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Cristina Tommasa Maria Guidicini detto/a Tommasina Guidi

8 Marzo 1835 - 19 Novembre 1903

Scheda

Cristina Tommasa Maria Guidicini nacque a Bologna l’8 marzo 1835 in una famiglia di modesta estrazione sociale. Ancora bambina rimase orfana di padre. La madre, dapprima tornata a vivere con i suoi genitori, si risposò, ma non ebbe altri figli. La piccola ebbe una formazione quasi autodidatta, per lo più nella casa di San Lorenzo in Collina, fuori città. La biblioteca di famiglia era molto ricca e per lei, troppo spesso sola, fu un sollievo poter godere di tutti quei volumi. Lesse e trascrisse i grandi classici: da Manzoni a Dumas; da Alfieri a Byron. Il suo unico maestro fu lo scrittore Salvatore Muzzi, un noto intellettuale dell’epoca.

Iniziò ben presto a scrivere lei stessa (commediole, racconti fantastici, appunti) e la sua passione non si fermò nemmeno dopo il tardivo (per i tempi) matrimonio con Paolo Tabellini, un avvocato che si era distinto nei giorni dell’agosto 1848 quando a Bologna gli Austriaci furono cacciati. Trascorsi quattro anni, nel 1868, finalmente la coppia ebbe un bambino, che purtroppo morì quando ancora doveva compiere un anno. La poverina si ammalò di depressione e il marito la mandò a Firenze, dove nel frattempo la madre si era trasferita. La sua vera medicina fu la scrittura, anche se -da lì a poco- anche la madre morì. Fortunatamente, grazie alla nascita di altri tre figli, tornò la serenità. Nel 1877 il “Giornale delle Donne” di Torino pubblicò la sua novella Memorie di una zia e da lì iniziò il successo. Due anni più tardi, diede alle stampe il romanzo Ho una casa mia! Ricordi di una giovane sposa, scritto per la figlia, in realtà ancora bambina. Tale romanzo voleva avere uno scopo anche educativo: era, in qualche modo, da considerarsi come un vero e proprio prontuario per le giovani mogli, come suggeriva il titolo stesso. Il tempo passava e Tommasina continuava a pubblicare non solo romanzi, ma anche articoli di vario soggetto, firmati con lo pseudonimo di Edoardo De Albertis. Successivamente decise di adottare il suo vero nome, seppure troncato. Nacque allora il nom de plume Tommasina Guidi.

I suoi libri conobbero da subito un grande successo popolare, ma anche scrittori di alto profilo come Giosue Carducci, Enrico Panzacchi e Alfredo Testoni si espressero favorevolmente nei suoi confronti. Persino la regina Margherita di Savoia, che volle conoscerla di persona, confessò di leggere con piacere le sue novelle. Di estrazione cattolica, ribadiva il ruolo centrale della donna all’interno del nucleo famigliare, anche se non come figura subalterna. La donna descritta da Tommasina Guidi era fragile ma, allo stesso tempo, fungeva da fulcro negli equilibri del nucleo stesso. La sua produzione anticipò in qualche modo i best-seller della letteratura rosa. In tempi in cui nascevano le prime rivendicazioni femministe, questo atteggiamento non poteva certo incontrare il plauso delle donne, che furono le sue più acerrime nemiche e assunsero un atteggiamento ostico nei suoi confronti. Nel 1891 scomparve il marito. I figli nel frattempo trovarono la loro strada: dei due maschi, uno diventò musicista e l’altro militare di carriera. La figlia Caterina, detta Catina, si sposò con un ufficiale di fanteria.

Nel 1903 Cristina si ammalò e il 19 novembre morì. Riposa nella tomba di famiglia collocata nella Galleria degli Angeli della Certosa di Bologna. Il suo nome e i suoi libri furono ben presto dimenticati: in genere, appena pochi cenni si trovano nelle antologie dedicate alla letteratura femminile. Bologna, la sua città, le intitolò una scuola ancora oggi esistente e, di recente, le è stata dedicata una rotonda.

Daniela Schiavina

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.