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Monumento di Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi

1842 | 1853

Schede

Il monumento a Felice Baciocchi e alla moglie Elisa Bonaparte fu commissionato a Cincinnato Baruzzi dalla figlia ed erede della coppia, Elisa Napoleona, nel 1841. Si trattava di un nuovo progetto che doveva sostituire quello precedente, dedicato alla sola Elisa, commissionato da Felice Baciocchi allo scultore toscano Lorenzo Bartolini. Tale opera, su progetto di Francesco Antolini, era stato approvato dalla legazione nel 1827 e portato a grado avanzato di finitura. La morte di Felice Baciocchi indusse Elisa Napoleona a modicare il monumento per meglio soddisfare la volontà testamentaria del padre, che aveva chiesto di essere sepolto con la moglie nella cappella di giuspatronato della famiglia Baciocchi, nella basilica di San Petronio. Per questo motivo la statua di Lorenzo Bartolini, raffigurante Elisa Bonaparte come la Magnanimità che abbraccia il Genio dei Napoleonidi, venne conservata in palazzo Baciocchi e successivamente venduta a Luigi Massimiliano Angelelli per la sua tomba. Oggi il gruppo scultoreo orna il Colombario della Certosa di Bologna.

Elisa Napoleona contattò Cincinnato Baruzzi, ormai celebre, che aveva già scolpito il suo busto da bambina, oggi a Versailles, e quello di suo fratello Federico, che verrà collocato in seguito di fronte al monumento nella cappella di famiglia. Un bozzetto del nuovo monumento era pronto nel novembre 1841, quando l’agente della famiglia Baciocchi, l’avvocato Vincenzo Piana, chiese a Baruzzi di presentarlo alla principessa per la sua approvazione. L’accordo tra le due parti fu definito da una scrittura privata che stabiliva la realizzazione del monumento secondo il nuovo progetto di Antonio Serra, che manteneva comunque le linee essenziali di quello di Antolini. La parte strutturale avrebbe dovuto essere realizzata entro tre anni, a partire dall’1 gennaio 1842, mentre quella scultorea, affidata a Baruzzi, si intendeva da terminare in cinque anni di tempo. A Baruzzi era affidato l’incarico di seguire l’iter delle pratiche per la collocazione del monumento presso la Commissione Ausiliaria di Belle Arti di Bologna, di cui era membro, e presso la fabbriceria della basilica di San Petronio. Il compenso era stabilito in 10.000 scudi, da versare in rate bimestrali, ripartite su otto anni. Baruzzi avrebbe ricevuto i marmi già acquistati da Felice Baciocchi per il monumento e depositati nel palazzo della famiglia. L’anno successivo Baruzzi provvede al ritiro dei marmi e richiede il progetto di Antolini per usarlo come riferimento per il nuovo monumento. Il 10 marzo 1842 lo scultore presenta al Legato la richiesta di sostituire il monumento precedente, approvato nel 1827 e dedicato alla sola Elisa, con uno che commemorava entrambi gli sposi. Il nuovo monumento avrebbe raffigurato «L’Angelo del Signore che ricongiunge le destre dei principi Felice ed Elisa nella tomba». Entro il mese di aprile Baruzzi ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie per la collocazione del nuovo monumento. Per intraprendere un lavoro così complesso, la cui realizzazione poteva essere molto utile alla formazione degli studenti dell’Accademia, Baruzzi chiese ed ottenne di poter disporre di uno spazio esterno al suo studio in Sant’Ignazio, insufficiente a contenere i modelli e i marmi. Questo spazio venne creato con la costruzione di una parete provvisoria in uno dei corridoi del piano terreno dell’Accademia di Belle Arti. Il 12 agosto 1843 si registrano i primi pagamenti al fabbro Alessio Villani per la realizzazione delle armature per i modelli in scala 1/1 delle tre figure, alle quali si lavora negli anni successivi (1843-49). La traduzione in marmo si colloca attorno al 1849, quando Baruzzi scrive alla moglie Carolina che il lavoro è molto avanzato, tanto che nel luglio 1850 è in grado di presentarlo finito all’agente della famiglia Baciocchi. Il montaggio all’interno della cappella avviene nel 1852, quando si registrano i pagamenti per i trasporti dei materiali e alla ditta Martinetti per il montaggio della struttura architettonica. L’avvenimento viene ufficializzato nel 1853 con la pubblicazione dell’opuscolo del Petrucci, che lo celebra ed interpreta.

Il monumento Baciocchi è un cenotafio di ampie dimensioni, che ricalca la struttura architettonica proposta dal primo progetto di Antolini, conservato presso l’archivio della fabbriceria di San Petronio. Di esso viene mantenuta la struttura ad arco trionfale ad un solo fornice, coronato da un attico con cornice ad ovoli, sormontato dallo stemma Baciocchi ammantato e coronato tra due geni, opera di Lorenzo Bartolini. La base ha la forma di un sarcofago a doppio corpo, composto dalle urne affiancate di Felice ed Elisa, contraddistinte da iscrizioni latine e incorniciate da serti di fiori. Al centro dell’arco è collocato il gruppo formato da Felice Baciocchi ed Elisa Bonaparte, ritratti come sposi romani, nell’atto della iunctio dexterarum, favorita da un angelo levato in volo che, appoggiando le mani sulle loro spalle, li avvicina. La rappresentazione solenne è favorita dalla scelta di un abbigliamento classico per i personaggi, avvolti in ampie vesti dai pesanti panneggi. La figura di Elisa avanza trepidante verso Felice, velato capite, con i lunghi boccoli che le scendono ai lati del viso. La stella posta sulla fronte dell’angelo allude non solo all’angelo del Signore a cui fanno riferimento i documenti, ma anche al genio napoleonico che, come ricorda il Petrucci, favorì l’unione della coppia.

Antonella Mampieri

Testo tratto dalla scheda realizzata dall'autrice per il volume 'Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878)', secondo numero della Collana Scultori bolognesi dell'800 e del '900, Bononia University Press, Bologna, 2014