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San Bruno in preghiera

1657

Schede

Nonostante Elisabetta Sirani avesse firmato il suo quadro su una roccia in basso a sinistra, nell’Ottocento il dipinto fu catalogato come opera del padre. Tuttavia, l’attribuzione a Elisabetta è confermata sia dalla sua firma che dalle annotazioni della stessa artista. Nel suo elenco di dipinti pubblicato da Malvasia, Elisabetta registrò di aver dipinto nel 1657 un quadretto raffigurante San Bruno per il padre superiore della Certosa. Il committente doveva essere Daniele Granchi, il monaco ferrarese che fu priore del convento certosino di San Girolamo dal 1644 al 1660. Con ogni probabilità, il piccolo dipinto fu una prova per dimostrare il talento della pittrice diciannovenne, giacché quello stesso anno Granchi le avrebbe poi commissionato un secondo quadro per la stessa chiesa: si trattava del Battesimo, la tela di più vaste dimensioni dell’intera carriera di Elisabetta nonché una delle sue più importanti. Il Battesimo di Elisabetta, firmato e datato 1658, faceva pendant con la Cena in casa del fariseo con Maria Maddalena eseguita dal padre nel 1652, in cui compariva in primo piano un piccolo granchio, spiritoso riferimento al nome del committente.

A differenza di questi due quadri, che costituivano le tele laterali della cappella di San Girolamo, il San Bruno fu realizzato per l’altare dedicato appunto al fondatore dell’ordine certosino. Elisabetta rappresentò il santo di origine tedesca nell’abito bianco di un monaco certosino, con una croce in mano e circondato da libri che ne attestavano l’erudizione e gli scritti ecclesiastici. La mitra e il pastorale arcivescovili raffigurati in primo piano alludono al rifiuto opposto da san Bruno all’opportunità di diventare arcivescovo di Reims, in favore di una vita eremitica. Questi elementi iconografici ricorrono altresì nella pala d’altare della Visione di san Bruno realizzata dal Guercino per San Girolamo della Certosa nel 1647, un’opera che esercitò un chiaro influsso sul dipinto della Sirani. La sua composizione fu influenzata anche dalle numerose raffigurazioni di Guido Reni di San Girolamo e di Maria Maddalena in un paesaggio, in cui le figure intere si stagliano contro una grotta rocciosa. Nella rappresentazione della Sirani, il santo è inginocchiato in preghiera, le braccia tese in estasi, mentre una forte luce che simboleggia la presenza di Dio ricade sulla figura. Il San Bruno è uno dei suoi primi dipinti giunti sino a noi ed è il decimo descritto dall’artista nel suo elenco cronologico di opere.

Elisabetta Sirani (Bologna, 1638 - ivi, 1665), San Bruno in preghiera, 1657, tela, cm 52,5 x 39. Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 622. Provenienza: Chiesa di san Girolamo della Certosa di Bologna, cappella di San Bruno.

Babette Bohn

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 3. Guido Reni e il Seicento, Venezia, 2006. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.