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Palazzo Albergati

Di rilevanza storica

Schede

Gli Albergati avevano sempre dimorato in via Saragozza, fin da quando, nel secolo XIII, avevano conseguito la cittadinanza bolognese con Ugolino, strazzarolo originario di Zola Predosa. La costruzione del palazzo (agli attuali numeri 26-28) fu iniziata nel 1519, proseguita con l’ampliamento fino alla via Malpertuso nel 1540, e con ornamenti e rifiniture durante tutto il Cinquecento. Estinti nell’Ottocento entrambi i rami degli Albergati (gli Albergati Vezza con Ugo, nel 1824, che lasciò erede il nipote di sua sorella Sulpizia, Francesco Benedetti Forestieri; e gli Albergati Capacelli, diventati Capacelli Gini), il palazzo è ora frazionato in diverse proprietà. L'edificio fu probabilmente disegnato da Baldassarre Peruzzi. La costruzione ebbe inizio nel 1519; all’interno custodisce sale affrescate nel Seicento e nel Settecento. Alla sua sinistra si nota via Malpertuso. Sull'origine del nome "Malpertuso" esistono diverse fonti. La più attendibile è proprio quella che la fa risalire al significato letterale, ossia: "cattivo pertugio". La breve strada che collega via Saragozza con viale Aldini conduceva infatti ad una porta secondaria nelle mura della città, di cui si ha notizia nel 1288 e che fu chiusa nel 1327. Per i secoli a venire, tutta la zona venne inglobata nel giardino di Palazzo Albergati che, proprio in quel punto, aveva magazzini e stalle. Alla fine dell'Ottocento fu riaperto il collegamento tra via Saragozza e i viali, con la conseguente demolizione dell'edificio porticato.

Il giardino | Lo spazio esterno ospita un'ampia area verde. Il giardino è diviso tra le due pertinenze dei civici 26 e 28 da un alto muro; la zona di pertinenza del civico 28, di cui si intravedono le chiome degli alberi, è tenuta in buona parte a bosco seminaturale con querce e cedri. Il giardino del civico 26 si raggiunge dopo aver attraversato una corte aperta. Quest'ultimo si divide in due aree recintate: a destra si scorge una vasca con un putto e un albero di Giuda; a sinistra un giardino più grande si allunga sulla facciata posteriore del palazzo, dove crescono una magnolia, una palma, rose e oleandri. Più avanti un sentiero conduce alla parte più storica, dove sopravvivono imponenti alberi di Giuda, due sculture allegoriche e una piccola pergola di glicine. Proseguendo in direzione di viale Aldini, si raggiunge un vasto prato con alberi da frutto e un folto canneto.

In collaborazione con diverdeinverde.