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Gli scavi della Certosa di Bologna

1876

Schede

Nel 1876 uscirono le prime due dispense di questa opera editoriale che fu terminata nel 1884 per i tipi della Regia Tipografia di Bologna. Si compone di 479 pagine più CL tavole sciolte, molte cromolitografiche e di grandissimo formato (cm. 67x77 circa). L'accurata parte descrittiva e l'eccezionale apparato illustrativo di 150 tavole in "foglio imperiale" ne fanno una pubblicazione ancor oggi considerata esemplare, nella quale Zannoni illustrò la più nota delle sue imprese archeologiche: il sepolcreto etrusco della Certosa. L'importantissima scoperta effettuata nel cimitero moderno della città iniziò con il rinvenimento casuale di una tomba "a cista" durante i lavori di sistemazione del Chiostro delle Madonne. In tre anni riportò alla luce 421 tombe e diede l'avvio dell'interesse per la storia più antica della città e incentivo per la realizzazione del Museo Civico, inaugurato nel 1871.

Presso la Biblioteca dell'Archiginnasio si conserva una lettera di Zannoni ad Edoardo Brizio, datata 1 gennaio 1873, in cui parla della pubblicazione che stava realizzando sugli scavi della Certosa e del criterio d'impostazione del suo lavoro: "... e dico, che dopo moltissime considerazioni ho prescelto la forma descrittiva completa, cioè ho fatto la descrizione del processo, e del dettaglio di tutto lo scavo ripartito anno per anno: in una parola ho descritto ogni tomba sia nella sua disposizione, che ne' suoi dettagli con quella minore, o maggiore estensione, che l'importanza d'ogni tomba richiede. Con ciò, a mio avviso, ognuno ora e per l'avvenire ha sott'occhio il risultato di quanto si è scoperto: ognuno per ogni tomba ha una singola descrizione. ... L'opera ripeto è lunga, ma almeno sarà uno specchio di tutto lo scavo. Amerei su di ciò il suo giudizio...". È una lettera che attesta buoni rapporti tra Zannoni e Brizio, rapporti che con il tempo e soprattutto con la venuta a Bologna di Brizio, si deterioreranno irrimediabilmente.

Le splendide litografie a colori sono stampate dalla ditta Guglielmo Thumb. Per esempio la tavola n° 50 rappresenta la tomba 108 che per l'abbondanza di ceramica attica, la varietà del vasellame bronzeo e la presenza di oggetti di rara preziosità, si segnala come uno dei corredi funerari più sontuosi tra quelli dei sepolcreti felsinei. Ma è un particolare manufatto che assume assoluto rilievo nella raccolta. E' la celebre 'Situla della Certosa', usata come urna funeraria nella tomba a cremazione n. 68. Conteneva, oltre alle ceneri del defunto, un corredo povero rispetto alla preziosità del vaso di bronzo interamente ricoperto da una decorazione a sbalzo su quattro fasce con ritocchi incisi. I temi decorativi del banchetto, della caccia e del lavoro dei campi, tipici delle situle, qui si arricchiscono con il tema militare e la sfilata di cavalieri, fanti e opliti, che ci confermano che il destinatario fosse un personaggio di rango della città di Felsina.

Zannoni attraverso le grandi tavole descrive spesso tutti gli oggetti rinvenuti e la loro collocazione. Trovano posto così oggetti 'minori', quali il Colino in bronzo proveniente dalla tomba 108 della necropoli (inv. 17114). Databile al 460 a.C. circa, faceva parte del corredo di una ricca tomba ad inumazione. Componente quasi imprescindibile del corredo funerario nella Felsina del V sec. a. C. è infatti il servizio per il simposio, celebrato alla maniera ateniese: si tratta di un momento successivo al pasto, dedicato al consumo collettivo del vino, regolato da norme rituali e accompagnato da danze, giochi, conversazioni filosofiche e poetiche. Il colino, assieme ad altro strumentario bronzeo di produzione etrusca e a una grande anfora di produzione attica, era proprio utilizzato nella preparazione del vino.

In collaborazione con la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna.