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Figura di spellato

XIX secolo

Schede

Da quando fu pensato con generosa lungimiranza da Angelo Venturoli nel 1820, il Collegio Artistico Venturoli si distinse subito per gli intenti altamente educativi rivolti ai ragazzi meno fortunati per sviluppare e dare voce al loro talento artistico.

La formazione sia culturale che artistica era di grande spessore: prevedeva lo studio delle lingue - greco, latino, francese e tedesco - si avvaleva di un apposito Gabinetto di fisica e storia naturale per l’insegnamento delle materie scientifiche, chimica compresa, fornito tra l’altro di utilissime raccolte di minerali e uccelli impagliati. I ragazzi avevano a disposizione una collezione di fotografie di architettura, scultura, pittura di ogni epoca, il vasto campionario di 605 tessere di marmo raccolta dal Venturoli stesso, una biblioteca fornitissima e un’ottima collezione di stampe d’arte di ogni epoca - italiane e straniere - e disegni d’autore.

Altro strumento fondamentale era la collezione di gessi di ornato e di figura, ovvero due dei grandi settori del fare artistico: la decorazione e la figura umana. I primi tre anni di Alunnato erano comuni a tutti gli allievi: al I anno i ragazzi affrontavano la copia da stampe; al II anno invece si cimentavano nel disegno di figura, ornato, prospettiva, architettura, anatomia e acquerello. Giunti al III anno oltre al disegno di figura, ornato, prospettiva, architettura e anatomia copiando dal rilievo, si esercitavano anche a modellare con la creta. Alla fine del terzo anno si iniziava la “specializzazione”: a seconda dell’inclinazione mostrata e in base alla professione che desideravano intraprendere i ragazzi venivano indirizzati verso un piano di studi più mirato. A questo punto si aggiungevano le lezioni seguite direttamente in Accademia di Belle Arti.

Fondamentale per spronare i ragazzi al continuo miglioramento e al perseguimento di obiettivi sempre più importanti era la partecipazione a numerosi concorsi e premi sia esterni come quelli accademici, il Piccolo e Grande Concorso Curlandese, sia interni come i piccoli premi in denaro consegnati ai migliori scolari in “diligenza” e “contegno” alla fine dell’anno scolastico o di quelli assegnati a tutti gli alunni alla consegna del saggio artistico finale. In quest’ultimo caso la cifra era proporzionata alla qualità dell’opera: tutto orientato a stimolare una sana competizione per tirare fuori il meglio di sè. Una parte importante della didattica del Collegio era anche il rapporto con la realtà materiale della storia e dell’arte locale: fin dal principio gli studenti erano accompagnati a visitare tutti i luoghi artistici e culturali di Bologna.

Ed ecco dove si inserisce il calco in gesso con figura di spellato esposta in mostra. Abbiamo già visto quanto fossero importanti i modelli in gesso, spesso acquistati ad hoc dal Collegio per nutrire la ricca collezione: chissà quanti studenti si saranno cimentati nella copia, in disegno o in modellato in creta, di questa figura che, tutt’altro che anonima, evoca un glorioso nome cittadino: Ercole Lelli.

“Direttore di figura” dell’Accademia Clementina di Belle Arti, la sua fama è legata alla attività di anatomista presso l’Istituto delle Scienze, prima istituzione pubblica fondata nel 1711 dedicata alla ricerca e alla formazione scientifica secondo moderni criteri di osservazione diretta e sperimentazione. La sua “Camera della Notomia” presentava una serie di “ossa disgiunte” e otto statue in cera di grandezza naturale, due nudi, uno maschile e uno femminile, e sei uomini scorticati che mostravano i diversi strati muscolari fino allo scheletro. Risale al 1732 la prima prova: la statuetta anatomica che “così bene riuscì e tanto piacque all’universale” fu presto riprodotta in numerose versioni in gesso. Di li a poco, nel 1734, Lelli realizzò le due statue in legno degli Spellati per la cattedra del lettore nel teatro anatomico dell’Archiginnasio. A dimostrazione dello stretto connubio tra arte e scienza, scrisse anche un compendio anatomico per uso dei pittori e scultori, corredato di tavole: d’altra parte già Leonardo aveva dimostrato che lo studio dei vari elementi muscolari e fondamentale nella comprensione e rappresentazione dei movimenti e dell’anatomia umana. Se si osserva attentamente l’Autoritratto del Museo storico dell’Università nel quale si raffigura mentre osserva una statuetta anatomica in gesso, forse quella da cui tutto aveva avuto inizio, ci si rende subito conto che il modello del nostro gesso è proprio questo.

D’altra parte e proprio con la riforma napoleonica delle accademie e delle università che il ricchissimo patrimonio dell’Istituto delle Scienze si frammenta andando a costituire i laboratori delle nuove Facoltà universitarie e, successivamente, a formare il nucleo storico del patrimonio dei Musei Civici della città e dell’Accademia di Belle Arti, Accademia che tanti nostri collegiali frequentavano assiduamente.

Ilaria Francia

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.