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Memoria dell’allievo Buriani

1862

Schede

“Il giorno 21 ottobre 1862 fù l’ultimo della giovanissima e virtuosa vita del caro nostro Alunno Filippo Buriani […]. Un’indole dolce ed ingenua congiunta ad un vivace ed energico sentire erano le doti dell’animo suo, che unite ad una volontà alacre, docile, e costante, rendevano di giorno in giorno più certe e siccure le belle speranze concepite di questo raro giovinetto. Egli era nato propriamente all’arte della Pittura cui applicava e impegno e mano con tale profitto e rapido progresso da farne meravigliati gli stessi suoi Maestri. Non più di sei mesi poté suo malgrado dare all’esercizio della Tavolozza […] ma i pochi suoi lavori che […] conserveremo mostrano abbastanza com’egli sentisse perfettamente il chiaro-scuro, e come fosse felice nell’immitazione del vero sì pel carattere che pel colorito, qualità artistiche che accordandosi colla fondamentale di un corretto ed elegante Disegno formano l’eccellenza del Pittore.” Questo e quanto scriveva l’allora Rettore Don Giulio Cesare Evangelisti nel Rapporto Mensile agli Amministratori dell’ottobre 1862, evidenziando pienamente la grande disposizione alle Arti Belle di questo giovane artista nato a Bologna il 14 maggio 1846 e morto prematuramente a soli sedici anni.

Figlio dell’orefice Pietro Buriani e di una cagionevole Gesualda Muzzi, Filippo era il secondo di quattro figli. Lo stato di grande povertà in cui verteva la famiglia, la fede di battesimo che accertava l’appartenenza alla Religione Cattolica Romana e le raccomandazioni pervenute dai Parroci Pietro Paolo Caselli e Antonio Masconi, furono solo alcuni dei documenti necessari ai fini della sua ammissione al Collegio Venturoli, dunque nel pieno rispetto delle volontà testamentarie del suo fondatore. Altrettanto importante, infatti, era il superamento di una visita medica che accertasse la condizione sana e robusta dei candidati. L’esito evidenzio sin da subito una costituzione non buona e una salute discreta, comunque sufficiente per la sua ammissione al V° alunnato del Collegio avvenuta il 2 ottobre 1858, al fianco di altri 5 giovani promettenti artisti tra i quali i ben noti pittori bolognesi Raffaele Faccioli e Luigi Serra nonchè l’altrettanto valente architetto Gustavo Guerrini.

A distanza di soli quattro anni dall’elezione contrasse la tubercolosi e, costretto ad abbandonare il Collegio il 30 giugno 1862, rientrò in famiglia per curarsi dalla malattia. Nonostante un fugace miglioramento, tale da permettergli il rientro al Collegio poche settimane dopo, il 2 ottobre 1862 fu costretto ad abbandonare definitivamente l’Istituto per recarsi nelle campagne di San Marino ove morì poche settimane dopo. Sebbene gli alunni del Collegio, a partire dal 1858, si alternassero mensilmente nella redazione di alcuni diari per riportare le loro esperienze più diverse, non solo di matrice didattica, è significativo notare come manchino del tutto riferimenti all’immatura morte del loro compagno. Tale mancanza è però compensata dalla presenza di alcune annotazioni degli Amministratori e del Rettore Evangelisti, nonchè di una nota dell’Economo Ulisse Gattoni in cui si accenna all’acquisto da parte dell’Amministrazione di un tumulo nel Cimitero Comunale bolognese della Certosa, precisamente nella Sala delle Catacombe (n. 300), e all’avvenuta sepoltura del giovane il 6 novembre 1862. Nonostante i pochi anni di studio presso il Collegio, sono molteplici ed esemplari le citazioni di lode e merito artistico trascritte nei documenti amministrativi dal Rettore e dai Professori in carica, che lo pongono spesso al di sopra dei suoi compagni per intelligenza e diligenza nell’esecuzione che bene si manifestano nei saggi dell’allievo presenti in questo quadro.

Collocata in una piccola sala di passaggio da cui si accede allo scalone interno del Collegio, l’opera è composta in memoria del Buriani, riunendo su un unico supporto i primi studi di pittura ad olio del giovane artista, come si nota nell’iscrizione cartacea di sinistra, e un disegno a grafite raffigurante l’allievo del Collegio Venturoli, secondo la tecnica del “collage”. Delle tre pitture a olio su cartoncino, si distinguono chiaramente un teschio umano, un busto verosimilmente di Seneca e il ritratto di una figura maschile in cui è da riconoscersi il maestro deceduto nel marzo del 1862 cui fa riferimento la seconda iscrizione cartacea collocata sulla destra del quadro. Da non confondersi con il Filippo Buriani architetto, promotore di numerosi progetti ingegneristici e civili a Bologna nella seconda meta dell’800, quale il completamento dell’attuale Biblioteca Sala Borsa, il Buriani pittore si manifestò così capace nel disegno di figura al punto che il maestro di educazione artistica Gaetano Serrazanetti lo introdusse precocemente alla pittura ad olio. Come si evince dal Rapporto Mensile del 3° Anno di Alunnato, infatti, prese in mano per la prima volta il pennello il 18 ottobre 1861 e fu iniziato alla carriera di pittore storico assieme al grande Luigi Serra. Già “nella primavera del 1862 copiavano con tanta facilità e sicurezza il vero che il Maestro stesso […] dava loro il più aperto incoraggiamento”. A noi, oggi, non resta altro che immaginare il grande apporto che avrebbe dato all’arte bolognese e non solo.

Manuela Lamborghini

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.