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Monumento Cavazza

1894

Schede

Capolavoro dello scultore Enrico Barberi, fu eseguito tra 1888 e 1894. A destra ed a sinistra si trovano i monumenti Bisteghi e Borghi-Mamo, anche questi opera dello scultore: tutti e tre segnano così il volto della sala in cui sono collocati – la Galleria degli Angeli – e si possono considerare la sintesi della carriera artistica di Barberi. La commissione si deve a Felice Cavazza in ricordo di Luigi e della propria famiglia: questi coinvolse l'architetto Alfredo Tartarini per la parte progettuale ed Enrico Barberi per la scultura. La fusione in bronzo fu realizzata dalla fonderia Thiébaut Frères di Parigi, mentre alla ditta Davide Venturi & Figlio spetta la messa in opera ed il supporto per l'esecuzione delle parti decorative. La grandiosa opera è realizzata al centro di uno spazio aperto, in cui è possibile girarci intorno, dalla forma di altare in stile tardo gotico, sormontato da un grandioso Cristo crocefisso in bronzo, più grande del vero. Di particolare bellezza il finto tappeto damascato dell'ampio basamento, in stile gotico - rinascimentale ed al cui centro è posto lo stemma della famiglia Cavazza. Enrico Barberi come sua abitudine fu estremamente meticoloso in ogni momento dell'esecuzione, prova ne è il calco da lui realizzato dal vivo su un volto maschile, poi adattato per il Cristo del Monumento Cavazza. L'opera si rivela una felice collaborazione tra più artisti e riflesso degli ideali artistici sostenuti dalla gilda artistica dell'Aemilia Ars.

La scelta del luogo non fu casuale, a spiegarcelo è la lapide posta alla base del monumento: L'immagine di Gesù crocifisso qui, dove per molti anni era stata esposta alla venerazione dei fedeli, il conte Felice Cavazza fece novamente erigere, affinchè si innalzino preci al Redentore invocanti pace eterna ai defunti e conforto ai superstiti, a. MDCCCXCIV. In effetti fino ad anni recenti era questo il luogo dove si svolgeva la funzione solenne in occasione della Commemorazione dei defunti di novembre, a sua volta ricordo della funzione del più antico altare realizzato all'inizio del XIX secolo da Ercole Gasparini. La Galleria degli Angeli è infatti costruita sulla precedente Cappella del Suffragi, di cui è giunta intatta solo la facciata rivolta sul Chiostro Terzo.

Il Monumento viene così ricordato da Alberto Chappuis nel 1928 nella rivista Bologna d'oggi: Il Cristo in Croce che noi ammiriamo alla nostra monumentale Certosa, è l'espressione più sincera dello spirito creatore di Barbèri. E' in essso che con lungo e paziente studio il maestro ha addimostrato una vigoria straordinaria nel plasmare la forma umana del Redentore, infondendovi un dolce senso di espressione e di verità. Il merito preincipale di Barbèri nella creazione di quest'opera, credo consista nella profonda e giusta conoscenza dell'anatomia della quale è fuor di dubbio come egli sia l'unico o fra i pochi che ne abbia palesato la struttura nei moti muscolari, nelle articolazioni, nei piani. Il Cristo Crocefisso in cui il dramma dell'agonia di Gesù martire, vibra, palpita, commuove con inenarrabili accenti, è il vero capolavoro che si eleva su tutto quanto ha plasmato il Maestro, poichè è concepito con profondo intelletto d'arte e fede schietta d'artista. In esso tutto è evidente e spontaneo; la bella testa giudaica di solida costruzione reclina dolcemente sul petto incoronato di spine è un monile di poesia virtuosa, di grazia e sentimento e il corpo si abbandona soavemente. Il Panzacchi "Nel campo dell'Arte" dice: "Vedendo il Cristo in croce di Barbèri, ci sentiamo dinanzi a qualche cosa di antico e di nuovo; la forte individualità dell'Artista ha saputo esplicarsi e affermarsi al rispetto della tradizione. Per questo piace insieme e commuove" Ed io credo che il Cristo morto di Barbèri ha scolpito in bronzo per il monumento della nobile famiglia Cavazza, resterà nei secoli avvenire un documento d'opera d'arte veramente meravigliosa, degna di essere paragonata ai celebri Cristi del Mantegna, dell'Holbein e del Giambologna.