasto erano:
1) come era già emerso in precedenza, il Lupo era per una ripresa delle posizioni nell’intorno di Monte Sole e delle montagne che degradavano a sinistra sul fiume Setta e a destra sul fiume Reno, partendo da Sasso fino a Grizzana, che per lui dovevano essere il teatro di operazioni della Brigata. Egli era sostenuto in questa convinzione da numerosi partigiani della zona i quali adducevano come motivi prevalenti il fatto che conoscevamo quelle montagne palmo a palmo e quindi si trovavano favoriti in eventuali scontri con i tedeschi. Conoscevano inoltre i contadini i quali sostenevano apertamente il movimento partigiano e sui quali si poteva sicuramente contare. Quindi, in pratica, queste considerazioni portavano a stabilire che la Brigata doveva operare permanentemente in una zona estremamente delicata e importante, che i tedeschi non avrebbero lasciato indisturbata per molto tempo (si tenga presente pure che due strade vitali per i rifornimenti scorrevano lungo i fiumi Setta e Reno). Come già in precedenza ho detto, per considerazioni sul tipo di armamento, sull’entità delle forze, per l’impossibilità di sostenere lo scontro frontale, un’altra notevole parte dei partigiani escludeva la permanenza continua in quei luoghi ed insisteva sulla guerriglia mobile (attaccare e sganciarsi) ritenuta molto più favorevole alle nostre formazioni.
2) Un altro punto di contrasto era rappresentato dal fatto che il Lupo non voleva un contatto permanente con il CLN ed era assolutamente contrario alla presenza di commissari politici nelle formazioni. Egli adduceva a motivazione di queste opinioni che non voleva ingerenze in una formazione da lui creata e diceva che questa autonomia gli aveva procurato il vantaggio di avere avuto delle preferenze da parte inglese con i lanci effettuati già in maggio. Altri sostenevano l’esigenza di un collegamento unitario di tutte le forze della Resistenza sotto un comando unico, il CUMER, e la necessità della presenza dei commissari politici che avrebbero potuto aiutare ad introdurre nella formazione un’educazione politica di cui certamente si sentiva una forte necessità.
Avvenne quindi, per questi motivi principali, la separazione della formazione in due grossi gruppi: uno facente capo al Lupo e un altro che scelse come comandante Sugano, che era comandante di battaglione. Ad evitare che la rottura assumesse degli aspetti più gravi i partigiani che facevano capo a Sugano lasciarono al Lupo (dietro sua esplicita e pressante richiesta) tutte le armi avute dai lanci, tenendosi solo le armi catturate al nemico nei vari scontri avuti.

Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. III, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1970
[RB3]
Note
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