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Il raid aereo di Bologna

1911

Schede

Bologna, maggio del 1911. Si era diffusa la notizia che presto, a giorni, un aereo con ai comandi il giovane aviatore Cavalieri avrebbe sorvolato la città, visibile a tutti, partendo dai Prati di Caprara. Poi un giro a bassa quota, naturalmente. La curiosità era altissima ma gli esperimenti di volo, previsti dal 22 al 30 maggio, furono ostacolati dal maltempo. Il 23 maggio era una giornata con cielo coperto e l’attesa della folla che assiepava i terrazzi e le altane rimase delusa: nessun aereo all’orizzonte. In realtà l’apparecchio si era alzato ma, per un guasto, era subito precipitato nei pressi di Calderara di Reno. Ingenti danni all’aereo ma, per fortuna, nessuna ferita grave per il pilota. Gli esperimenti per i giovani piloti continuarono per tutta l’estate: tra tutti si distinse il tenente Giulio Gavotti che dimostrò grande perizia. Il 14 settembre Gavotti, durante un volo di allenamento col monoplano Etrich Taube si trovò a sorvolare, per la prima volta il centro di Bologna. E’ una data storica perché dopo gli avventurosissimi voli in pallone di Zambeccari e i palloni frenati utilizzati per le riprese della città dall’alto di fine Ottocento mai si era avuto un’occasione di vedere sotto di sé l’insieme delle costruzioni, dei monumenti, dei parchi e giardini bolognesi. Il monoplano Etrich Taube (taube in tedesco significa “colomba“) era stato progettato dall’austriaco Igo Etrich nel 1910 e prodotto da diverse ditte tedesche e austriache.

Meno di due mesi dopo ancora si parlò di Gavotti, ma per tutt’altra occasione. Il 29 settembre il Re Vittorio Emanuele III aveva dichiarato guerra alla Turchia senza approvazione né ratifica da parte del Paramento, in vacanza da fine luglio, (riprese l’attività soltanto il 22 febbraio 1912). Il sovrano turco era Mehmed V (1844- 1918), trentacinquesimo sultano ottomano e novantanovesimo califfo dell’Islam dal 1909 al 1918. Il primo corpo di spedizione inviato a Tripoli era composto da un corpo d’armata e da due divisioni oltre a truppe suppletive. Le truppe erano composte da coscritti della classe 1890, che avevano compiuta l’intera istruzione, più quelli richiamati della classe del 1888. Queste forze furono divise in due scaglioni; il primo, destinato ad entrare immediatamente in azione, comprendeva 22.500 uomini, 6.000 cavalli, 72 pezzi d’artiglieria ed 800 carri. Il secondo scaglione contava 13.200 uomini e 30 pezzi di artiglieria. I reggimenti di fanteria e i bersaglieri erano dotati di mitragliatrici 

Alcuni esemplari furono acquistati dall’esercito italiano per la Sezione Aviazione del Regio Esercito nel luglio 1910 Giulio Gavotti (1882 - 1939) 8 da montagna. Vi erano inoltre a disposi- zione mezzi aeronautici, fra cui quattro aeroplani (due Etrich Taube) usati allora per la prima volta in un teatro di guerra. Il totale degli uomini inviati fu di 36.000 uomini circa. Quattro aeroplani da utilizzare per ricognizioni… ma il 1 novembre 1911 vi fu il primo bombardamento aereo nei dintorni di Tripoli e proprio ad opera del pilota Gavotti. Nel bombardamento aereo furono utilizzate quattro bombe “Cupelli” del peso di Kg 1,5 dotate di una spoletta ad impatto con detonatore al fulminato di mercurio. Una prima bomba fu diretta verso un attenda- mento nell’oasi di Ain Zara. Per qualche istante il pilota seguì la caduta della bomba attraverso il fondo di celluloide della carlinga. Altre due furono lasciate cadere nella stessa zona da un successivo passaggio. La quarta fu impiegata in una oasi pressi Tripoli Gavotti descrisse la sua impresa in una lettera al padre: “Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall’aeroplano. È la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo. Appena è chiaro sono nel campo. Faccio uscire il mio apparecchio. Vicino al seggiolino ho inchiodato una cassettina di cuoio; la fascio internamente di ovatta e vi adagio sopra le bombe con precauzione. Queste bombette sono sferiche e pesano circa un chilo e mezzo. Nella cassetta ne ho tre; l’altra la metto nella tasca della giubba di cuoio. In un’altra tasca ho una piccola scatoletta di cartone con entro quattro detonatori al fulminato di mercurio. Parto felicemente e mi dirigo subito verso il mare…. Quando ho raggiunto 700 metri mi dirigo verso l’interno. Oltrepasso la linea dei nostri avamposti situata sul limitare dell’oasi e mi inoltro sul deserto in direzione di Ain Zara altra piccola oasi dove avevo visto nei giorni precedenti gli accampamenti nemici (circa 2000 uomini)…. Con una mano tengo il volante, coll’altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall’oasi...Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e l’altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala. Riesco a seguirla coll’occhio per pochi secondi poi scompare. Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l’effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull’oasi stessa di Tripoli. Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva”.

Carlo De Angelis

Testo tratto da 'LA GRANDE ASPETTATIVA DEI BOLOGNESI PER IL SORVOLO SULLA CITTÀ', in 'La Torre della Magione', Anno XLVII - N.3 Quadrimestrale Settembre-Dicembre 2020. In collaborazione con il Comitato per Bologna Storica e Artistica.