Modello per le Allegorie delle arti del Monumento al Duca di Curlandia

Modello per le Allegorie delle arti del Monumento al Duca di Curlandia

1790 ca.

Scheda

Il modello in gesso rappresenta una parte della decorazione del monumento al Duca di Curlandia (territori a settentrione della Polonia), eretto per ricordare colui che nel 1785 aveva donato all’Accademia (oltre a varie monete d’oro coniate a Roma con la sua effige) mille zecchini da investirsi a perpetuità, così che col provento potesse aversi un’annua medaglia d’oro da distribuire ai migliori accademici nell’ambito della pittura, scultura ed architettura.

Non appena gli Assunti dello Studio ebbero notizia del cospicuo dono fatto dal Duca, fu nominata una Commissione che deliberò di innalzare una memoria nel Palazzo dell’Istituto delle Scienze. Nel gennaio 1786 il Conte Lodovico Savioli, per incarico della Commissione, chiese all’arch. Angelo Venturoli di redigere il progetto del monumento e, il 29 aprile, sottoscrisse l’obbligazione con lo scultore Giacomo Rossi, il quale s’impegnò a realizzare di sua ispirazione il busto e gli altri lavori previsti dal progetto entro maggio dell’anno successivo. Nei due anni ‘87 e ‘88 furono compiuti soltanto i lavori preparatori da sbozzatore. Non sappiamo esattamente le ragioni che indurranno poi la Commissione a sospendere l’incarico allo scultore Rossi per assegnarlo a Giacomo De Maria. Il probabile motivo della revoca dell’incarico può essere quello per cui il Rossi ad un certo punto prese delle iniziative non autorizzate dalla Commissione (tra cui l’acquisto di nuovi marmi), le quali generarono un significativo aumento del costo dell’opera. Però il fatto che poco tempo prima De Maria avesse vinto il Concorso Curlandese e che subito dopo fosse stato aggregato come Accademico del Numero alla Clementina, lo fece certamente apparire come il miglior scultore che potesse cimentarsi, come in effetti avvenne, nell’esecuzione del monumento in marmo al duca di Curlandia.

L’opera realizzata si presenta composta dei seguenti elementi: un busto di grandezza naturale rappresentante il ritratto del suddetto Principe, un piedistallo marmoreo riccamente elaborato dove sono scolpiti una corona d’alloro, un fregio di fogliame (realizzato dal fratello Angelo, come Giacomo dichiara nell’elenco delle sue ope-re), una targa con l’iscrizione latina dedicatoria ed infine un bassorilievo, di cui il presente modello è stato restaurato per questa occasione. Nel monumento celebrativo, realizzato in modo egregio con una profusione di bucrani, nastri, girali e festoni tratti dal repertorio classico, il bassorilievo fascia il basamento nella sua parte rastremata come fosse un collare. In esso sono raffigurate le tre Arti, con al centro la Scultura (cioe quella che per il De Maria costituiva l’arte principale) intenta a scolpire (e non a plasmare) una statua, forse Minerva; sulla sinistra c’e l’allegoria della Pittura che sembra ispirarsi alla vicina scultura eseguita secondo i canoni all’antica. Sulla destra c’e l’Architettura con in mano gli attrezzi caratteristici della propria arte.

A luglio 1795 il monumento era terminato e il De Maria aveva ricevuto la sua ricompensa in scudi romani. Poi nel 1812 l’intero monumento verrà trasferito da Palazzo Poggi nella nuova sede dell’Accademia di Belle Arti, a cura dell’architetto Leandro Marconi. Prima di metter mano alla realizzazione delle decorazioni in marmo del monumento lo scultore eseguì, come di consueto, prima un modellino in scala ridotta in terracotta e poi preparò il modello in stucco di dimensioni identiche all’opera da eseguire. La decorazione in gesso dell’Allegoria delle Arti, che è conservata presso il Collegio Artistico Angelo Venturoli, è identica nelle dimensioni a quella del monumento e quindi molto probabilmente essa è quella realizzata intorno al 1790. Poi nel maggio 1808 lo scultore trasferì temporaneamente il bassorilievo a Milano per rispettare l’obbligo imposto dal R. Decreto del Vice Sovrano, che imponeva a tutti i professori Accademici di inviare ogni anno una loro opera alla pubblica Esposizione curata dall’Accademia di Brera. Sappiamo per certo che De Maria inviò a Milano due modelli: l’Allegoria delle Arti e il busto di Galvani e che entrambi furono esposti a Brera nel 1808, come affermò lo stesso De Maria in una lettera al Presidente dell’Accademia, scritta il 6 ottobre 1813 per controbattere alla contestazione (non fondata), fatta dal Ministero, di non aver assolto il suo impegno imposto dal R. Decreto. Ora dobbiamo capire per quale motivo questa opera oggi si trova nel Collegio Venturoli. La presenza di questo gesso può essere spiegata con la donazione di numerose opere d’arte fatta dal De Maria il 20 luglio 1825, di cui abbiamo conferma in una lettera di ringraziamento scritta allo scultore dal Presidente del citato Collegio, marchese Antonio Bolognini Amorini.

Giorgio Galeazzi

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.

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Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni

Video dedicato alla mostra "Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni", 19 aprile - 14 giugno 2015 | Comune di Medicina, Palazzo della Comunità, Museo Civico.

Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
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Video dedicato alla mostra "Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni", 19 aprile - 14 giugno 2015 | Comune di Medicina, Palazzo della Comunità, Museo Civico.

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