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Luigi Vestri

23 Aprile 1781 - 19 Agosto 1841

Scheda

Luigi Vestri (1781 - 1841), l'attore teatrale più famoso del suo tempo, definito "onore e delizia delle scene italiane", muore dopo una dolorosa malattia in uno degli alloggi ricavati nell'ex convento della Maddalena, vicino all'Arena del Sole. Il funerale si tiene il 21 agosto nella chiesa di San Benedetto. Nella prima parte dell'anno ha recitato a Bologna all'Arena e al Teatro Comunale, poi la malattia l'ha costretto a letto. Una “fisica indisposizione invadeva il morale, e producevagli una malinconia tormentosa che non mai lo abbandonava”. Tutto il mondo teatrale ha seguito col fiato sospeso il peggiorare delle sue condizioni. Vestri lascia cinque figli, ma nessuna eredità. Sarà eseguita una recita straordinaria al Teatro comunale e il ricavato andrà alla famiglia. In seguito gli Accademici Concordi apriranno una sottoscrizione e faranno una serie di spettacoli a scopo benefico al Contavalli per erigergli un monumento. Nel 1843 sarà collocato dai suoi ammiratori un cippo nella Galleria degli Angeli della Certosa di Bologna.

"VESTRI! Ecco un nome, che da lunghi anni è fatto superiore ad ogni elogio. Ei solo varrebbe a dar credito a qualvogliasi comica famiglia, cui fosse dato fregiarne il proprio albo, fosse pur ella d'altra parte sprovvista, nuda di attori forniti di bel nome ne' fasti del teatro. Ma poni invece quel Sommo ad elettissimo fiore in una eletta corona, e n'avrai un insieme che mal ti sarà dato esprimere a parole, e il farne degnamente pubblica lode. - Metti il VESTRI Direttore ed Attore, e pongli a lato, compagni ed alunni, una Giovannina Rosa, una Gaetana Rosa, un Zanoni, un Guagni, un Landozzi, ed altri attori non pochi di un merito reale, e di una non comune intelligenza, e di leggieri ti sarà dato l'immaginare una comica adunata da bilanciare, e soprastar forse, quante fra le migliori corrano questa nostra penisola. - A convincere di questo vero bastò certo la prima produzione, che fu data nelle ore pomeridiane dello scorso sabato nell'Anfiteatro suddetto, assistendovi uno sceltissimo ed intelligente Uditorio, trattovi dal desiderio specialmente di riudire quel Grande, che più ascoltato più e più alletta ad ammirarlo e plaudirlo. - La Malvina di Scribe fu scelta ad aprire il corso di questa nuova Compagnia, e questa produzione fritta e rifritta, e pei Bolognesi ormai rancida, valse a trarre immensi applausi ai principali esecutori, tanto, pel loro magistero di esecuzione, si pareva nuova ed allettante. VESTRI, salutato da triplice concorde salve di Viva, al solo presentarsi, seppe procacciarseli sempre nuovi e maggiormente entusiastici ad ogni accento, e direm quasi ad ogni gesto, ché si meravigliosa è l'azione di Lui, da non essere paradosso il dire interessar egli egualmente lo spettatore quando tace, che quando favella. La Giovannina Rosa, salutata anch'essa con gioia al suo apparire, si mostrò qual sempre interessante commoventissima attrice; e questi primi vennero ottimamente secondati si dal Landozzi, che della Rosa (Gaetana), dal giovane Boccomini, e dalla Marietta Vestri, che mostra di fare buon pro delle lezioni del padre. A niun d'essi mancò, proporzionato, il segno più palese del pubblico soddisfacimento. - Per ora non dobbiam diffonderci oltre, ma teniamo certo che spesso ci sarà dato fare di questa scelta congrega di alunni di Talia onorevole e grato ricordo." (Testo tratto da LA FARFALLA, Bologna, anno 1841 n.29 Mercoledì 21 Luglio).

