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Alberto Fortis

1741 - 21 Ottobre 1803

Scheda

In una delle sale del Recinto Monaci della Certosa di Bologna si conserva parte della memoria dedicata ad Alberto Fortis (Padova, 1741 - Bologna, 1803). Del monumento rimane intatto il ritratto del defunto, mentre della parte dipinta restano solo alcuni lacerti. Nella 'Collezione' che Giovanni Zecchi dedica alla Certosa nel 1825 così viene descritto: Monumento di Alberto Fortis padovano innalzatogli da Sofia Sellier di lui erede. Questo uomo assai benemerito delle Lettere, e delle Scienze fu in Bologna Bibliotecario dell’Università, Segretario dell’Accademia dell’Instituto, facondo scrittore di cose naturali; e lasciò di sé tale memoria da essere sempre in onore presso coloro che sanno. Visse 62 anni, e morì li 21 Ottobre del 1803».

In questa opera si ricordavano le gesta del defunto che, abbandonata nel 1771 la tonaca dell'Ordine agostiniano con speciale autorizzazione del pontefice, cominciò alcune sue esplorazioni naturalistiche nel Veneto e nella Dalmazia, pubblicando diversi libri dedicati a usi e costumi popolari, aspetti geologici e studi di fossili che ebbero un successo europeo. Fu attivo scrittore per numerosi giornali e periodici veneti a partire dal suo spostamento nella città lagunare nel 1767. Trent'anni più tardi si tasferisce a Parigi, dove può partecipare alle sedute dell'Institut National. Nel 1801 Napoleone lo nomina direttore della futura Biblioteca universitaria di Bologna e, pur malato, dedica i suoi ultimi anni alla sistemazione e riordino del patrimonio librario e documentario. A distanza di decenni dalla morte Fortis viene ancora ricordato: nel 1824 una nota ‘personale’ sul Fortis viene messa a confronto con una storia d’amore ambientata in Certosa. Il testo compare nel volume 'Amore e i Sepolcri' di Davide Bertolotti, edito a Milano: «Quel recinto de’ morti non manca anch’esso delle sue istorie di amore. Un giovane ufficiale francese, perdutamente acceso della famosa Maria Giorgi, nome caro all’armonia, all’amicizia, all’amore, andò ad uccidersi sulla tomba di questa donna adorna de’ pregi più cari. [...] Men gagliardo fu il dolore che trasse una madamigella Sofia Parigina ad andare per molto tempo a sparger pianto sul sepolcro dell’Abbate Fortis, bibliotecario di Bologna, di cui ella era l’amica. Un erculeo amatore rasciugò in fin del conto le lagrime della sentimentale donzella». La conferma del rapporto tra Fortis e la Sellier non proviene solo da questa memoria e dallo Zecchi, ma anche dall’epigrafe del sepolcro e dai documenti cartacei dello stesso, che la individuano come l’acquirente della tomba.

Nel giornale settimanale 'Emporio pittoresco' di Milano, n. 36 del 1865 compare una breve nota biografica: Vide la luce in Padova nel 1741 da padre di condizione barbiere. Protetto dal conte Capo di Lista, entrò giovane ancora nell'ordine dei romitari, poi passò a Roma ove si diede allo studio della filologia e antiquaria. Dopo un lungo viaggio in Dalmazia, diede alle stampe un'opera descrittiva dei paesi visitati, colla quale rese conto di quelle montagne, delle miniere e delle cave dei marmi, dell'agricoltura e dei costumi. Quest'opera ottenne un brillante successo, fu tradotta in inglese, francese e tedesco, e fruttò al suo autore il diploma di socio di varie accademie straniere. Visitò in seguito Napoli, la Calabria, la Puglia, e tutte le Romagne, continuando i suoi studi prediletti e dotando la scienza di luminose scoperte. Quest'uomo di vasto sapere, fu uno dei tanti sommi che onorarono il secolo XVIII, talchè venne dal Denina giudicato: il primo naturalista d'Italia ed uno dei primi d'Europa. Morì in Bologna l'anno 1803.