Monumento Malvezzi Angelelli

Monumento Malvezzi Angelelli

1833 | 1854

Scheda

Il gruppo scultoreo doveva in origine commemorare Elisa Bonaparte (1777 - 1820), sorella di Napoleone e moglie di Felice Baciocchi (1762 - 1841). Il lavoro, destinato alla cappella di famiglia in San Petronio a Bologna, fu commissionato a Lorenzo Bartolini (1770 - 1850), il quale si immaginò un gruppo allegorico con Elisa nelle vesti della “Magnanimità che abbraccia il suo destino”. Durante la lavorazione, nel marmo si rivelò tuttavia un'imperfezione, una venatura nera proprio in coincidenza con il volto della defunta. Lo scultore si offrì di rifare la statua, ma Felice rifiutò di ripagare un nuovo blocco di marmo. Sosteneva che questo sarebbe stato dovere dell'artista come segno di riconoscenza nei confronti della defunta, che nel 1807 lo aveva fatto nominare direttore della Scuola di Scultura dell'Accademia di Belle Arti di Carrara. La disputa si protrasse almeno fino al 1833, ma la vicenda si concluse solo dopo la morte dello stesso Baciocchi nel 1845, quando si rese necessario un nuovo monumento che commemorasse entrambi i coniugi e che la figlia Napoleona commissionò a Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878). Il gruppo di Bartolini fu venduto al marchese Massimiliano Malvezzi Angelelli "per 10.000 franchi e una pariglia di cavalli", che lo pose sulla tomba di famiglia in Certosa. L'adattamento del gruppo, trasformato in “Pallade e il Genio della Gloria”, si deve verosimilmente a Massimiliano Putti (1809 - 1890), autore anche del basamento con l’elegante medaglione con l'effige di Angelelli. Nelle altre facce compaiono simboli funerari, stemmi di famiglia ed emblemi della professione del defunto, professore di Lettere presso l'università bolognese.

Nel momento in cui realizza il monumento è al culmine della sua fama. Nel 1858, pochi anni dopo la sua morte, la sua parabola artistica viene così ricordata nel volume Storia delle lettere e delle arti in Italia di Giuseppe Rovani: "di diritto ebbe il primo posto nell'estimazione de' suoi condiscepoli e colleghi, che la sua fama di subito grandeggiò in Francia, E il destino volle che a lui toccasse di eseguire il bassorilievo rappresentante la battaglia d'Austerlitz. Le opere eseguite in Francia ed il bassorilievo della colonna Vandóme furono di tale efficacia, che la principessa Elisa Bonaparte procurò a Bartolini la nomina di professore di scultura nell'Accademia di Carrara. I lavori che portò in Francia e che espose al pubblico, destarono nella moltitudine un interesse, una curiosità, un rumore insolito. Avvenne poi qualche anno dopo che a queste contese dell'arte succedessero le conflagrazioni politiche; onde il Bartolini, abborrito già come scultore dai colleghi, fosse perseguitato dai nemici del nome napoleonico di cui egli era caldissimo fautore. Il popolaccio di Carrara, aizzato da tali nemici, invase la sua casa e il suo studio e gli fracassò marmi e modelli, nè si fermò a questo, ma frugò per ogni lato della casa per trovarlo ed ucciderlo; se non che fortuna volle ch'egli potesse fuggire dalle finestre, ed attraverso le campagne mettersi in salvo per poi fuggire a Firenze, dove infatti venne a stabilirsi. Fu allora che l'ambasciatore d'Inghilterra gli fece eseguire il ritratto di lord Byron, ed altre opere. E i viaggiatori russi non vollero parer meno intelligenti degli inglesi, onde Bartolini lavorò busti e statue che viaggiarono a Pietroburgo. Le committenze, oltre a crescere di numero, crebbero anche d'importanza; e potè slanciarsi nel concepire grandiose composizioni e nel rendere in marmo gli affetti umani. Si pose a capo di una nuova scuola di scultura in Italia, di quelle dove il pensatore va di pari passo col riproduttore esatto della natura."

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