"TEATRI - BOLOGNA - ARENA DEL SOLE. Drammatica Compagnia Carlo Re. VESTRI. “L'astro maggiore del mondo drammatico apparve, dopo lungo aspettare, sotto la volta del nostro purissimo cielo, e voi non cantate altamente le lodi di Lui?.. Voi che non restate dall'encomiare gli artisti allorquando dalla schiera volgare si sceverano? “Così diceva, a mo' di rimprovero, un giovane dipintore e statuario, pel quale la fama non aveva per anco fortemente squillato. “Prendete la penna, o neghittosi: e segnate ad una ad una le svariate sensazioni ce in voi suscitò il grande Artista, posciachè lo vedeste piangere come padre ingannato, disperare per abbondanza di cuore, delirare per antiche rimembranze, folleggiare per ismodata maldicenza, e per amor del figlio spregiar le minacce di una donna, a cui il nobile sangue che le scorreva per le vene aveva infuso nell'animo ignobile orgoglio.” - Così susurravaci alle orecchie un meschino Poetucolo, a cui la prosa è nulla, il verso è tutto, ed il suo verso è men che nulla. Alle quali parole d' entrambi ci piacque rispondere così: “Dinne un poco, dolcissimo vate, se co' tuoi versi ti facessi a lodare quel grande che – Nel mezzo del cammin di nostra vita – finse trovarsi in una selva oscura, credi tu che la tua lode aumentasse celebrità al suo nome immortale?... E tu, che se' dipintore, stimeresti forse che le tue parole di lode ponessero più in alto quel genio sublime della pittura che, viste le belle movenze della moglie di un notai, e le angeliche fattezze del fanciulletto di lei, che si teneva in grembo, ne ritrasse il quadro famosissimo, che ti presenta un vero portento di arte e di concetto?.... E tu che sei iniziato ne' misteri per cui il rozzo marmo ha pur esso vita, avresti fatto pensiero di aggiungere fama co' tuoi encomi allo immenso intelletto di Colui, a cui Giulio II. Ordinò ancor vivente, il proprio sepolcro?.... Vogliamo non credervi di si basso ingegno da presumer tanto! Vestri è il Dante, il Raffaello, il Michelangelo della scuola drammatica, ed il suo nome è inciso là dove le belle rinomanze non temono oblio. Vestri è l'arte drammatica, e per parlare degnamente di lui è forza saper degnamente ragionare dell'arte. Ad uomini di sì fatta lavatura la lode de' profani è temeraria. Prima di vedere e di sentire il grande artista, nacque a noi pure il desiderio di scrivere a lungo di Lui per annalizzarne, a mo di studio, l'ingegno, la persona, la voce, e le modificazioni di quel volto, su cui l'impronta del genio siede sovra; ma posciachè i nostri sensi furono colpiti da tanti pregi insieme congiunti, restammo siccome colui che fisa gli occhi nel sole, e ne rimane abbagliato. (Testo tratto da LA FARFALLA, Bologna, anno 1841 n.34 Mercoledì 25 Agosto).

"VESTRI fu! Questo SOMMO, onore delizia delle scene italiane, traeva in Bologna l'ultimo spiro circa la settim' ora del di 19 agosto, confortato di ogni religioso soccorso, rassegnato e tranquillo in mezzo all'inconsolabile pianto dei figli e degli amici. Con forte e costante animo sofferì quasi trenta giorni gli atroci spasmi di un favo che nel rapiva, e intrepido vide appressar l'ultim'ora. A tributo di ammirazione e di duolo, ed a conforto della deplorata famiglia, bel novero di amici spontaneo accorrer volle alle spese dei supremi offici, il che avvenne per collettizie retribuzioni promosse da più zelatori, de' quali faremmo onorevole ricordo ove la modestia loro cel consentisse. I funerali con modesta pompa ebber luogo il 21 nella parrocchiale di San Benedetto, ove si pregò requie al TRAPASSATO tra funebri sceltissimi concerti, lavoro di quell'egregio Maestro, che ognun conosce, sig. Tommaso Marchesi, che volenteroso prese parte all'opera santa; commoventissimo esempio, imitato con nobile gara dagli Esecutori tutti, fra cui preser posto i primari Professori della Città nostra, ed alcuni Dilettanti delle musiche cose. Poca terra ora copre le spoglie di quell'EGREGIO, che fe' suonar di sua fama l'Italia intera. Ei non è più! Ma a lungo ne vivrà l'onorata memoria ed il nome, unico retaggio che'Ei lasciar poteva a cinque Orfanelli infelici, che il piangono a caldissime lacrime; ma che pur troveranno nei già Compagni del Padre altrettanti fratelli disposti e pronti a temperarne l'amarezza del duolo con ogni ,mezzo migliore. Dimostrazioni di grata memoria e di onore All'ESTINTO porger vollero i Colleghi suoi la sera dello scorso lunedì, in cui nel maggior Teatro diedero una rappresentazione di beneficio a pro' degli Orfani sventurati; al quale nobile divisamento prestaronsi con tal cuore e con tanta amorevolezza da farli anco superiori a se stessi, e procacciar loro l'incessante e vivissima lode della folla stragrande, che tratta della pietosa opera, vi era accorsa. Avvicendamento bellissimo di onorificenza e di pietà: tributo debito sì, ma commovente, alla memoria di un GRANDE, che vivrà mai sempre ne' cuori italiani, finché serbisi in essi l'amore della patria terra e della gloria di lei, alla quale, nella propria arte, il VESTRI procacciava novello lustro e vanto maggiore! R.B." (Testo tratto da LA FARFALLA, Bologna, anno 1841 n.49 Venerdì 10 Dicembre).

"L’Accademia Filodrammatica de Concordi, della quale ebbi altrove occasioni di parlare, ha voluto disporre di una parte, quant’è per scudi 104 circa, degli introiti ricavati nelle recite del Carnevale al Teatro Contavalli, per concorrere alle spese necessarie a dar compimento al Monumento che la stessa Accademia ha voluto erigere alla memoria del celebre Artista drammatico Luigi Vestri che morì in Bologna nell’Anno 1842. Non pochi altri ammiratori del singolare talento dei Vestri Contribuirono con spontanee offerte a rendere più decorosa quella memoria. Il monumento venne eretto nel cimitero comunale della Certosa, in marmo,nella Cappella dei suffragi. Il busto marmoreo venne generosamente offerto in dono dal prof. Bartolini celebre scultore di Firenze, il quale volle contribuire al nobile pensiero degli Accademici Concordi, consacrandovi uno dè suoi più belli lavori." (Marzo 1845, Enrico Bottrigari, da Cronaca di Bologna, Zanichelli, 1960).

In collaborazione con Cronologia di Bologna della Biblioteca Sala Borsa di Bologna.