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Gaspare Garatoni

22 gennaio 1747 - 15 febbraio 1817

Scheda

Nato il 22 gennaio 1747 a Ravenna da Giuseppe Enea e Teresa di Ignazio Busetti, Gasparo Idelfonso Maria Garatoni aveva studiato a Bologna e a Roma, dove poi rimase e dove fu per molti anni bibliotecario della Barberina. Filologo, si era dedicato soprattutto alla traduzione e allo studio delle opere di Cicerone, che in parte stampò a Napoli (sette ponderosi volumi, editi nel 1777, che riscossero un successo europeo), in parte lasciò manoscritte alla biblioteca di Ravenna. All’arrivo dei Francesi tornò a Bologna, dove aveva amici ed estimatori, fra i quali Luigi Palcani, che gli lasciò in usufrutto un piccolo podere. Qui visse «amato e onorato da ogni ordine di persone», continuando a commentare e a tradurre, stimato come uno dei latinisti più conosciuti d’Italia (Hercolani, Biografia e ritratti, fascicolo 14; Zecchi, I, n. 38; Necrologio nella «Gazzetta di Bologna» del 28 febbraio 1817). Morì di febbre biliosa il 15 febbraio 1817 alle 5 1/2 antimeridiane (Foglio sepolcrale D 97 n. 9239), nella casa sotto la parrocchia di San Bartolomeo in via San Donato 2489 (ora via Zamboni 7), nel palazzo già Bianchetti poi Hercolani (Guidicini, Cose Not., II, pp. 69-70; Musiani, Da una strada, pp. 74, 124). Solenni funerali gli furono fatti in San Bartolomeo il 24 febbraio (Memorie, B 3212). Tommaso de’ Buoi (Diario, p. 293) lo commemora «letterato insigne» e «celebre per le sue annotazioni alle Opere di Cicerone». Francesco Rangone nella sua Cronaca (B 2947, c. 48) ne ricorda la persona «forte di mente, e discreto di modi», e appunta che «i colti lo ricordano con piacere, tal altro non è malcontento di aver perduti i suoi frizzi». Eppure, aggiunge, «egli è ormai del tutto dimenticato. Ecco il destino di alcuni uomini di genio». (Silvia Benati)

Stefano Grosso nel 1871 riporta una lettera di Giacomo Leopardi rivolta allo Stella del 18 di maggio 1825, in cui scrive come «il Garatoni e il suo Cicerone godono di un'altissima fama presso gli stranieri, i quali si maravigliano del poco onore in cui si tiene fra noi la memoria di quell'uomo. Veramente il suo Cicerone in molte parti è ottimo, ed io credo che ella farà cosa lodevolissima in sè, e gratissima oltracciò agli stranieri, se nella sua edizione vorrà molto prevalersi di quella del Garatoni.... Tra le altre le note del Garatoni sono eccellenti, e se ne potrà far molto uso. (Epist. pag. 337-340.). Nel 1826 il letterato Pietro Giordani, discorrendo sulle Operette morali di Giacomo Leopardi (Scritti editi e postumi, vol. 4, pag. 153) ricorda come «appo noi è morto quasi sconosciuto (e morì in Bologna !) Gaspare Garatoni, filologo non minore a veruno degli egregi; e scrittor latino di quella finissima eleganza, che fuori d'Italia invano si desidera: ed era pur noto assai elodato nella tanto erudita Germania. Io ch'ebbi fortuna di conversare con quell'uomo degnissimo di fama, di riverenza, d'amore, ho dovuto rattristarmi di vedere ignoto anche a nostri dotti il suo Cicerone».