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Ritratto di donna

1894 ca.

Schede

Il piccolo ritratto, eseguito su cartone e firmato in basso a destra, ha l’indeterminatezza di un lavoro privato, forse uno schizzo, forse il ritratto di una persona cara, realizzato con “finalità” personali piuttosto che espositive. Il supporto, l’assenza di ambientazione e il fare rapido fanno pensare ad una produzione quasi intimista, definita da note confidenziali di vita quotidiana, frequentazioni abituali e sentimenti domestici. Del resto, Giuseppe Romagnoli entro il quarto anno di collegio (1889) sceglie di dedicarsi totalmente alla scultura, relegando la sua produzione pittorica - che non abbandonerà neppure in età matura - ad un fatto personale, quasi un hobby, come afferma Roberta Pellegrini in occasione della retrospettiva dell’artista, tenutasi alla Galleria Eleuteri di Roma nel 1992. Lo stile compendiario indica la ricerca di una soluzione personale in grado di coniugare aspetti diversi di una sensibilità pittorica che si colloca tra Realismo, Macchia e Impressione. Il linguaggio formale è chiaro, semplice, preciso ed essenziale e, in alcuni tratti, sembra anticipare la caratteristica capacità di Romagnoli, meglio espressa nelle opere plastiche, di saper contenere lo scatto della linea, conferendo alla figurazione esattezza e misura, nonostante il fare veloce.

E' curioso rilevare, proprio dalle pagine del catalogo Eleuteri già citato, l’esistenza di un lavoro analogo. Si tratta di un acquerello su carta, che ha pressappoco le stesse dimensioni dell’opera qui considerata (cm 19x12). Nell’acquerello, intitolato Giovinezza, la ragazza è posizionata in maniera speculare rispetto al Ritratto di donna, indossa un abito con spilla dalla scollatura leggermente meno ampia e lo sfondo, appena accennato, si arricchisce di elementi architettonici non identificabili. La medesima acconciatura e gli identici tratti somatici rendono inverosimile ipotizzare che si tratti di persona diversa, lasciando anzi supporre che i due lavori siano stati eseguiti a breve distanza l’uno dall’altro. Il titolo dell’acquerello richiama inevitabilmente il celebre marmo Giovinezza (1906), che partecipò alla Settima Esposizione internazionale d’Arte di Venezia e fu acquistato, nel 1910, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. I lineamenti della scultura, anche se interpretati nello stile fluido d’inizio Novecento, parrebbero riferirsi ancora una volta alla stessa modella. Forse la medesima della Testa di ragazza (1894) lasciata al Collegio da Romagnoli, quale saggio finale del primo anno del Pensionato Angiolini. Conclusi gli studi nel 1893, lo scultore, attestatosi sempre tra i migliori del suo corso in tutte le materie, potè infatti godere della borsa del Pensionato Angiolini, nella massima misura concessa per la tornata di quegli anni, ovvero per un importo di 2.000 Lire annue. Premio che gli fu erogato fino al 1897. Rispetto al marmo della GNAM, che evoca nelle linee e nelle forme archetipi della scultura simbolista, il busto in terracotta dipinta del collegio presenta caratteristiche formali convenientemente elaborate, ma ancora ispirate al naturalismo di tradizione napoletana. Per tornare alle riflessioni sulla modella, è legittimo presumere che essa fosse persona vicina all’artista; forse una delle sorelle o forse la fidanzata, dato che il suo profilo, in una elegante toilette fin de siècle, ritorna anche in un pastello su carta del 1902 (firmato e datato) dal titolo La mia modella, ancora una volta rintracciato sul catalogo Eleuteri.

Elisa Baldini

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.