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Chiesa di S. Croce e S. Michele Arcangelo

Di rilevanza storica

Schede

L’antico esteso territorio di Buda, che prosperava grazie al suo canale navigabile collegato con il Po di Primaro, nel 1325 si vide interrompere i suoi commerci con l’interramento della importante via d’acqua, lavoro imposto dalla città di Bologna. Molto più tardi, a séguito dell’aumento di zone bonificate e messe a coltura, con l’intervento della Comunità di Medicina venne scavato sui terreni del Consorzio dei Partecipanti medicinesi un nuovo canale navigabile per ripristinare i commerci interrotti; esso prese così il nome di Porto Nuovo: da qui il territorio fu chiamato “Portonovo”. Essendo queste terre appartenenti alla parrocchia di Buda e notevolmente distanti dalla chiesa, raggiungibile per scomode vie, gli abitanti dell’area di Portonovo inoltrarono richiesta di potere avere una loro chiesa. Dopo non poche difficoltà poste dal parroco di Buda e dai suoi patroni, i conti Malvezzi, ai richiedenti fu solo concesso di costruire un semplice oratorio con un sacerdote dipendente dalla parrocchia di Buda. Tale concessione non fu accettata dai richiedenti, i quali in séguito, sostenuti dal Comune di Medicina e dalla sua Partecipanza, ottennero il combattuto successo di stralciare il territorio di Portonovo dalla parrocchia di Buda e di costruire non un modesto oratorio, ma una vera e propria chiesa fornita di ogni arredo.

La Comunità di Medicina fin dall’inizio dimostrò di considerare la chiesa di Portonovo come la sua creatura più rappresentativa per essere al centro dei terreni della Partecipanza; infatti, non sostenne il primo semplice progetto redatto dal capomastro Verardi, ma incaricò il celebre architetto Alfonso Torreggiani a eseguire un’ampia serena chiesa, con elevato campanile cuspidato e canonica. Per l’ancona della cappella maggiore, dedicata all’Esaltazione della Santa Croce e all’Arcangelo San Michele che caccia i demoni della “cristiana ignoranza” viene prescelto il rinomato artista bolognese Ercole Lelli. Nella cappella di sinistra la comunità fa porre la grande tela seicentesca di Santa Lucia, patrona della Comunità di Medicina, opera di Gian Battista Bolognini, appartenuta alla cappella della Comunità nell’antica chiesa medicinese di San Mamante. Nella cappella di destra viene collocata la statua della Madonna del Rosario, opera lignea degli scultori bolognesi Toselli. Tra le diverse opere di interesse che col tempo andranno ad arricchire la chiesa sono da ricordare l’altare principale in legno dipinto a marmi policromi, elegante lavoro settecentesco anch’esso proveniente da Medicina come opera dell’ebanista Carlo Galli da Barlassina, autore delle opere del Carmine. A cura dei parrocchiani, per accompagnare le funzioni solenni, nel tardo Settecento verrà acquistato il pregevole organo positivo costruito dal noto organaro medicinese Domenico Maria Gentili. Questo strumento, accuratamente restaurato di recente, ogni anno in occasione della festa patronale diventa il seguito protagonista di importanti concerti.

Luigi Samoggia

Testo tratto da "Comunità in Cammino", trimestrale della parrocchia di Medicina, luglio-agosto 2019.