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Raccolta di prospettive serie, rustiche, e di paesaggio

1810

Schede

La raccolta di incisioni realizzate da Antonio Basoli (1774 - 1848), appartenne alla biblioteca privata dell’architetto Angelo Venturoli e dopo la sua morte entrò a far parte del materiale del Collegio Artistico da lui fondato a Bologna. Divenuto utile strumento di consultazione, reca diverse tracce di segni a matita nelle tavole. Il volume comprende 102 grandi tavole, numerate in caratteri romani, più una piccola nell’antiporta. Come riportato nella prima pagina, ci troviamo di fronte a una Raccolta di prospettive serie, rustiche e di paesaggio, inventate da Antonio Basoli guelfese, disegnate da Francesco Cocchi budriese, incise da diversi scolari del Professore Francesco Rosaspina, dall’autore e dal disegnatore.

Ecco quindi che sfogliando il volume troviamo interni neogotici, sale egizie, tuguri americani, il Tempio di Salomone, una Moschea, l’interno di una nave, una Piazza Cinese, le catacombe indiane. Ovviamente non mancano i più consueti paesaggi agresti e montani, vedute di templi romani e greci, ma anche decorazioni realmente dipinte, come diversi scenari per teatri bolognesi e non. Al Sig. Angelo Venturoli viene dedicata la veduta n. XIII, rappresentante un classico Panteon disegno al’acquerello presso l’Autore. Dall’indicazione che compare nel bordo inferiore di tutte le vedute si viene informati che sono realizzate su invenzione di Basoli, ma riportate sulla lastra da altri artisti quali Francesco Cocchi o dal fratello Luigi, anche se alcune sono state comunque incise da Antonio stesso. Come avveniva di consueto per queste grandi raccolte, in basso appare una dedica a personalità celebri o intellettuali, ma anche ad amici e colleghi quali Luigi Basiletti, Giuseppe Borsato, Rodolfo Fantuzzi, Giuseppe Guizzardi. Tra i nobiluomini se ne riconoscono diversi, appartenenti a famiglie molto in vista quali gli Hercolani, i Pallavicini e gli Zambeccari.

E presente anche un foglio sciolto di piccole dimensioni, stampato l’anno precedente all’uscita, il quale informa "i signori amatori di belle arti che chiunque ne volesse far acquisto potrà rivolgersi all’Autore, o al Disegnatore, obbligandosi però di prender tutta l’Opera intera, che si venderà al prezzo di mezza lira d’Italia per Tavola. Ogni due mesi ne usciranno sei. A quelli, che abitano in Bologna verranno portate fino alle rispettive Case, previa però la corrisposta del denaro. (...) Chiunque, si compiacerà trovare dodici Associati, avrà tutta l’Opera intera gratis". Ecco che così si spiega la dedica di ogni tavola ad una persona diversa: sia per amicizia sia per interesse commerciale. La scarsa propensione di Basoli ad allontanarsi dalla madrepatria venne abilmente superata con una intelligente diffusione delle sue opere attraverso le incisioni, la cui esecuzione fu spesso affidata agli allievi o ai fratelli Luigi e Francesco. Le sue stampe ebbero fortuna internazionale ed a tutt’oggi sono tra le opere grafiche più ricercate dell’800 italiano.

Antonio Basoli è stato correttamente definito “il viaggiatore che resta a casa”, individuandone così la disposizione a non spostarsi dalla propria terra, ma viceversa ossessionato dalla curiosità verso le culture di tutto il mondo, scoperte attraverso una maniacale ricerca di testi, disegni e repertori a stampa che copiera in una quantità incredibile di fogli, tutt’ora conservati presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Emblematica di questa sua produzione - che travalica la pur abbondante serie di vedute dipinte e incise della sua amata Bologna - è l’elenco delle opere esposte nel 1842 in Accademia. Sono questi “sedici quadri d’invenzione disegnati ed abbozzati ad olio rappresentanti: quattro Colossi di Memnone in Egitto, di Rodi i sul porto, di Nabucodonosor in Babilonia, di Domiziano equestre in Roma. Le quattro parti del Globo: Europa, Asia, Affrica e America. Cinque famosi templii dell’antico mondo: quello di Osiride e d’Iside in Egitto, quello di Foo nella China, quello di Giove in Olimpia, quello di Diana in Efeso. Una citta del Pegù, un recinto di tombe arabe, la grande sala di Carlomagno, la reggia della Maga Alcina. Ventisei vignette inoltre di composizione, rappresentanti un alfabeto archeologico pittorico a forma di schizzo all’acquerello”. E' quest’ultima la celebre serie dell’Alfabeto pittorico. L’insieme eterogeneo e bizzarro è indicativo della singolarità intellettuale di Basoli nel panorama artistico bolognese e, vien naturalmente da scrivere, europeo.

Basoli e Venturoli, ambedue protagonisti assoluti per i loro ambiti di attività artistica, inevitabilmente lavorarono insieme, si incontrarono in Accademia, chiacchierarono e si confrontarono nei salotti e nei cenacoli della città. Se ancora è da sondare l’archivio dell’architetto per trovare tracce scritte tra i due, diversamente ne abbiamo sicure indicazioni in senso inverso, grazie al manoscritto Vita artistica di Basoli Antonio / Cattalogo delle opere eseguite e suoi prezzi, conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Sappiamo così, per esempio, che il pittore nel 1801 chiese in prestito diversi campioni di marmi dalla collezione di Venturoli, per riprodurli in un libro tutt’ora custodito in Accademia. Si tratta di alcune tra le centinaia di lastrine appartenute all’architetto, ora conservate nel Gabinetto delle Arti e delle Scienze del collegio.

Roberto Martorelli

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.