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Monumento Zabban

post 1905

Schede

Sulla lapide all’interno dell’edicola è riportata l’iscrizione che assegna la commissione del monumento ad Alessandro Zabban e la dedica “al nome di lei / che nella modestia e nel candore d’ogni virtù femminile / fu così buona moglie così dolce madre”, ovvero a Clelia, defunta nel 1905 e raffigurata nel busto a rilievo al centro dell’edicola. Il monumento e il busto di Clelia furono eseguiti da Pasquale Rizzoli credibilmente negli anni immediatamente successivi alla morte di quest’ultima. L’inserimento eclettico di particolari tipici dell’architettura moresca svela le attrazioni di Rizzoli per dinamiche artistiche multiformi, già rintracciabili a Bologna nella esotica e fantasiosa architettura della Rocchetta Mattei a Riola di Vergato. I bassorilievi laterali sono inserimenti successivi, entrambi firmati dallo scultore Alfonso Borghesani. Il committente Alessandro Zabban, morto nel 1923, è raffigurato a sinistra di chi guarda, mentre a destra è riportata l’effigie del nipote Giorgio Ravenna, figlio di Pia Zabban. Più che mai significativo per il monumento Zabban è il sovvertimento delle regole funerarie della tradizione ebraica (già esposto per le tombe Carpi e Cividali) nell’inserimento dei ritratti dei defunti.

Speculare al bassorilievo di Alessandro Zabban è il ritratto del caduto Giorgio Ravenna, collocato a destra di chi guarda. A tutt’oggi non sono state rintracciate notizie biografiche, pertanto le indicazioni riportate sulle lapidi del monumento sono la nostra unica fonte di informazione. Dalla drammatica iscrizione dedicata a Pia Zabban apprendiamo che ella era sua madre e che morì il 12 gennaio 1918 “non reggendo allo strazio nella perdita del figlio Giorgio”. Confrontando gli estremi anagrafici indicati nelle rispettive lapidi del monumento, si può supporre che Pia fosse la figlia di Alessandro e di Clelia, dunque Giorgio il nipote “reduce dal fronte”, come documenta l’iscrizione sulla lastra in esame, tuttavia “spentosi (…) a soli 23 anni” evidentemente per ferite o malattia riportate in guerra. Alfonso Borghesani esegue il ritratto del giovane Ravenna di profilo, in analogia al ritratto del nonno, avvalendosi di un rilievo molto basso. Più comune è la scelta dell’abbigliamento militare, quasi una costante nei ritratti dei caduti, e comune è il verismo narrativo con cui lo scultore cerca di riprodurre i caratteri fisionomici. Sopra al mezzobusto di Giorgio è delineata una figura femminile a torso nudo, sinuosa cariatide liberty, che stende il braccio per reggere l’arco della corona di rose che delimita l’iscrizione.

Monumento composito costituito da un’edicola in granito posta a parete con decorazioni in stile orientale all’interno della quale vi è, posto sopra una lapide con iscrizione incisa e rubricata, un mezzo busto femminile su mensola a conchiglia e sottostante lapide con iscrizione incisa e rubricata. Ai lati della cappella vi sono due bassorilievi in marmo bianco rappresentanti, a sinistra, il busto di Alessandro Zabban ed a destra quello del caduto Giorgio Ravenna in vesti militari. Entrambi recano, nella sezione sottostante, una lapide con iscrizione incisa e rubricata. Prospicienti l’edicola, due lapidi in marmo bianco una delle quali ornata con quattro borchie di forma circolare in bronzo. Vi è inoltre una struttura in ferro che funge da porta cero. Il monumento è racchiuso sui tre lati da una cancellata in ferro battuto.

Epigrafi

(al centro) NEL SANTO DOLORE / PER LA MORTE DELLA DILETTISSIMA SUA / CLELIA / PREPARO' QUESTA DIMORA / ALESSANDRO ZABBAN / CONSACRANDOLA AL NOME DI LEI / CHE NELLA MODESTIA E NEL CANDORE / D'OGNI VIRTU' FEMMINILE / FU COSI' BUONA MOGLIE / COSI' DOLCE MADRE / TANTO PROVVIDA NEL BENE / TANTO SOCCOREVOLMENTE PIETOSA / DEI MALI ALTRUI / - / MORTA DI SOLI LIII ANNI / IL XIV APRILE MCMV / E TANTO E DESIDERIO PERENNE / DEL MARITO DEI FIGLIUOLI

(a sinistra) COMM. / ALESSANDRO ZABBAN / CAV. DEL LAVORO / INSIGNE DI PERIZIA / DI PROBITA' NE' NEGOZI / FECE QUASI DAL NULLA / LA FORTUNA DELLA CASA / PRODIGO' SE STESSO / A' SUOI ED AGLI AMICI / - / I FIGLI ADOLFO EMILIO / COL NIPOTE ENRICO / VENERANO L'OTTIMO PADRE / - / N. 1841 / M. 1923

(a destra) L’AVO MATERNO / INCONSOLABILE POSE ALLA/MEMORIA / DI GIORGIO/RAVENNA REDVCE / DAL FRONTE AMORE / ORGOGLIO SPERANZA / DELLA MADRE E DEI / PARENTI AMANTISSIMI SPENTOSI A GENOVA / A SOLI 23 ANNI / IL 10 GIUGNO 1917.

Testo tratto da 'Memorie della grande guerra: le tombe dei caduti nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna', Minerva, 2007.