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Monumento della famiglia Pizzardi

1838 | 1841

Schede

Gli accordi tra i fratelli Camillo e Gaetano Pizzardi e Cincinnato Baruzzi per la realizzazione del monumento funebre di famiglia alla Certosa di Bologna datano al 1838. Il 7 dicembre di quell’anno Camillo scrive allo scultore, di cui era anche il banchiere e garante, confermando l’intenzione di permutare il loro spazio funerario con quello di sua proprietà posto nella Loggia a Levante. La permuta verrà perfezionata solo nel gennaio 1841, quando la direzione del cimitero di Bologna acconsentirà alla cessione da parte di Baruzzi della propria area sepolcrale alla famiglia Pizzardi. Lo spazio doveva essere trasformato in una nicchia con luce spiovente dall’alto che avrebbe contenuto un monumento marmoreo della famiglia Pizzardi, opera di Cincinnato Baruzzi. Data la necessità di terminare i lavori in questa zona del cimitero che in quel momento era soggetta ad alcuni interventi di ristrutturazione, si ventilava la possibilità, in caso di eccessivo protrarsi del cantiere della tomba, di trasferire la concessione Pizzardi in altra area del cimitero. Nello stesso documento si chiede allo scultore di presentare un disegno ed un preventivo ai due fratelli, che a affermano di preferire ad una statua un bassorilievo. Il progetto venne successivamente inviato al Comune, che lo trasmise all’Accademia di Belle Arti per il suo giudizio, secondo la prassi consueta. Il 20 gennaio 1839 le due parti avevano stipulato una scrittura privata per la realizzazione del monumento, accordandosi su una collocazione alla Certosa entro il 1841, al prezzo complessivo di 4000 scudi, da corrispondere in rate uguali. I lavori, iniziati con la statua dell’Industria, sulla quale viene occupato principalmente lo scultore carrarese Carlo Chelli, sono documentati dall’aprile di quell’anno. Il 22 aprile 1839 l’acquisto di tela per coprire la statua permette di ipotizzare che il modello in creta fosse a buon punto di lavorazione. Ma è soprattutto nel 1841 che l’attività per il monumento Pizzardi appare più intensa, coinvolgendo l’urbinate Giovanni Battista Pericoli, al quale si adano la statua e i rilievi tra l’aprile e il novembre di quell’anno, e il marmista Giovanni Vidoni, impegnato nel frontone. Nel frattempo, il 21 aprile 1841, era stato presentato dal Comune all’Accademia di Belle Arti il lucido per il monumento, che aveva ottenuto un giudizio positivo. Nel novembre dello stesso anno viene corrisposto a Baruzzi l’ultimo pagamento per il monumento Pizzardi che fa ritenere che la collocazione in loco sia già avvenuta. Il monumento, non inserito in una nicchia come previsto dalla prima descrizione, ma addossato alla parete di un arco della Loggia a Levante, non differisce sostanzialmente da quello progettato nel 1826 per il cardinal Codronchi a Ravenna. Una struttura lineare dal basamento modanato, con coronamento timpanato e orecchioni lisci, ha il ruolo di valorizzare la grande statua dell’Industria, posta al centro sopra un alto basamento.

La figura, non molto dissimile da quella della Concordia Fratrum per il monumento Ginnasi al Piratello di Imola, è ispirata all’antico, da cui riprende panneggi e posa. Il braccio sinistro alzato regge un’asta coronata da un globo alato, sormontato da una mano che reca al centro un occhio, emblemi consueti del Commercio. La mano destra della figura, lievemente sollevata, regge una pergamena arrotolata da cui fuoriesce un rametto di mirto. Ai piedi della figura si scorge la cornucopia, emblema dell’abbondanza. Il monumento fu oggetto di un opuscolo, illustrato da una litografia del giovane Alessandro Guardassoni, che Baruzzi venne chiamato a visionare, ed eventualmente correggere, prima della pubblicazione.

Antonella Mampieri

Gaetano Golfieri così descrive il Monumento nel 1852: “La statua di marmo in piedi sopra un sodo architettonico esprime l’Industria. Colla sinistra tiene l’asta, che sormontata da un globo alato, si termina da una mano che ha nella palma un occhio. La destra regge un ramuscello di mirto, e un diploma arrotolato da cui pende il sigillo. Ai piedi posa una cornucopia. La base scompartita in tre facce mostra nella media lo stemma gentilizio della Casa Pizzardi. Nelle laterali due bassorilievi. In quello da sinistra di chi riguarda vedi l’urna cineraria di Crescenzio incoronata da Felsina, e al fianco di lei il Genio dell’Agricoltura; nell’altro a destra, col suo leone ai piedi Venezia, in atto di scrivere le glorie di Marco Polo, sulla cui urna appoggiasi il Genio della Nautica, tenente il Caduceo nell’una mano e reggendo coll’altra il timone di un naviglio”.

Il Monumento è stato restaurato nella primavera 2022 grazie al contributo dell'Azienda USL di Bologna, in occasione del centenario della morte di Carlo Alberto Pizzardi. La pulizia e il restauro sono stati eseguiti nel mese di maggio da un team di restauratrici di beni culturali con competenze specifiche sul restauro di opere marmoree. Inizialmente l'opera si trovava in uno stato di conservazione mediocre, presentava del deposito superficiale coerente e incoerente ben adeso. Inoltre si riscontravano mancanze di materia nella parte inferiore del basamento e nell'epigrafe funeraria. L'intervento di restauro ha previsto la pulitura e il consolidamento della materia marmorea e della cornice decorativa in stucco, nonché la realizzazione di una leggera velatura per accordare il colore ormai andato perduto. L'imbotto dipinto è stato oggetto di un descialbo, deciso in seguito ad uno studio stratigrafico, per accordare allo stesso un colore omogeneo e rilevante con le tombe limitrofe. In aggiunta è stato effettuato un ritocco puntuale e un consolidamento della pellicola pittorica.

Il testo di Antonella Mampieri è tratto dalla scheda realizzata dall'autrice per il volume 'Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878)', secondo numero della Collana Scultori bolognesi dell'800 e del '900, Bononia University Press, Bologna, 2014. Bibliografia: REGLI, Impressioni. La seconda domenica del triduo dei morti alla Certosa di Bologna, in “Il Pirata. Giornale di Letteratura, Belle Arti e Teatri”, XI, n. 37, 4 novembre 1845, p. 156; Albo funereo alla memoria della marchesa Maria Pizzardi nata Mariscotti, Bologna 1852; Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. cav. Cincinnato Baruzzi a tutto l’anno 1859, Bologna 1860; G. GOLFIERI, Il monumento della famiglia Pizzardi scolpito dal cavaliere Cincinnato Baruzzi ove giace la spoglia della marchesa Maria Mariscotti, in Memorie funebri antiche e recenti raccolte dall’abate G. Sorgato, Padova 1856, pp. 157-160; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, il tempo, le opere, Imola 1949, t. IX a, p. 46, p. 47, Fig. 5, pp. 56-57, 69; C. FIORELLI, Un contributo alla rivisitazione dell’attività artistica di Cincinnato Baruzzi (1706-1878), in “Strenna Storica Bolognese”, LII, 2002, pp. 223-246; A. MAMPIERI, Breve excursus tra le opere bolognesi di Cincinnato Baruzzi in Certosa e nelle Collezioni Comunali d’Arte, in Uno Scultore neoclassico a Bologna fra Restaurazione e Risorgimento, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, pp. 373-392; L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna tra Restaurazione e Risorgimento, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, p. 331.