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Monumento di Alessandro Casali

monumento composito 1817

Schede

Il monumento funerario al conte Alessandro Casali, realizzato in un arco con finestra del Chiostro della Cappella, presenta un basamento di notevole altezza su cui è posto un alto cippo che simula un sarcofago con timpano e mascheroni. Ai lati del sarcofago, in posizione leggermente avanzata rispetto ad esso, stanno una Piangente inginocchiata e un Genio della Morte che con la mano destra tiene la torcia abbassata e con la sinistra solleva, scoprendo l’epitaffio, un ampio drappo che risulta una commistione tra un sipario teatrale e una coltre funebre di reminiscenza barocca, che ricorda sia la tradizione scenografica bolognese che quella delle macchine effimere (sepolcri pasquali e apparati realizzati in occasione di funerali o importanti eventi politci e sociali) che da secoli conoscevano notevole fortuna nella città emiliana. Si tratta di un singolare espediente che Giovanni Putti utilizzò per ovviare all’inconveniente creato dalla finestra con grata della parete di fondo dell’arco, che così risulta elegantemente incorniciata e al contempo trasformata in un limite simbolico tra la vita e la morte.
La propensione stilistica di Putti in direzione neobarocca è qui evidente anche nell’unità spaziale tra architettura e scultura e, soprattutto, nell’espansione di quest’ultima nel campo della prima: il manto della Piangente e l’ala destra del Genio debordano infatti dal perimetro interno dell’arco, invadendo lo spazio circostante.
Della stessa squisita qualità tecnica e della stessa “espressionistica” valenza del drappo è l’ampio manto che avvolge interamente e connota la Piangente, lasciando scoperte solo le mani, intrecciate in un disperato e intenso gesto di preghiera, e il profilo di un dolce e giovane volto femminile che probabilmente allude alla vedova, committente dell’opera. Se non l’assoluta certezza, ci sono buoni motivi per supporlo: appena l’anno prima Putti aveva ritratto i “coniugi-committenti” nei monumenti Baldi Comi e Sampieri. Questa Piangente inginocchiata, nonostante la diversa postura, presenta svariate analogie con la sua corrispondente nel monumento Baldi Comi: entrambe infatti sono completamente avvolte dai manti e i loro volti, pur mostrandosi solo di profilo, hanno tratti fisionomici ben individualizzati ed esprimono dolore e desolazione, apparendo decisamente diversi dai volti stereotipati delle figure allegoriche puttiane.
La realizzazione del monumento fu commissionata allo scultore da Francesca Zambeccari, vedova del conte Alessandro Casali, nell’estate del 1816 e il 18 settembre di quell’anno il bozzetto fu inviato alla commissione accademica deputata all’esame dei progetti dei monumenti da eseguirsi alla Certosa che, come risulta dal relativo carteggio conservatosi presso l’Accademia di Belle Arti e l’Archivio Storico Comunale di Bologna, subito lo approvò. Per tanto, l’opera è da datarsi all’anno successivo.
Alessandro Casali era morto a Mantova, sua città natale, il 13 novembre 1815 in seguito ad una lunga malattia, ma la vedova fece trasportare la salma a Bologna, città dove avevano dimorato dopo il loro matrimonio.

Emanuela Bagattoni

Descrizione tecnica

Il monumento composito è costituito da base con lapide marmorea su cui poggiano: a sinistra un genio funerario in piedi, con torcia rovesciata e a destra una figura femminile velata posta in ginocchio. Al centro, sul cippo, ci sono: uno stemma nobiliare in altorilievo riportante a destra figure di animali e a sinistra un'architettura fortilizia. Sovrastato da una corona aggettante e sopra di esso una lapide marmorea con iscrizione. La superficie interna dell'arco non ancora descritta è riempita da un panneggio in stucco che inquadra una finestra con grata in ferro posta asimmetricamente sulla destra della linea mediana dell'arco.