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Monumento di Enea Cocchi

1868

Schede

Ci troviamo di fronte al monumento ad Enea Cocchi, “giovanetto di cuore generoso”, come ricorda l'iscrizione, deceduto nel 1867 all'età di diciotto anni. Il monumento risale all'anno successivo mentre la sua attuale collocazione, al centro della Galleria Tre Navate, di cui costituisce il fulcro prospettico, risale al 1885, quando la necessità di costruire un collegamento con l'appena costruito Chiostro VII impose la demolizione del muro perimetrale lungo il quale il sepolcro era precedentemente collocato.

La scultura è opera di Carlo Monari (1831 - 1918), definito nel 1889 da De Gubernatis “uno dei più valenti scultori della dotta Bologna”, allievo di Cincinnato Baruzzi, poi avvicinatosi a Salvino Salvini; importante protagonista della scultura bolognese a cavallo tra Otto e Novecento. In Certosa è particolarmente rappresentato, avendo eseguito quasi trenta opere tra piccoli ritratti, busti e sculture di grandi dimensioni. Qui possiamo ammirare uno dei migliori esempi della produzione giovanile dell'artista. Si noti la naturalezza della posa e l'equilibrata misura che caratterizza la figura, ritratta in eleganti abiti moderni. Un'essenzialità che avvicina l'opera di Monari ai coevi sviluppi della ritrattistica in scultura quali il "Cavour" di Augusto Rivalta (1863) e dello stesso autore anche la Tomba Carlo Raggio (1872) del Cimitero di Staglieno a Genova: la scena, che vede i famigliari di Carlo riuniti al suo capezzale, è definita, con altissimo grado di verismo, fin nei più piccoli dettagli, tanto curati nella descrizione delle suppelletti e delle vesti, quanto nella resa dei volti addolorati dei personaggi. Ci troviamo di fronte ad uno dei capolavori del Verismo bolognese, che divenne lo stile preferito dalla nascente borghesia mercantile locale e nazionale.

Nel ritratto di Enea si possono riconoscere gli elementi costitutivi e caratterizzanti dell’abbigliamento maschile dell’Ottocento, i classici tre pezzi: giacca, pantaloni e panciotto. La giacca presenta ampi risvolti, un profondo spacco nella parte posteriore e un bordo applicato ai lati delle maniche che si abbina ai pantaloni, anch’essi arricchiti da una riga decorativa che segue il profilo esterno. I pantaloni rappresentano il modello successivo a quelli corti al ginocchio del primo Ottocento (coulotte): stretti al ginocchio ed aderenti alla gamba (generalmente erano trattenuti sotto la suola da una staffa). Su una camicia con colletto chiuso da una cravatta, è indossato un panciotto nel quale si nota la presenza di uno degli accessori più in uso fra gli uomini del periodo ottocentesco: l’orologio da taschino. La sua presenza infatti è ‘tradita’ dalla catenella che dall’abbottonatura del panciotto giunge sino al taschino dello stesso. L'epigrafe posta nel basamento così lo ricorda: Qui riposa Enea Cocchi, giovanetto di cuore generoso d'ingegno svegliato, speranza e gioia di sua famiglia, rapito diciottenne il 1° luglio 1867 all'amore dei suoi. All'affetto di chi lo conobbe, Federico Cocchi e Teresa Migoli, genitori desolatissimi posero al figliuolo unico. Quanto crudele fosti o morte che per vie arcane toglievi così caro figlio a chi tanto l'amava, e ai poverelli che morente raccomandava alla pietà paterna.

Giulia Ferrari, Silvia Sebenico

Bibliografia: G. Pesci (a cura di), La Certosa di Bologna – Immortalità della memoria, Editrice Compositori, Bologna, 1998; C. Rocchetta, C. Zaniboni (a cura di), La Certosa di Bologna – Guida, Editrice Compositori, Bologna, 2000